ItaliaOggi, 10 marzo 2022
Il potere dei consiglieri di Stato
Nel mondo politico come nell’universo giudiziario sono conosciuti, apprezzati, temuti, ricercati, secondo persone e momenti. Innegabilmente hanno due caratteristiche: sono in numero limitato e dominano. Sono i consiglieri di Stato, che Sergio Rizzo (il nome ricorda immediatamente l’enorme successo de La casta, scritto con Gian Antonio Stella), in Potere assoluto, uscito presso Solferino, definisce «i cento magistrati che comandano in Italia». Sono magistrati sì, nominalmente almeno, ma vanno ritenuti per quel che sono: sui generis. Ricorda Rizzo che molti fra loro non svolgono nemmeno il lavoro di competenza, vale a dire essere membro del Consiglio di Stato, che la Costituzione definisce, fra le istituzioni ausiliarie dello Stato, «organo di consulenza giuridico-amministrativa e di tutela della giustizia nell’amministrazione». È dunque un istituto sia consultivo sia giurisdizionale. I consiglieri hanno molteplici provenienze, per nomina o per vittoria: dai Tar, dai docenti universitari, dagli avvocati, dai dirigenti generali, dai magistrati, dai concorsi.
I consiglieri sono vicini alla politica, così da condizionarne o almeno indirizzarne scelte importanti. I pareri e suggerimenti di loro espressione possono essere vincolanti. Come giudici, emanano sentenze su cause fra la società civile e la pubblica amministrazione. In particolare, «controllano i grandi appalti e gli affari delle imprese private e di Stato», ma possono pure agire sul destino di colleghi giudici e procuratori. Hanno la possibilità, da loro giudicata squisita, di assumere incarichi che spaziano lontano da quelli giudiziari in senso stretto: basta che vadano fuori ruolo, ed ecco che svolgono altri compiti istituzionali. Queste mansioni li pongono a diretto contatto coi politici, i quali li chiamano nei propri uffici sovente senza tener conto di una vicinanza ideale o partitica che può mancare del tutto. Lo dimostra il susseguirsi degli stessi nomi in uffici ministeriali e sovente nella medesima istituzione.
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In tal modo si può loro attribuire la classificazione di «uomini più potenti del Paese». Sono capi e vicecapi di gabinetto, esperti giuridici dei ministeri, estensori di leggi delle quali gestiscono il funzionamento tramite decreti attuativi che essi stessi predispongono. Abbondano nei delicati uffici legislativi, anche se va onestamente ammesso che la qualità di molti provvedimenti lascia a desiderare, causando richiami dal Colle (a tacere della dottrina e della pubblicistica) per pochezze, contraddizioni, sbavature, errori, incompletezze. Basta porre mente alle bastonate provenienti dal Comitato per la legislazione di Montecitorio o da commentatori senza peli sulla lingua, come Sabino Cassese, per auspicare che la funzione normativa dei consiglieri di Stato fosse all’altezza della loro fama, o almeno non indegna di essa.
A rimarcarne il peso ci si può riferire all’esecutivo di Mario Draghi, che comprende svariati consiglieri (e quali consiglieri!). Leggendo i loro nomi si comprende che a renderli potenti non è soltanto il numero, non è soltanto la funzione, non è soltanto il posto, ma altresì e forse soprattutto è il credito di cui godono presso i ministri, cominciando dal titolare di palazzo Chigi. Ecco il potente sottosegretario alla Presidenza, Roberto Garofoli; ecco il segretario generale di palazzo Chigi, Roberto Chieppa; ecco il capo dipartimento Affari giuridici, Carlo Deodato. Non sarebbero assisi su quelle poltrone se Mario Draghi non nutrisse verso di loro una fiducia più che intensa, quasi fossero altretttanti personali portavoce. Sono consiglieri di Stato il capo gabinetto del ministero dell’Economia, Giuseppe Chiné, e gli incaricati del coordinamento legislativo Gerardo Mastrandrea e del legislativo dell’Economia Alfredo Storto, mentre dirige il legislativo delle Finanze Glauco Zaccardi (giudice, figlio del consigliere di Stato Goffredo, già capo di gabinetto del bersaniano Roberto Speranza), passato da Roberto Gualtieri a Daniele Franco. Consiglieri di Stato si rinvengono fra capi e vice capi di gabinetto e negli uffici legislativi di vari ministeri: Transizione, Istruzione, Salute, Turismo e Famiglia.
C’è un aspetto tremendamente insolito: l’inserimento e il potere esercitato da consiglieri nel mondo dello sport, specie in quello più popolare, ossia il calcio. La giustizia sportiva si direbbe non possa fare a meno di consiglieri di Stato, con interferenze e conflitti d’interesse verso la giustizia amministrativa. Nessun potrebbe normalmente pensare che l’esito di una sfida a pallone possa dipendere dal comportamento di un consigliere di Stato (o anche di più consiglieri).