14 febbraio 2022
Tags : Florinda Bolkan (Florinda Soares Bulcão)
Biografia di Florinda Bolkan (Florinda Soares Bulcão)
Florinda Bolkan (Florinda Soares Bulcão), nata a Uruburetama (Brasile) il 15 febbraio 1941 (81 anni). Attrice. «Questo lavoro si fa bilanciando fortuna e talento. Ma, se non sei determinata, non vai da nessuna parte» (a Francesco Canino) • «Il mio borgo natale ha un nome difficile, Uruburetama, ma aveva un’esistenza semplice e selvaggia, che mi è rimasta addosso come una seconda pelle. Ero una bambina scatenata, insofferente, curiosa, selvatica. Mio padre radunava intellettuali e poeti, con uno charme magnetico incredibile. Ma il mio posto era all’aria aperta, avevo bisogno di orizzonti lontani» (ad Antonio Mocciola). «Che infanzia ha vissuto? “Bellissima, in particolare grazie a mio padre, José Pedro, uomo libero di testa e di spirito. Era un politico e un intellettuale, un poeta che amava parlare di letteratura e di arte. Mi portava ovunque con sé, voleva che scoprissi il mondo. Quando è morto, avevo otto anni e ho sofferto tantissimo”. Mi dice un suo ricordo, in un solo scatto? “Io seduta sulle sue gambe, nel suo studio pieno di libri, mentre mi recita le sue poesie”. Cosa le ha insegnato? “A essere libera, ad amare senza limiti”» (Canino). Da ragazza «faceva la segretaria a Uruburetama, il comune del Brasile nello stato del Ceará dove è nata, “la terra dei corvi”, e poi la hostess executive per la compagnia aerea Varig» (Giuseppe Fantasia). «Ero molto più di un’hostess. Facevo parte dell’élite di dodici ragazze dette executive hostess, senza divisa: dovevamo assistere i passeggeri di prima classe. Erano tutti pazzi di me. L’ho fatto per almeno cinque anni» (a Valerio Cappelli). «Per poco è sfuggita a un disastro. “Per anni non sono riuscita a pensarci: mi sognavo quel momento, a volte mi sentivo in colpa”. Per essere sopravvissuta? “Sì, non sono morta solo perché all’ultimo ho fatto il cambio con una collega: lei è salita su quel maledetto aereo, io no, e non lo avevo comunicato a nessuno, tanto che mia mamma ha creduto di avermi perso”» (Alessandro Ferrucci e Fabrizio Corallo). «Si trasferisce in Europa nel 1963. La sua bellezza particolare – alta e longilinea ma dai lineamenti duri – la rende adatta a ruoli di donna moderna, indipendente, disinibita e di forte temperamento» (Gianni Canova). «Candy e il suo pazzo mondo di Christian Marquand è stato il suo primo film, sicuramente non il migliore, è lei stessa a confermarcelo, ma quello che la mise in contatto con grandi e affermate star come Marlon Brando, Walter Matthau, Richard Burton, Charles Aznavour e Ringo Starr, che nel film era suo fratello. Nello stesso anno, il 1968, girò Il ladro di crimini di Nadine Trintignant, Una ragazza piuttosto complicata di Damiano Damiani e Gli intoccabili di Giuliano Montaldo. “All’epoca vivevo a Parigi, ero molto giovane e come tanti vivevo il sogno del cambiamento, ma non mi rendevo conto di quello che stava realmente accadendo. Di lì a poco la rivoluzione avrebbe cambiato anche me”. Dalla Ville Lumière si trasferì infatti a Roma e rimase conquistata dalla sua bellezza. Lì conobbe Luchino Visconti, un incontro fondamentale nella sua vita» (Fantasia). «“Il mio amore. L’ho conosciuto grazie a Helmut Berger: lui e Luchino erano molto amici, io mi sono accodata, e quando ero in presenza di Visconti mi sedevo accanto e restavo zitta, pronta a eseguire ogni sua volontà, solo i suoi desideri. Se mi chiedeva di cantare cantavo, se aveva sete mi alzavo e lo servivo: ero il suo cagnolino, e mi andava benissimo. L’importante era stare con lui. […] Era veramente come un padre, il genitore che mi è mancato sin da piccolissima”. […] In tutto questo c’era Helmut Berger. “Sì, con lui abbiamo recitato solo ne La caduta degli dèi, ma eravamo molto amici, sempre insieme: uscivamo la notte per buttarci nei locali, bere, ballare, insomma far festa. La mia vita allora era così: la mattina con Luchino, dove Berger raccontava le sue stupidaggini, e Luchino lavorava; la sera iniziava