2 febbraio 2022
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Biografia di Alvaro Vitali
Alvaro Vitali, nato a Roma il 3 febbraio 1950 (72 anni). Attore. Cabarettista • «Il re del cinema trash italiano anni Ottanta» (Alvise Losi, Libero, 22/1/2017) • «Il pestifero Pierino» • «Uno di quei personaggi incredibili che ogni tanto balzano alla ribalta, brillano di luce propria per breve tempo e poi scompaiono nel nulla» (Lamberto Antonelli, La Stampa, 20/8/1991) • Scoperto da Federico Fellini, che lo volle in Fellini Satyricon (1969), poi in Roma (1972) e Amarcord (1973). Scritturato per una serie di film di grandi registi: Che? (Roman Polanski, 1972), Mordi e fuggi (Dino Risi, 1973), La Tosca (Luigi Magni, 1973), Rugantino (Pasquale Festa Campanile, 1973), Polvere di stelle (Alberto Sordi, 1973), Romanzo popolare (Mario Monicelli, 1974). Divenne però famosissimo con le dozzine di film pecorecci degli anni Settanta e Ottanta, tra cui i vari La poliziotta fa carriera (1975), La professoressa di scienze naturali (1976), Spogliamoci così, senza pudor... (1976), La soldatessa alle grandi manovre (1977), La liceale nella classe dei ripetenti (1978), La liceale, il diavolo e l’acquasanta (1979), La dottoressa ci sta col colonnello (1980), La liceale al mare con l’amica di papà (1980), La dottoressa preferisce i marinai (1981), L’onorevole con l’amante sotto il letto (1981), Pierino contro tutti (1981), Pierino colpisce ancora (1982), Paulo Roberto Cotechiño, centravanti di sfondamento (1983). Ha lavorato con attori come Lino Banfi, Renzo Montagnani, Mario Carotenuto, Carmen Russo, Gloria Guida, Anna Maria Rizzoli, Michela Miti, Edwige Fenech. «Circondato da belle donne, l’immancabile protagonista di quelle pellicole era sempre lui. Occhi roteanti, lingua di fuori, camminata a scatti» (Roberta Bottari) • «Comunicava a pernacchie e fetecchie» (Salvatore Merlo, Il Foglio, 4/9/2019) • «Certo, era una comicità popolana, fatta di doppi sensi, peti, sbirciatine alle donne dentro il buco della serratura. Era ciò che gli italiani chiedevano alla commedia sexy anni Ottanta. Una parentesi peraltro finita in fretta. Poi quella stessa maschera che aveva portato all’apice del successo Alvaro Vitali ha finito quasi per stritolarlo» (Alessandro Milan, La Verità, 7/2/2017) • Caduto in disgrazia, ha provato a riciclarsi varie volte in vari modi. Ha continuato con i filmetti, è stato inviato di Striscia la Notizia nei primi anni Duemila (interpretava Jean Todt), concorrente de La fattoria (Canale 5, 2006). Da ultimo, ha partecipato a Avanti un altro! Pure di sera (Canale 5, 2022). Ma non è mai riuscito a riottenere il successo di una volta • Ha detto: «Il cinema mi ha fatto diventare Pierino. Poi, finita quella stagione, non mi ha trattato come un attore, ma come il personaggio che mi era stato cucito addosso».
Titoli di testa «Al confronto di Vito Crimi, Alvaro Vitali è uno statista» (Matteo Renzi, a Massimo Gramellini, La Stampa, 6/10/2013).
