Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  febbraio 04 Venerdì calendario

Biografia di Clemente Mastella (Mario C. M.)

Clemente Mastella (Mario C. M.), nato a San Giovanni di Ceppaloni (Benevento) il 5 febbraio 1947 (75 anni). Politico • «Vanto di Ceppaloni» • «Il re dei voltagabbana» • «Il principe delle clientele» • «L’ultimo democristiano» • Eletto alla Camera nel 1976, 1979, 1983, 1987, 1992, 1994, 1996, 2001 (Dc, Ccd, Margherita), al Senato nel 2006 (Udeur), al Parlamento europeo nel 2009 (Pdl, ricandidato e non eletto nel 2014 con Fi). Sindaco di Ceppaloni dal 1986 al 1992, poi di nuovo dal 2003 al 2008. Fu sottosegretario alla Difesa nei governi Andreotti VI e VII (1989-1992), ministro del Lavoro nel Berlusconi I (1994-1995) e ministro della Giustizia nel Prodi II (2006-2008). Giocò un ruolo determinante nella caduta dell’ultimo governo Prodi: a seguito di un’indagine giudiziaria che coinvolgeva lui e la moglie, ritirò il suo sostegno al premier. Le sue dimissioni portarono alla fine della XV legislatura. Dal 2016 è sindaco di Benevento • «Eccessivo e selvaggio, spregiudicato e umanissimo» (Concetto Vecchio, la Repubblica, 4/2/2017) • «Ha un debole per le poltrone» • «Incarnazione del centro del centro del centrosinistra, che però, all’occorrenza, potrebbe trasformarsi nel centro del centro del centrodestra» (Antonio Padellaro) • «Parlare di Mastella è come sparare su un tonno in scatola. Ha aperto un blog per dialogare con i cittadini, ma non pubblica le migliaia di commenti negativi. Quelli positivi arrivano solo da Ceppaloni» (Beppe Grillo) • «Gli avversari lo dipingono come il campione del trasformismo, un inarrivabile Fregoli della politica, una straordinario talento nel cambiare abito e compagni di strada» (Cesare Zapperi, Corriere della Sera, 20/10/2021) • Lui si è definito «un naufrago che ha sempre trovato l’isola» e si è paragonato a san Clemente, suo santo protettore: «Inutilmente i suoi nemici lo buttavano in fondo al mare con un ancora legata al collo, lui tornava sempre miracolosamente a galla».
Titoli di testa «“Clemente, tengo nu problema”. Alle undici del mattino, sul corso Garibaldi, Clemente Mastella ha già stretto decine di mani, chiamando tutti per nome. Nel farlo, segue una sua misteriosa gerarchia: “Segnati il numero”, dice alla sua assistente se vuol tagliare corto, con altri si diluisce in convenevoli, poi abbraccia con trasporto una donna con un fazzoletto in testa: “È malata di cancro”, ci bisbiglia. Lei gli fa: “Quando posso venirti a trovare?” “Vieni quando vuoi”. Andiamo all’Istituto tecnico Bosco Lucarelli, nei corridoi il codazzo come un’onda si propaga per i piani. In classe, comizia: “Chi di voi tifa Benevento?”. Quasi tutti alzano la mano. La preside fa notare che il sabato vogliono uscire prima per andare alla partita, allora Mastella racconta che trent’anni fa propose la settimana corta, “passeggiavo a Roma con il mio amico Claudio Baglioni e i ragazzi mi gridavano: ‘Viva l’onorevole del sabato libero!’”. Subito gli studenti del Benevento gli chiedono un selfie» (Vecchio).
Vita Umili origini. Il padre, Pellegrino, è maestro elementare. La madre è contadina. «Dico sempre che sono di Ceppaloni, per darmi un tono. Ma sono di una frazione, San Giovanni, 600 abitanti, dove vivo ancora» (a Claudio Sabelli Fioretti, Sette, 30/12/2001). «Clemente possedeva un solo paio di scarpe e i genitori gli raccomandavano di averne massima cura. Così, se si attardava a giocare a pallone, le puliva ben bene prima di rientrare a casa. Gli è rimasta l’abitudine di lustrarsi i mocassini spesso e dovunque. Solleva una gamba, poi l’altra, li strofina sul retro dei pantaloni all’altezza del polpaccio e resta miracolosamente in bilico su un piede come un fenicottero» (Giancarlo Perna, il Giornale, 8/8/2007) • Per garantire un avvenire al giovane rampollo, il babbo lo affida ai preti. Clemente frequenta il liceo dei salesiani di Benevento. Si iscrive all’Azione cattolica. «Chi era il tuo amico del cuore? “Un mio compagno di scuola, Antonio Delcogliano. Suo padre era un grande avvocato. Io ero contento di andare a casa sua perché finalmente mangiavo bistecche. Adesso è aiuto primario di ortopedia al Gemelli. Poi c’erano gli amici del pallone”.
