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 2022  marzo 10 Giovedì calendario

Perché Pechino non salverà Mosca. I numeri

Ok, l’economia russa sta implodendo, le sanzioni occidentali l’hanno costretta in un angolo. Ma – si dice – la Cina la salverà, invece di commerciare con l’Europa, Mosca commercerà con il vicino asiatico. A parte il fatto che, come ha sottolineato il premio Nobel Paul Krugman, la Cina non è poi così vicina al cuore della Russia, a parte il fatto che è impensabile che possa assorbire l’intero business russo in Europa, c’è che Pechino non rischierà di andare contro le sanzioni americane ed europee e così indebolire ulteriormente la sua capacità di attrarre investimenti, tecnologia e competenze: già ora, mostra segni di una certa difficoltà. La AmCham China, la Camera di Commercio americana in Cina, ha pubblicato l’atteso sondaggio che ogni anno conduce tra i suoi associati. Il 60% delle imprese Usa con attività nel Paese asiatico ritiene che la Cina sia almeno uno dei tre più importanti mercati esteri in cui operare, il 22% il primo (Usa esclusi). Solo il 47%, però, è ottimista sulla possibilità che Pechino apra ulteriormente il Paese agli investimenti esteri nei prossimi tre anni: 12 mesi fa, gli ottimisti erano il 61%. Uno dei grandi problemi delle imprese Usa è la difficoltà ad assumere e a trattenere talenti non cinesi: un guaio per il 76%, contro il 37% di un anno prima. Il 30% delle imprese ha esperienza di candidati qualificati per essere assunti che non vogliono emigrare in Cina: l’anno scorso erano il 18%. Il 46% ritiene che i business esteri siano meno benvenuti nel Paese rispetto al 2021, contro il 21% che ritiene siano almeno un po’ più apprezzati. Per quel che riguarda gli investimenti in Cina, il 66% delle imprese Usa dice che li aumenterà, ma il 42% dice solo tra l’uno e il 10%: tra i fattori che spingono a una maggiore prudenza nell’investire, il 35% cita l’incertezza delle politiche di Pechino, il 13% le barriere all’ingresso e le scelte del governo che svantaggiano le aziende estere, l’11% la minore crescita attesa della Cina (il premier Li Keqiang punta a un più 5,5% del Pil quest’anno). Il 66% delle società ha ricevuto pressioni più o meno forti per fare dichiarazioni pro Pechino su questioni politiche sensibili. La Cina ha ancora molto bisogno di tecnologia e di know-how occidentali, non è ancora pronta per disaccoppiarsi. Non rischierà di impiccarsi alle avventure di Putin se ciò peggiora la propria economia.