il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2022
Arbore e Laurito ricordano l’amico De Crescenzo
Pubblichiamo stralci di “Ci siamo voluti tanto bene”, libro-omaggio di Renzo Arbore e Marisa Laurito all’amico Luciano De Crescenzo, in libreria con Mondadori.
“Ho un’idea, Renzo”.
“Dimmi”.
“Una genovese io e te, che ne pensi?”.
“Penso che non potremmo ricordarlo meglio. Un sapore, un sapore della memoria e un filo che ci porta a Napoli”.
“Metto l’acqua sul fuoco, allora. E per favore, diamoci un tono, facciamo finta di non piangere”.
“Ci proveremo, non so se ci riusciremo. E dopo, mi raccomando il caffè, Marì. Come diceva Luciano, senza un buon caffè non si può scoprire niente della vita”.
“Quanto ci ha insegnato! Grazie a lui ora sappiamo che anche il caffè conduce alla conoscenza”.
Capri è stato un periodo fantastico della nostra vita. Io all’epoca ci andavo con Alberigo Crocetta, l’inventore del leggendario Piper. Con lui si prendeva una barca, si frequentavano deliziosi ristorantini, confesso che ci si divertiva davvero tanto. Siamo nei primissimi anni 70. E proprio l’isola è stato il luogo nel quale io e te ci siamo conosciuti. Conosciuti davvero, cioè di persona, poiché in qualche maniera questo ingegnere De Crescenzo nella mia vita era già entrato.
Qualche anno prima, io andavo spesso a Sorrento: avevo una compagna, una fanciulla molto carina, che veniva con me lì e ogni tanto mi diceva: “Vabbè, Renzo, io adesso vado a Napoli, devo andare dall’ingegnere De Crescenzo”. Sinceramente non capivo bene cosa andasse a fare, credevo si trattasse di un impegno di lavoro, o qualcosa del genere. Ho saputo solo più tardi cosa accadeva quando era a Napoli. Intanto, so che mentre era in tua compagnia, la fanciulla a un tratto ti diceva: “Vabbè, io adesso vado a Sorrento, devo andare da Renzo Arbore”. Era semplicemente fidanzata con tutti e due, ma né io né te lo sospettavamo, ciascuno credeva di essere il suo solo e unico uomo. Poi quella sera a cena chiacchierammo, e improvvisamente scoprimmo il misfatto, facemmo per puro caso i conti con la verità.
A partire da quel giorno ci siamo poi incontrati quasi quotidianamente, ci davamo appuntamenti e noi che eravamo i “capresi” ti raggiungevamo. Devo ammettere che arrivavamo da te quasi sempre con ritardo, diciamo che una mezz’oretta almeno ce la prendevamo ogni volta. Un giorno, al nostro ennesimo ritardo, ci accogliesti con una battuta che non ho mai dimenticato. “Ho calcolato” dicesti “la somma di tutti i ritardi che avete fatto. Praticamente ci siamo persi un giorno di Capri”. Era il tuo stile di pensiero, ragionavi da ingegnere, ti piaceva usare i calcoli, le somme dei tempi, per inventare i tuoi paradossi. Avevi una specie di matematica, di precisione inattaccabile, anche nel tuo profondissimo umorismo.
Raramente ho conosciuto un conquistatore più conquistatore di te, avevi un talento naturale straordinario. Non dimenticherò mai la tua posa da astronomo, fermo sul terrazzino della tua casa a scrutare il cielo e le stelle con il telescopio. Delle stelle in verità non te ne importava un fico secco, tu osservavi le varie zone di Capri per scoprire ognuno dei posti in cui si raccoglievano più ragazze straniere. A quel punto si partiva con la barca per raggiungere la parte dell’isola strategicamente individuata come più ricca. A bordo avevi delle bandierine, quasi una per ogni nazione del mondo. E a seconda della ragazza che conquistavi, issavi la bandierina della nazionalità corrispondente. Un’abitudine che solo il grande spirito di Mariangela poteva accettare. Lei, allora, era popolarissima, era il volto protagonista di film importanti, dunque tantissimi la riconoscevano. Spesso queste ragazze, appena venivano a bordo, la vedevano ed esclamavano nella loro lingua: “Lei è la Melato! Che onore!”. Allora tu, Luciano, intervenivi, e con un inglese un po’ arrangiato, un francese un po’ improvvisato, chiarivi, mentendo: “È qui perché sta girando un film: Amore a Capri”. Ti pareva il titolo più adatto per suggestionare le turiste da conquistare, ma Mariangela si ribellava: “Luciano, fa’ quello che ti pare, racconta tutte le storie che vuoi, puoi inventarti che sono qui per girare con Sean Connery o con Volonté, ma per favore non darmi un titolo di film così brutto. Ci faccio una figura pessima”. Mi guardo indietro, amico mio, e voglio dirlo ancora una volta: quello è stato davvero il periodo più bello della nostra vita.
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