Giocavi? “Ero bravo. Facevo i campionati. Libero. Ruolo nel calcio e stesso ruolo nella politica. Gli attaccanti hanno momenti di splendore ma durano poco, i centrocampisti hanno vita calcistica più lunga. Io sono un centrocampista della vita politica”.
Altri amici?
“Ho conosciuto in quel periodo Arturo Parisi. Era vicepresidente dell’Azione cattolica, io dirigente centrale”.
Facevi vita di paese? “Certo. Alle sette di sera, sempre al bar a giocare a scopa e a tressette con un vecchietto, zio Aniello”» (Sabelli Fioretti). «Ma davvero hai fatto l’amore per la prima volta a 28 anni? “Avrei anche evitato di dirlo, ma è capitato... Sono cresciuto in provincia e allora, per un bravo cattolico, era così”. Non che il giovane Clemente non subisse, come sant’Agostino, il peso della tentazione: “Ma non mi sono mai spinto oltre il bacio casto”. Anche quando, ormai diciottenne, nelle feste da ballo casalinghe, le ragazze lo invitavano a farsi sotto con i lenti e c’erano le canzoni di Peppino di Capri a soffiare sul fuoco: “[…] Allora, diciamolo, non ero male e le mie compagne di scuola quasi si divertivano a mettermi in imbarazzo”. Lui, niente. Inscalfibile. “Mai mi sono azzardato, ballando, a mettere una mano sul di dietro. Pure mia madre, a un certo punto, s’è posta il problema e per capire, come si diceva dalle mie parti, se il figlio era ‘buono’, continuava a chiedermi: ma la figlia di questo ti piace? E che pensi della figlia di quell’altro? Io le gambe delle ragazze in minigonna le guardavo, come no. Ma mi sentivo legato alla scelta che avevo fatto, da cattolico”» (Maria Latella, Corriere della Sera, 13/11/2005). La vita di Ceppaloni scorre attorno a principi radicati: «Non ero mica un eroe. Più o meno, ci credevamo tutti, anche le ragazze che sembravano più civettuole sono arrivate vergini al matrimonio. In più, io, nella mia comunità, ero visto un poco come un leader, mi chiedevano consigli, insegnavo catechismo e ai ragazzi predicavo che bisognava saper aspettare» (ibidem). Ricorda ancora il primo omosessuale incontrato in vita sua: «Avevo 18 anni e dopo la maturità avevo ottenuto di fare un piccolo viaggio, in treno, fino al lago di Como. A una stazione sale un controllore, giovane, un bell’uomo. Dopo un po’ che chiacchieriamo comincio a capire: ero di paese, ma non cretino. “Quando incontro un tipo come lei, sono perduto”, mi disse. “Datti pace” gli risposi, e cominciai a spiegargli che venivo da un paese del sud, a parlargli della mia fede. “Beato lei che ce l’ha”, diceva lui. Quando scendemmo, quasi piangeva» • Clemente, con le parole, se l’è sempre cavata bene. Conquista la moglie, Sandra, anche lei ceppalonese, con una lettera d’amore, «una sola», quando a Petrarca non bastò l’intero Canzoniere (Pietrangelo Buttafuoco, Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini, 24/10/1998). «Fidanzate prima di lei? “Laura. Un grande amore, platonico naturalmente. Grandi chiacchierate in autobus. Gli amici occupavano due posti vicini e quando salivamo ce li cedevano. Io ero un capo naturale. Ero considerato un intellettuale dalle mie parti, ai congressi Dc citavo Gramsci, alle riunioni diocesane arrivavo con l’Espresso sotto braccio”» (Sabelli Fioretti).