un’altra avventura”. Lei non è stata immediatamente coinvolta da Visconti nei suoi film. “Ci è voluto un po’, ma quando mi ha detto ‘Flori, ho una parte per te’ mi è preso un colpo: assalita dai dubbi, non sapevo se fossi in grado”» (Ferrucci e Corallo). In La caduta degli dèi (1969), comunque, «anche lei recitò in una piccola parte, dopo la quale ci furono solo ascese. Seguirono Metti, una sera a cena (1969) di Giuseppe Patroni Griffi – che portò poi a teatro, interpretando anche una delle canzoni della colonna sonora –, “un film creato con amore, ma visto oggi potrebbe essere banale”, ricorda. “In ogni caso, è uno di quelli a cui sono più affezionata, anche perché con me c’era Tony Musante, con cui avevo una forte intesa”. Il primo ruolo importante arrivò con Anonimo veneziano di Enrico Maria Salerno, che le valse uno dei tre David di Donatello vinti nella sua carriera, ma è stato Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Petri, premiato con l’Oscar come miglior film straniero nel 1970, il film che creò scalpore, oltre che per la storia raccontata, per la sua interpretazione: un cult, ancora oggi, nel cinema e nell’immaginario collettivo. “Durante la lavorazione non pensavamo affatto al successo che il film avrebbe potuto ottenere. […] Con Gian Maria Volonté ed Elio Petri – aggiunge – mi sono divertita molto, ma non mi sono mai resa conto che ero parte di un film mitico, un film che ha caricato una verità senza confine e che oggi è più che mai attuale”. […] Continuano i suoi ricordi di quell’epoca magica: la sua amicizia con Vittorio De Sica, che la volle in Una breve vacanza (1973), e con Alberto Sordi, che la diresse ne Il comune senso del pudore (1976), facendola recitare accanto a lui, Claudia Cardinale e Philippe Noiret. Due furono i film realizzati con il regista Lucio Fulci, Una lucertola con la pelle di donna e Non si sevizia un paperino, “un regista speciale e all’avanguardia, ma un uomo molto difficile”. […] Seguirono altri film: impossibile elencarli tutti, ma ricordiamo La gabbia (1986) di Patroni Griffi, il momento ultra-pop con i Vanzina in Miliardi (1991), Delitto passionale di Mogherini e La strana storia di Olga O di Bonifacio. In quegli anni fece anche molta tv e raggiunse la massima popolarità con La piovra, la serie che ha spianato la strada a tutte quelle che seguirono» (Fantasia). «“Ancora oggi molti si ricordano di me per La piovra, come se prima non avessi fatto altro. L’Italia si fermava per quello sceneggiato: fu un fenomeno clamoroso, ma quando accettai non immaginavo che avrebbe avuto quel successo. Ho sempre scelto per curiosità, o perché sentivo che un personaggio mi avrebbe portato a esplorare un universo emotivo nuovo”. […] Il suo ultimo lavoro è stato un cameo nel film Magari, di Ginevra Elkann [nel 2019 – ndr]. Come l’ha convinta? “È amica di famiglia, e quando è venuta […] a spiegarmi la sua idea ho detto subito di sì. Nel film sono sua nonna, la mamma di Alain Elkann. Ginevra, qualche ricordo di me, lo aveva perché ero molto legata a Gianni Agnelli: quando stavano a Roma, ero una di casa”. L’Avvocato aveva fama di seduttore seriale: ci ha provato con lei? “No, si figuri. Io conoscevo tutto di lui, lui conosceva tutto di me”. Le arrivano ancora molte proposte lavorative? “Tante, sia per film che per serie tv, molte anche dal Brasile. Dico di no a tutte, un po’ perché non ho più la memoria di un tempo, e un po’ perché dovrei tornare in un mondo che non mi appartiene. Certo, se arrivasse la telefonata di Paolo Sorrentino ci penserei”. Un sogno professionale, lo ha? “Ho una storia pronta come regista, ma non credo che riuscirò a realizzarla. Del resto, nel 2000 girai Eu Não Conhecia Tururú, una storia tutta al femminile: è stato in molti festival nel mondo, ma non è mai stato distribuito in Italia perché ebbi un litigio con la mia ex socia. È stata dura terminare il film”» (Canino). «Una volta ha detto: “Quando ho capito che non ero Eleonora Duse, mi sono messa a inseguire la felicità”. “Può essere. Comunque lo penso”» (Cappelli). «“A