la Repubblica, 10 marzo 2022
Intervista a Vera Lytovchenko
La voce dal rifugio arriva flebile. «Ho la tosse e un po’ di influenza, ma sono viva e sono anche fortunata perché qui sotto casa ho ancora la luce, l’acqua e la connessione internet. Mentre molti miei amici di Kharkiv non hanno più niente di tutto questo».Vera Lytovchenko è la violinista che suona sotto le bombe. Suona per gli altri, e suona per sé. Suona per testimoniare che nel sottosuolo, negli scantinati della palazzina completamente svuotata in cui è cresciuta, la casa della sua famiglia, ancora batte la vita. I suoi video dal rifugio sono stati condivisi da moltissime persone. Musica contro la morte. Come antidoto alla sopraffazione.Adesso in Ucraina sono le sei di sera, sta per iniziare la quindicesima notte di guerra e di attesa. Da un muro di cemento grezzo, lungo cui corre un tubo azzurro, ecco la voce della violinista. «Buongiorno, il mio nome è Vera Lytovchenko, sono una musicista di Kharkiv, Ucraina. Vi parlo dal rifugio nel quale ho vissuto negli ultimi quattordici giorni, da quando la guerra è incominciata. Devo vivere sempre qui, perché loro stanno bombardando la mia città ed è molto pericoloso stare fuori».Arrivano notizie tremende da Kiev: inizierebbe a scarseggiare il cibo. Anche voi siete nella stessa situazione?«Onestamente non conosco la situazione in tutto il nostro Paese, perché passo la maggior parte del tempo nel rifugio. Ma qui siamo fortunati anche per questo motivo: abbiamo ancora il cibo e la connessione telefonica. Ma so che nel nostro distretto in molti sono già tagliati fuori. Senza acqua e senza niente».Cosa significa per lei suonare il violino sotto i bombardamenti?«È per dimenticare la guerra, anche se solo per qualche minuto. Ho preso ispirazione dai miei studenti, che sono stati i primi a farlo: davvero coraggiosi. Ho capito da loro che dovevo farlo anche io. Ogni giorno suono qualche pezzo per i miei vicini che stanno nel rifugio. Ho deciso di pubblicare quei video per fare vedere ai miei amici che sono viva. Che siamo vivi!».Cosa suona, esattamente?«Pezzi di musica classica. Canzoni ucraine, canzoni russe, canzoni europee e canzoni americane. Canzoni diverse ogni giorno, perché la musica è internazionale».Con quale umore state resistendo?«Non so dire per tutti gli ucraini, ma posso parlare per me stessa. Ho avuto molta paura, soprattutto all’inizio. Ho temuto per la mia vita e per la vita di mio padre. Ma adesso non più. Stiamo nel rifugio e aspettiamo. Certo: sono nervosa e sono preoccupata per i miei amici che stanno fuori. Ma mi sento molto determinata nel rimanere qui. Nella mia città natale».Cosa può fare di più l’Europa per l’Ucraina? In Italia c’è un dibattito sull’opportunità di fornirvi armi per contrastare l’invasione ordinata da Putin. Secondo alcuni quelle armi non faranno altro che allungare il numero delle vittime e delle persone costrette a fuggire. Lei cosa pensa?«Io non sono un politico. Sono una musicista e insegno musica nel scuola di Kharkiv. Non parlo di truppe e non parlo di guerra, non è quello che so fare».Qual è il potere della musica contro la guerra?«Spero che possa servire per aiutarmi a organizzare una piccola raccolta fondi. Per ricostruire le scuole bombardate e le case dei miei amici, per aiutare altri musicisti e altri insegnanti di musica in Kharkiv e in Ucraina. Per tornare a vivere, dopo la guerra. Per comprare nuovi strumenti musicali, dopo il disastro. Per comprare cibo e medicine. Lo farò per loro. Per i mie colleghi e per i miei amici».Cosa pensa della chiamata all’armi di Zelensky?«Non parlo del mio presidente. Il mio unico desiderio è che questa guerra finisca».Perché non è scappata verso l’Europa?«Perché ho deciso di non abbandonare la mia città e miei amici, ho deciso di restare a Kharkiv per aiutare le persone che non possono fuggire».Noi europei possiamo fare di più per voi ucraini?«Io non so cosa possa fare l’Europa per noi. Ma so che non voglio la terza guerra mondiale».Cosa si vede dal suo rifugio?«Purtroppo niente, aspettando la vittoria e la vita normale». —