«Per la parlantina, che anticipò il cervello, il giovanotto fu notato da Ciriaco De Mita, il ras Dc di Avellino, la provincia limitrofa. Ne divenne prima il portaborse - quella di De Mita era una cartella piena di tasche e cinghie, farraginosa come il suo proprietario -, poi il portavoce. Mentre si faceva le ossa nel partito, si laurea in filosofia a Napoli, “primo laureato - parole sue - di una famiglia un po’ analfabeta”» (Perna). Per due anni, Clemente insegna alle magistrali. «Tutte donne. In classe venivo accolto dalla canzone di Tessuto Classe seconda B. Le ragazzine impazzivano. E avevano tutte la minigonna. Lo facevano apposta per disturbarmi gli occhi. Più avevano la minigonna, più si mettevano al primo banco».
Nel 1973, Clemente riesce a entrare alla Rai campana. «Poiché era stato platealmente raccomandato da Ciriaco, la redazione protestò con tre giorni di sciopero. In realtà avevano tutti avuto una spintarella, e Clemente lo scoprì subito. Tempo due mesi, era già nel comitato di redazione. Tre anni dopo, il giornalista diventava deputato e si mise in aspettativa» (Perna). «Il miracolo lo realizzai così. Aspettavo che tutti i dipendenti andassero a mensa. Poi chiesi ai centralinisti di telefonare nei Comuni del mio collegio elettorale. Mi facevo introdurre come direttore della Rai e segnalavo questo nostro bravo giovane da votare: ‘Clemente Mastella’. Funzionò». «Per tre lustri, Mastella fu - come capufficio stampa - l’ombra di De Mita, con l’incarico di farlo apparire un Richelieu. Invano. Ruppero nell’88 quando Ciriaco, nominato premier, invece di prenderlo nel governo lo spedì a dirigere La Discussione, plumbeo settimanale per patiti dc. Le ragioni dello sgarbo vanno ricercate nella villa che Clemente e Sandra si erano nel frattempo costruiti a Ceppaloni. Doveva, per rispetto delle gerarchie, essere una modesta imitazione di quella demitiana di Nusco. Invece la surclassò con la famosa piscina a conchiglia, per i malevoli a forma di cozza, in realtà di valva di capasanta, simile perciò a quella della Venere di Botticelli […]. L’affronto mandò in bestia la moglie di De Mita, Anna Schirinzi, che insufflò l’invidia nel cuore del marito. Di qui, l’esclusione di Clemente dal governo. Così, finì una storia ventennale. Mastella, rimasto solo, ebbe un cupo smarrimento, moltiplicato dal ciclone Tangentopoli. Fu un attimo. Si riprese, fondò il Ccd con Pierferdy Casini ed entrambi furono ripescati dal Cav nel ’94. Poi, la sinistra tornò al potere e Clemente si mise in combutta con D’Alema, fondò l’Udeur e gettò Pierferdy alle ortiche. A chi gli chiedeva come avesse reagito Casini al tradimento, rispondeva: “Parliamo ancora di casini? Pensavo fossero chiusi”» (Perna).
Amori «Non lo nego, qualche tentazione può esserci stata, ma mai ho pensato di divorziare da Sandra. Le donne questo lo capiscono subito, capiscono se, oltre una storia, può esserci qualcosa di più. Per questo, credo, molte con me non ci hanno mai neppure provato» (alla Latella).
Figli Elio, Pellegrino e Sasha (bielorussa, adottata quando aveva 8 anni).
Amici «Da ministro del Lavoro nel ’94, Clemente nominò un suo compagno di scuola, Pietro Magno, presidente dell’Inail; il compaesano Antonio Martone, consigliere del Cnel; il segretario personale, Emiliano Amato, consigliere di amministrazione dell’Inps. In Rai ha piazzato legioni di cronisti democristiani. L’anticamera della sua segreteria all’Udeur pullula di starlette curvilinee in questua di raccomandazioni per un varietà tv. Una di tali aspiranti, Anna Kanakis, ex Miss Italia, è stata addirittura responsabile Udeur per lo Spettacolo» (Perna).
Rosari Divenuto Guardasigilli, fu ricevuto più volte nella Città Leonina. Lui si presentava dal Papa con la moglie, Sandra, i figli e un selezionato parentado. Ogni volta riceveva rosari benedetti, omaggio del pontefice. Al moltiplicarsi delle visite, ne aveva così tanti che non sapeva più dove metterli, e li regalava ai giornalisti.