un certo punto della mia vita mi sono sentita ingabbiata, e ho mollato tutto per cercare di riprendere i miei spazi e i miei tempi. Alla fine, l’equilibrio, l’ho trovato qui, in mezzo alla campagna: è qui che mi sento felice, è qui che sono libera di essere libera”. Da anni Florinda Bolkan vive alla Voltarina, una proprietà nella campagna di Bracciano, vicino a Roma, terra dal verde lussureggiante dove […] ha fondato un agriturismo e un maneggio. […] Si gode il presente con Anna Chigi, la principessa con cui ha creato da zero un business in cui si mescolano la passione per i cavalli, l’organizzazione di nozze a prezzi pop, la produzione di olio e marmellate. “Si dice sempre che si torna dove si è stati bene, e non è un caso che io abbia messo le radici qui”, racconta. […] Considera il posto in cui vive il suo buen retiro? “Il mio rifugio, piuttosto. Vent’anni fa passai di qui durante una delle mie lunghe passeggiate a cavallo e percepii un’energia bellissima. Acquistai il terreno, e un po’ di tempo dopo ci ho costruito una casa”. Un rifugio piuttosto affollato, però. “Abbiamo alcuni dipendenti a rotazione, quattro camere molto comode per gli ospiti, ci sono asini, galline, cani, gatti e ovviamente i cavalli. Oggi ci sono tutte le restrizioni per il Covid, ma a pieno regime, per i brunch del fine settimana, abbiamo molte prenotazioni. Tutto merito di Anna, va detto”. […] “Non mi sono mai ritirata: semplicemente ho fatto un passo di lato perché sono cambiate le mie priorità. Quando per trent’anni fai l’attrice, vivi sul set e sei costantemente in mezzo alla gente, perdi di vista la vita vera. Pensi al colore del vestito, alla casa, alle ricchezze accumulate, e magari ti dimentichi di chiedere a tua sorella come sta”. Qual è stato il momento in cui ha deciso di staccarsi da quella vita? “Non c’è un momento preciso. Ho fatto lo switch quando ho capito che stare a cavallo o prendere la macchina per andare a farmi una passeggiata in spiaggia era più importante che aspettare il prossimo copione. Ho vissuto sempre senza il freno a mano tirato, godendomi tutte le sfumature della vita, ma, dopo aver viaggiato e conosciuto tante persone, ho sentito l’esigenza di fermarmi e di respirare”. […] Alla Voltarina cosa fa? “Sono pigra. Guardo molti film, leggo, faccio passeggiate, do qualche suggerimento in cucina”» (Canino). «“Anna Chigi […] è diventata la proprietaria della mia vita. È buddista, si adatta a tutto, ha un grande senso pratico, che io non ho”. […] Perché si chiama Voltarina? “Perché qui c’è la strada Valtorina: era la valle dove si allevavano vacche e tori… tutti storpiano i nomi. Poi ‘volta’ in portoghese significa ritorno. È come un ritorno, alla natura, alla libertà… Non ho il senso del possesso: anni fa ho venduto a un’asta i miei gioielli, tanto non li mettevo più”» (Cappelli). «Sto bene, forse non sono mai stata così serena, non intendo cambiare, non ho alcun rimpianto» • «Lei ha dichiarato: “Ho fatto troppe cose”. “Avrei potuto limitarmi, però non mi pento: è come una macchina, metti la benzina e vai, e finché c’è carburante non ti devi fermare”. Altrimenti? “Mi avrebbero dimenticata”. […] Le piaceva la fama? “Sì. Tutti lavorano per qualcuno, così io. Però spesso le persone non si rendono conto che il cinema stanca da morire: quando devi girare una scena di amore, gioia o sofferenza, devi lavorare sulle tue budella, sul tuo mondo interiore, ed è una fatica improbabile. Per fortuna sono sempre stata brava a non caricarmi troppe emozioni, altrimenti non sarei qui a godermi questi anni così belli”» (Ferrucci e Corallo) • Nubile, senza figli. Per circa vent’anni legata sentimentalmente alla produttrice Marina Cicogna (classe 1934). «Quella con Marina è stata una storia importante, ma non è la sola, ne ho avute altre. Quando una relazione finisce, finisce: non ci sto a ricamare sopra». «Ha più amato o è più stata amata? “Non saprei risponderle”. “Le rispondo io, allora: è più stata amata. Tutti la volevano e la desideravano, ma lei era inafferrabile”, interviene