Il Messaggero, 11 marzo 2022
Catalogo di beni (congelati) di Roman Abramovich
«Non ci possono essere posti sicuri per chi ha appoggiato l’attacco di Putin all’Ucraina», così ha sentenziato Boris Johnson e il pugno di ferro del Regno Unito ha colpito anche Roman Abramovich, «persona non gradita nel Paese», e il suo patrimonio, a partire dal Chelsea, per il quale l’oligarca russo aveva avviato da qualche settimana una trattativa di svendita per circa 4 miliardi di sterline. La cessione, ha lasciato intendere il segretario alla Cultura, Nadine Dorries, probabilmente ci sarà, ma a una condizione: che Abramovich non incassi un solo penny. Inoltre il ricavato potrebbe essere devoluto all’Ucraina. Intanto la squadra sarà sottoposta a vincoli durissimi. Secondo il governo del Regno Unito Abramovich ha un patrimonio netto pari a 9,4 miliardi di sterline ed è «uno dei pochi oligarchi degli anni 90 ad avere mantenuto il potere sotto Putin».
Tra i beni congelati anche la partecipazione da 1,4 miliardi (valore del 2021) nel colosso siderurgico Evraz, ieri il prezzo delle azioni, prima della sospensione alla Borsa di Londra, aveva avuto un crollo del 13 per cento. E nella società Norilsk Nickel, la villa con 15 stanze da letto sul Kensington Palace Gardens, nel cuore di Londra, acquistata per 90 milioni di sterline nel 2009, e un attico a Chelsea con vista sul fiume Tamigi, acquistato nel 2018 per 22 milioni di sterline.
Restano invece nella disponibilità dell’oligarca lo Château de la Croe, il castello da 100 milioni di euro, a Cap d’Antibes in Costa Azzurra, che un tempo fu dei reali britannici, il Solaris, yacht di 140 metri, che può ospitare 36 persone e vale 600 milioni di dollari. Salpato da Barcellona, attualmente si troverebbe in Sicilia. Oltre un Boeing 787-8 Dreamliner, che si troverebbe a Mosca.
Le sanzioni significano che Abramovich non sarà in grado di vendere alcuna quota di Evraz, una società siderurgica costituita a Londra ma con attività principalmente russe.
IL CHELSEA
Sarà il governo a vigilare sulla vendita del Club, possibile soltanto a condizione che Abramovich non incassi il ricavato. L’obiettivo di fatto, è costringere l’oligarca a cedere a costo zero il Chelsea, che ha oltre un miliardo di debiti. Ed è probabile che Abramovich accetti, anche per prendere le distanze dal presidente russo, che, nel 2003, lo aveva spinto ad acquistarlo. Il governo ha adottato una serie di misure che di fatto impediscono ogni possibile attività della società: ha stabilito che il Club non possa offrire nuovi contratti a staff e giocatori, partecipare al mercato, né in entrata né in uscita, anche per quanto riguarda la squadra femminile. Vietato vendere biglietti e fare merchandising. Sospesi anche i contratti di sponsorizzazione. Viaggi e trasferte, invece, non potranno costare più di 20mila sterline a partita e sono stati proibiti i lavori di rifacimento del centro sportivo o dello stadio. Secondo alcune fonti l’ipotesi è che il ricavato della vendita possa essere devoluto all’Ucraina, mentre la squadra continuerà a giocare le partite con una licenza temporanea.
LE ACCUSE
Secondo il ministero degli Esteri britannico, Abramovich non solo ha «ricevuto concessioni e un trattamento preferenziale» dal Cremlino, ma avrebbe attivamente «contribuito alla destabilizzazione dell’Ucraina, minacciando l’integrità territoriale e la sovranità» del Paese. Evraz, avrebbe fornito acciaio per la produzione di carri armati per l’esercito russo.