Specchio, 6 marzo 2022
Malesia, la ministra consiglia le sberle alle mogli
Succede che una moglie non si copra in pubblico o faccia qualcosa che al marito non piace. Allora i marito deve educare la moglie. Ma se la moglie rifiuta di seguire i consigli del coniuge, l’Islam gli consente di dormire in un letto separato per tre notti. Se la moglie continua a voler fare di testa sua e disobbedire ad Allah, il marito può usare la forza fisica, ma lievemente, amorevolmente, con l’intento di educare e dimostrare quant’è risoluto nel voler cambiare il comportamento della moglie». Suvvia, una sberletta ogni tanto fa capire alla consorte chi è che comanda, no? A pronunciare queste parole con voce suadente, una lieve pennellata di rossetto sul viso incorniciato da un’hijab malva, è la voce della viceministro malese per le Donne e la famiglia, Siti Zailah Mohd Yusoff, del partito islamico se-Malaysia. L’occasione è una conferenza, trasmessa anche online, in cui la viceministro elargisce alle mogli i suoi “Consigli della mamma": «La donna deve rivolgersi al consorte solo quando è calmo, a stomaco pieno, quando ha finito di mangiare ed è rilassato. E prima di parlare deve chiedere il permesso». La viceministro conclude il sermone con una benedizione.
Nella Malesia dove il lockdown ha aumentato le violenze domestiche, questi consigli hanno fatto deflagrare le richieste di dimissioni dell’amministratrice che rappresenta un partito delle zone rurali, dove la sberletta fa purtroppo ancora parte della quotidianità. «Non esiste un gesto come “il colpire la moglie con gentilezza”. Un marito non è in grado di controllare l’aggressività quando si arrabbia», spiega la chirurga Kamsiah Haider, musulmana moderna di Kuala Lumpur, in un editoriale contro le sberlette coniugali. Vittima di abusi domestici, Haider elenca i dati: almeno il 9% delle malesi subisce violenze coniugali. Più di 6396 casi dichiarati di abusi domestici nel 2021. E snocciola decine di versi del Corano sulla gentilezza dovuta alle donne: «Vi è un’enfasi ripetuta sull’importanza di dimostrare amore e gentilezza alle mogli, avvertendo anche che dopo il divorzio gli ex mariti non devono fare del male alle ex mogli. Il matrimonio islamico vuol dire tranquillità, protezione, pace e conforto. In nessuna circostanza l’Islam incoraggia o consente la violenza verso le donne». Anche perché, come ricorda Haider, gran parte delle famiglie malesi ormai sopravvivono con lo stipendio di entrambi i coniugi: con pari contributo economico, si rafforzano le basi della parità. Senza sberlette.