Vita Trasteverino doc. Cresciuto in via della Luce («In quel posto ho bellissimi ricordi. Un angolo meraviglioso»). Il padre ha un’impresa edile, la madre un’impresa di pulizie. «Io facevo l’elettricista già a 15 anni e lavoravo in un negozio di Trastevere, vicino a dove abitavo. Riparavo i lumi, paralumi e impianti elettrici» (Gianfranco Gramola, intervisteromane.it, 22/2/2018). «Trastevere era un piccolo quartiere e la sera ci riunivamo tutti in strada. Si scherzava, si andava al cinema insieme, si andava a mangiare la pizza e tutte quelle cose che mancano adesso. Non c’erano i cellulari, non c’erano i computer come adesso, dove i giovani si chiudono in cameretta con davanti il pc e non escono più di casa…». «Io non pensavo di fare il cinema, ma mi divertivo con gli amici del bar a recitare scenette e a raccontare barzellette che io stesso inventavo». Alle feste, a casa degli amici, lui è incaricato di portare dischi e giradischi. «Mi chiamavano il primo tacco di Trastevere, daje de tacco e daje de punta». «Mi notò un capogruppo di comparse di Cinecittà che mi portò negli uffici della produzione del grande Federico quando stava preparando Satyricon. Davanti a lui io cercavo di nascondere l’emozione... Lui mi osservò a lungo, poi mi chiese se sapevo fare il fischio del merlo. Naturalmente non avevo alcuna capacità del genere e allora feci un fischio qualsiasi...» (Antonelli). «Fellini ha iniziato a ridere e disse: “Prendiamo questo che mi sembra più sveglio, l’altro ancora sta a cercà er merlo” (risata). Da quel momento ho iniziato a lavorare con lui» (a Gramola). «In me è rimasto sempre da allora un dubbio e cioè se inconsapevolmente avessi davvero fatto il fischio del merlo o se quello era stato solo un pretesto per accertare la mia presenza di spirito». Con Fellini, Alvaro fa quattro film. Immortale la scena di Roma, in cui, in un teatro di varietà, mentre lui sta ballando davanti a una fauna di popolani sfaccendati, un gatto morto piove sul palco. «Quando abbiamo girato il primo gatto morto era vero, poi qualcuno si ribellò e Federico se n’è fatto fare uno finto» (Giubilei, Specchio, 2/2/2022). «Che persona era Fellini? “Era un amicone, una persona buonissima, un uomo bravo, di un’intelligenza superiore. Insomma un extraterrestre. Mi considerava come un figlio, lo facevo divertire. Spesso cenavamo insieme al ‘Fontanone’ sulla Cristoforo Colombo. Lui girava film, poi mi chiedeva pareri: ‘Alvaro, hai visto La città delle donne? Che ne pensi?’”. E tu? “A dottò, nun c’ho capito un cazzo. Lui si ammazzava di risate”» (Milan). «Dopo aver interpretato La poliziotta con Mariangela Melato, Vitali viene notato dal produttore Luciano Martino grazie a una gag con la pistola (dove sbaglia sistematicamente ogni colpo)» (Gramola). Seguono «anni di incredibile gavetta nella commedia pseudo-porno» (Alberto Crespi, l’Unità, 27/12/1981). «Facevamo dai tre ai cinque film all’anno, fra noi attori e attrici che stavamo così spesso insieme c’era questa fratellanza per cui, quando ci si spogliava gli uni di fianco alle altre, non ci facevamo neanche caso. Eravamo tutti amici». «A me piacevano tutte le donne con cui lavoravo. Ma lo stress sul set era talmente alto che avevo preso una certa confidenza nel vedere corpi seminudi. Mi ero talmente abituato a tanta bellezza che la libido si era arrestata. Non le vedevo più come donne, ma soltanto come colleghe…». «Ma come venne l’idea di lanciarlo quale protagonista di film comici appioppandogli il nome di Pierino? “Era la sera di Capodanno del 1981 quando il produttore Venturini, che era a cena con un gruppo di amici, commentando il successo di pubblico (non certo di critica) di un film sulle barzellette sui carabbinieri (con due bb) ebbe un’idea improvvisa: e se facessimo un film-barzellette, per esempio le barzellette di Pierino?...» (Antonelli).