Denari È rimasto in aspettativa alla Rai campana per 28 anni, con diritto al posto, scatti di anzianità, previdenza, sanità. Si è dimesso nel 2004, ottenendo, per 36 mesi di lavoro, 40 milioni (lire) di liquidazione.
Guai Il 14 ottobre 2007 è iscritto al registro degli indagati della procura di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta Why Not, è sospettato essere coinvolto in una rete di politici, imprenditori, giudici e massoni pensata per gestire finanziamenti pubblici • Il 16 gennaio 2008 viene a sapere dalla televisione di essere indagato per concussione, falso e concorso esterno in associazione per delinquere e che la moglie, Alessandrina Lonardo, presidente del consiglio regionale della Campania, è stata messa agli arresti domiciliari con l’accusa di tentata concussione nei confronti del direttore generale dell’Azienda ospedaliera Sant’Anna e Sebastiano di Caserta, Luigi Annunziata. Arresti domiciliari anche per il sindaco di Benevento Fausto Pepe e due assessori e due consiglieri regionali, tutti fedelissimi di Mastella. Fra i quattro finiti in carcere c’è poi il consuocero, Carlo Camilleri. In pratica, secondo l’accusa, Mastella avrebbe imposto al governatore della Campania Antonio Bassolino la nomina di un suo raccomandato a commissario di una Asl, minacciando, in caso di rifiuto, di ritirare i suoi due assessori dalla Giunta regionale. «Per non dimettersi da Guardasigilli, con conseguente crisi di governo, il segretario dell’Udeur aveva chiesto la solidarietà del centrosinistra al completo. Il premier Romano Prodi e il ds Max D’Alema erano dispostissimi a prestarla. Non però Antonio Di Pietro, che lo detesta. Era il pomeriggio di martedì 22 gennaio 2008. L’indomani il governo andava incontro a un altro problema: il voto sul ministro Alfonso Pecoraron Scanio che il centrodestra voleva sfiduciare. Clemente minacciò: “Se non date la solidarietà a me, l’Udeur non darà la fiducia a lui”. Come dire, se anche non mi dimetto, il governo cade lo stesso. Era un buon motivo di pressione su Di Pietro che Prodi poteva fare valere. Ci si stava lavorando, quando dal Sannio, feudo mastelliano, arriva a Clemente la drammatica telefonata dei suoi: “Cleme’ statt’ accuorte, oltre ad arrestare tua moglie e Pellegrino, il tuo consuocero, i giudici stanno intercettando i cellulari dei tuoi figli e di tua nuora”. Bianco in volto e fremente, il guardasigilli è sbottato: “È un assedio. Vogliono la nostra ecatombe. Vaffan’ tutti quanti”» (Perna). Il 17 gennaio si dimette da ministro. Il 24 gennaio prende la parola al Senato durante un voto di fiducia. Inizia citando una poesia. «Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli senatori, “Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e chi non cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce”». Poi spiega: «Questa poesia di Pablo Neruda denota il mio stato d’animo, certo, ma anche l’inconsistenza di una maggioranza che non c’è più, una maggioranza che non c’è». La votazione va per le lunghe. Il risultato finale è di 161 voti contrari e 156 voti favorevoli. Il governo cade. I senatori di Forza Italia e di Alleanza nazionale stappano champagne, gira anche qualche fetta di mortadella. L’anno dopo, Mastella è eletto a Strasburgo con il Pdl. La poesia da lui citata non era nemmeno di Pablo Neruda, ma di una giornalista e scrittrice brasiliana, tale Martha Medeiros.