Declino «“Il telefono ha smesso di suonare, di colpo. I primi mesi pensavo di non avere pagato le bollette. Invece non mi cercava più nessuno. È andata avanti dieci anni così. È tanto, sai?” Dieci anni passati come? “Per i primi due anni non sono quasi uscito di casa. Sono caduto in depressione. Hai capito perché grandi attori si sono suicidati o sono finiti nella droga o nell’alcol?”. Tu hai pensato al suicidio? “Ringrazio Dio che mi ha dato il cervello di sopportare tutto. Ma il pensiero c’era, è stato un momento bruttissimo. Se mi guardo indietro mi viene da piangere. Guardo il cinema di oggi: fanno un film comico l’anno, i cosiddetti cinepanettoni. Tutti uguali, con i soliti attori, moglie e marito che si mettono le corna, la solita minestra. Non hanno idee” […] “Mi hanno dato fastidio soprattutto gli amici, le attrici e gli attori. Tutti scomparsi. Mai nessuno che mi dicesse: ‘Alvà che stai a fa’? Andiamo a cena, parliamo’” Altri che ti hanno girato le spalle? “Mi aspettavo qualcosa dai registi, prendi i fratelli Vanzina. Li ho conosciuti da piccoli, perché ho lavorato con Steno, il loro papà, che era mio grande amico. Li ho visti crescere. Speravo che in uno di questi cinepanettoni mi facessero lavorare. Non lo hanno mai fatto e ci sono rimasto molto male”. Ma gliel’hai chiesto? “Sì, una volta. Gli ho portato una sceneggiatura che ho scritto, mi hanno detto: ‘Ti facciamo sapere’. E sono scomparsi”» (Milan).
Striscia «Dopo un decennio di oblio, la figura di Vitali è stata rilanciata, quasi senza volerlo, da Striscia la notizia dopo che, in un servizio che prendeva in giro una gaffe di Jean Todt, veniva paragonato l’allora direttore sportivo della Ferrari al personaggio di Pierino, sottolineandone un’effettiva e divertente somiglianza fisica. Quando l’imitatore Dario Ballantini fece esordire la sua caricatura di Luca Cordero di Montezemolo nei suoi servizi, Antonio Ricci pensò di affiancargli proprio Vitali nei panni di Todt, facendolo tornare così sulle scene per il piccolo schermo. Sempre nelle gag di Striscia al fianco di Ballantini, ha imitato personaggi come la madre dell’avvocato Giulia Bongiorno e la principessa Marina Ricolfi Doria di Savoia» (Gramola).
Amori Divorziato. Sposato in seconde nozze con Stefania Corona, cantante e musicista. «È stato un colpo di fulmine. Eravamo in sala d’incisione e lei stava incidendo una canzone con Wess, il cantante di colore che in passato aveva formato il duo Wess e Dori Ghezzi. Io invece stavo rifacendo Aiutaci Pierino. Come l’ho vista mi è piaciuta subito. Poi in quel periodo mi serviva una ragazza che cantasse in uno spettacolo che stavo preparando, da portare in giro per il mondo, che si chiamava Pierino e la psicologa” Chiesi a lei se voleva fare da supporto a questo spettacolo come cantante e lei ha accettato subito. Da lì è nato l’amore». Si sono sposati nel 2006 con rito civile nel Comune di Ostia. Ricevimento: nel giardino dell’albergo Villa delle Palme, a Casalpalocco. Lui indossava uno smoking nero con collo slacciato, lei un abito turchese scollatissimo sul seno, con corpetto ricamato e gonna di tulle a strati. Torta con fragole e crema a forma di cuore, limousine decorata con roselline bianche. Testimoni di lui: i cantanti Ivana Silla e Giorgio Barbieri, mentre lei ha voluto suo fratello Massimo e la figlia Sara di 25 anni (nata come la diciassettenne Elisa da un precedente matrimonio).
Figli Uno, Ennio, avuto dalla prima moglie. Fa l’avvocato e vive a Vercelli.
Amici «Lino Banfi di recente ha detto:“Non rimpiango per nulla quei film”. “Ecco, Lino”. Che succede? “Eravamo molto amici, io e Lino Banfi. Ma non si è mai degnato di dirmi: ‘Alvaro sto preparando Nonno Felice, vieni che ti faccio fare una cosa’”. Siete ancora amici? “Quando ha compiuto ottant’anni gli ho fatto gli auguri. Certo, non è che se lo incontro lo bacio in bocca. Un caffè però lo beviamo ancora insieme. Ma non faccio finta: io quando giravo un film mettevo dentro gli amici, anche per fare le comparse. Gli altri no”. Alza tu il telefono. “Non sono capace di fare il paraculo. Mia moglie dice che gli altri leccano, lisciano, fanno regali. Io sono fatto così: se vuoi mi chiami, sennò non chiedo”» (Milan).