Riscatto I Mastella e i loro sodali sono assolti con formula piena per tutti i capi di imputazione il 12 settembre 2017. Intanto, «nel giugno 2016, a sorpresa, Mastella è risorto: sindaco di Benevento col 63%. “I Cinquestelle avevano preso due volte il 27%, pure mio figlio Elio li aveva votati, con me sono scesi al 12. Nessuno scommetteva un euro su di me”» (Vecchio). «“È la risposta degli elettori quando hanno un punto di riferimento”, spiega lui. La sua formula è tradizionale, ma sa “vincere anche contro l’anti-politica: quello che offro io è politica per i cittadini. Quando c’è la politica nessuno sceglie la protesta. C’entrano come la balena con l’elefante”. Perché lui lo sa: il territorio, quando è ben coltivato, premia sempre» (Ronzoni, Linkiesta, 7/6/2016). «“È il metodo Mastella. Umiltà. Pazienza. Ascoltare tutti. Il mio numero di telefono ce l’hanno centinaia di cittadini”» (Stefano Zurlo, il Giornale, 20/10/2021). «“La verità è che sono stato sempre vittima di un pregiudizio. Nella Seconda Repubblica le idealità erano morte, non restava che la prassi e io ho dovuto fare come quei giocatori di football americano che avanzano a ziz zag per arrivare alla meta senza impattare sui difensori”. De Mita a 90 anni governa Nusco, lei Benevento. Quale demone vi spinge? Ci pensa a lungo, poi si illumina: “Sul finire della vita il salmone sente il bisogno di tornare a casa controcorrente: ecco io sono come il salmone”» (Vecchio).
Curiosità Alto 1 metro e 77 • Soffre d’asma, e deve farsi l’aerosol • Ha sei nipoti («E sono un nonno felice») • Un debole per le citazioni colte • Ha proposto di riservare una quota in serie A alle squadre meridionali • Ha detto: «Al nord avevano la cassa integrazione e da noi c’era l’invalidità» • Al congresso della Dc del febbraio 1989 si guadagnò un neologismo, le “truppe mastellate”, coniato da Giampaolo Pansa per lo zelo con cui organizzava e dirigeva la claque • I «mastellini», torroncini di San Marco dei Cavoti, da lui prediletti • La «mastellese», la strada a scorrimento veloce che collega Ceppaloni con Caianello • Pure “Forza Italia” è sua: fu lo slogan dc alle elezioni dell’87, da lui concordato con i pubblicitari (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera, 11/6/2004) • A chi lo criticava per l’indulto da lui promosso, che portò alla scarcerazione di 30 mila galeotti, rispondeva che la clemenza era stata raccomandata da papa Wojtyla prima di morire • Personaggio storico che più ammira: Padre Pio • È stato anche a Scherzi a parte e ai Raccomandati, dove si è speso per un amico cantante che ha ovviamente vinto • «Si è favoleggiato per anni sulla mia piscina a Ceppaloni. Ebbene, a San Giovanni di Ceppaloni, la frazione dove abito, ci sono trenta piscine. E la mia non è nemmeno niente di speciale. Eppure s’è fatta tanta letteratura» (Il Foglio 21/11/2014) • Nel 2017, durante una partita Napoli-Benevento, incrociò allo stadio Luigi De Magistris, che da magistrato lo aveva inquisito, e si rifiutò di sedersi vicino a lui • «Renzi è il nuovo Mastella? “Ma per carità”» (Andrea Caugati, il manifesto, 13/1/2021) • «Vuole fare il sindaco a vita? “Nel 2026 avrò 79 anni. E se il Signore mi assiste mi godrò la vecchiaia, più vecchiaia ancora di questa, con i nipoti”. Sicuro sicuro? “Certo, anche se Biden a quasi 79 anni va avanti”. Addirittura? “Sì, ma io ho iniziato a fare il sindaco nel 1986. Concludo questo valzer e mi siedo”» (Zurlo)«La vita mi ha già dato tantissimo. Posso anche ritirarmi e sono soddisfatto. Io sono come Sordi. Lui non ha mai vinto l’Oscar, io non sono mai stato primo ministro. Però va bene così. Sono il Sordi della politica italiana. Sono la normalità. Quella che dura nel tempo».
Titoli di coda «Clemente, se ti chiedono qual è il tuo miglior pregio tu rispondi la coerenza. Se io chiedo alla gente qual è il tuo difetto più evidente, mi dicono l’incoerenza. Come la mettiamo? “Voltar gabbana è nel Dna degli italiani. Non finiamo mai una guerra con quelli con i quali l’abbiamo iniziata. Tra i politici chi non è voltagabbana? Berlusconi era socialista. Rutelli era verde e radicale. Bossi ha dondolato di qua e di là”.
E tu? “Io ero e sono ancora democristiano. Questa è la mia coerenza”» (Sabelli Fioretti).