Politica Nel 2009, in un articolo per l’Unità, la scrittrice Silvia Ballestra ha chiamato Silvio Berlusconi «l’Alvaro Vitali di Palazzo Chigi». E nel 2011 il gionalista Pino Belleri definì il Cavaliere «un po’ Casanova, un po’ D’Annunzio, un po’ Alvaro Vitali».
Religione Nel 2000, per festeggiare i 50 anni, scrisse una fiction intitolata Don Pierino, prete di periferia: la storia di un sacerdote che si dedica ad attività umanitarie con una perpetua sexy e un angelo gay. «È un Pierino diverso, che si fa prete, ma non c’è nulla di scandaloso. Nulla contro la Chiesa, anzi credo che farà tornare molte persone a messa».
Tifo Romanista fin dalla nascita. «Andavo anche allo stadio a vederla, in tribuna Tevere, ma la gente mi riconosceva e passavo tutto il tempo a firmare autografi. Una volta mi sono girato verso un gendarme e gli ho chiesto: “Ma com’è finita la partita?”, perché non ero riuscito a vederla...» (Giubilei).
Vizi «Forse dirò una banalità, ma non saprei mai rinunciare a un bel piatto di maccheroni. Sono un inguaribile “pastasciuttaro”. Anche se, rispetto al passato, cerco di limitarmi, perché sono perennemente a dieta» (a Gramola).
Curiosità Alto 1 metro e 56 • È asmatico • Appassionato di musica country • «Non ho hobby particolari. Mi piace vedere film e starmene a casa. Una volta giocavo a dama, mi piaceva moltissimo, e da giovane avevo passione per il ballo» • Ha recitato anche in un film tratto da un dramma di Ibsen • Nel 2010, Mauro Marin, 29 anni, di Castelfranco Veneto, vincitore del Grande Fratello, disse che Vitali era una delle sue fonti di ispirazione • Nel 2018 Maccio Capatonda lo ha voluto in un episodio della serie The Generi («È arrivato serissimo, quasi triste. Poi sul set è magicamente diventato Pierino») • «Oggi vedo tanti film dove si copiano le mie battute e barzellette» • Detesta la serie demenziale degli Scary Movie («Come sempre, il trash, il demenziale, la comicità pecoreccia e spesso volgare che però fa sbellicare tutti l’abbiamo inventata noi italiani. Poi arrivano gli americani e ci copiano, ma ad armi pari non c’è partita») • Dice che la commedia sexy è stata uccisa dalla pornografia a buon mercato («Ma vuoi mettere l’immaginazione invece della pratica? Le scene esplicite durano poco, poi finisce tutto. Meglio immaginare, sognare») • «Le belle di oggi sono tutte identiche: stesse labbra che sembrano i bordi di un gommone, stesso seno in pura plastica, stessi capelli e stessa espressione sul viso, con il sorriso stampato» • «Il cinema si è dimenticato di me, ma non perché Vitali non funziona o non è bravo. Il problema rimane quell’etichetta: io sono Pierino. Esattamente come Paolo Villaggio rimane Fantozzi» • «L’attore Tomas Milian, con il suo Monnezza è finito sulla Treccani. Io, al massimo, i tre cani me li posso porta’ ai giardinetti» • «Sono in pensione dal 2012 e prendo poco più di mille euro al mese. Dovrei prendere di più perché ho girato oltre centocinquanta film, ma di almeno trenta non mi hanno mai versato i contributi. Non fa niente, va bene così. Mi bastano per sopravvivere» • «Ai bei tempi ogni tre mesi compravo la macchina nuova» • «Per arrotondare, insieme con mia moglie porto in giro per l’Italia le scenette di cabaret che abbiamo scritto quando ci siamo fidanzanti, prima che io le chiedessi di diventare mia moglie». Vanno forte nei ristoranti, nei matrimoni, nelle feste di compleanno. Sono affiatatissimi. Prima di andare in scena, per ragioni scaramantiche, le mette una mano sul sedere.
Titoli di coda «In Italia confondiamo ormai la volgarità con la normalità. Nessuno osa dire: questo è bello/questo è brutto (sperando di sentirsi contraddire). Alvaro Vitali ha vinto su tutta la linea» (Beppe Severgnini, Corriere della Sera, 28/12/2002).