Anna Chigi, instancabile e dinamica, da anni sempre al suo fianco. […] Le manca non aver avuto figli? “Non ho mai sentito l’esigenza di diventare mamma”» (Canino). «Da noi, in Brasile, tutto era molto semplice e vero. Mia sorella, che tuttora vive lì, aveva relazioni con uomini e donne ed è una donna felice e appagata. Sono sempre stata libera, insofferente alle etichette e ai ruoli imposti. E sono rimasta la ragazzaccia di allora» • «Sono cattolica e credo a tante cose che vengono dai dieci comandamenti, ai suoi valori. Questa è la base della mia vita, ma non è che sia rigida come religione. Sono credente, sono una appassionata del Bambino Gesù di Praga. […] Per il resto, vado in chiesa come tutti i cristiani, […] però sono molto liberale su certe cose» (a Gianfranco Gramola) • «Florinda, lei è stata considerata a lungo una trasgressiva. È una definizione che le piace? “No, per nulla. Perché la trasgressione non è una cosa che mi attrae, e non è una parola che mi rappresenta”. C’è una parola che la rappresenta? (Ci pensa qualche secondo). “Libertà. Sono nata libera e voglio continuare a esserlo. […] Ho sempre fatto ciò che mi rendeva felice. Mi sono divertita e non ho mai avuto un problema: produttori e uffici stampa non mi hanno mai imposto nulla perché sapevano che non avrei accettato. Ho sempre deciso io come scrivere la mia vita”» (Canino) • «Berger, lo sente ancora? “No, con lui ho chiuso. Dopo la morte di Luchino è diventato orribile, si è distrutto, ha iniziato a intraprendere dei viaggi pericolosi. Ha deciso di addentrarsi in un percorso lontano da me: ha anche provato a coinvolgermi, inutilmente. Sono uscita da quel clima”» (Ferrucci e Corallo) • Intorno alla metà degli anni Settanta apparve per due volte, seminuda, sulla copertina di Playboy. «Con il mio corpo ho sempre avuto un rapporto naturale» • «La bellezza? Certo che mi ha aiutata, come potrei dire il contrario? Ma non è tutto. Ricevere complimenti fa piacere a chiunque». «Il tempo ha fatto il suo lavoro. Ma è rimasta magra come un punto esclamativo: così l’avevamo lasciata sullo schermo. Il suo volto è stato unico, una gatta dal fisico androgino. […] “Non capisco chi si rifà il viso. So che si invecchia, e non mi fa paura. Se non hai rughe, vuol dire che non hai vissuto. Il giorno in cui mi spaventerò guardandomi allo specchio potrei ripensarci. Quel giorno non è ancora arrivato”» (Cappelli) • «Istintiva, fatalista, un’indolenza affascinante che è un misto di Sudamerica e Roma. […] Lei è l’icona della libertà, ancora prima di essere stata un’attrice» (Cappelli) • «Sullo scandalo Weinstein e sui molestatori ha una sua teoria: “Anche a me è successo da ragazza: un regista si slacciò i pantaloni. Me ne andai, finì lì la cosa. Io dico: se sei brutto, se hai un aspetto sgradevole, è una cosa insopportabile. La seduzione spinta tra belli ci può stare. Ma ci si deve piacere. Alla bellezza si perdonano tante cose”» (Cappelli) • «Tutto sommato, al cinema sono durata poco. Non ho rimpianti, ho accettato l’invito che Dio mi ha mandato. E ho concluso quella parte della mia vita: non avevo più fantasia come attrice. Mi davano ruoli da dura, il contrario della mia natura solare». «I personaggi che la emozionavano maggiormente? “Quelli con una doppia lettura, quelli che uscivano fuori dai canoni, contraddittori in apparenza, complessi nella sostanza”» (Ferrucci e Corallo) • «Ho lavorato con registi straordinari, in contesti e in epoche irripetibili. […] Ma non mi sono fatta stritolare dai meccanismi del divismo: ho deciso io quando rallentare, o quando assentarmi. Sono fuggita a gambe levate quando avvertivo un’aria negativa, o non ero felice. Ho sempre inseguito il mio benessere. Noi attori non dobbiamo cambiare il mondo, ma dare emozioni e, se tutte le coincidenze sono favorevoli, lasciare il segno» • «Non so quanti anni ho, quando ho fatto quel film o quell’incontro, e neppure faccio progetti. Il tempo è il presente, e il passato forse è stato solo un sogno» • «La vita è un gioco, poi un giorno uno si sveglia e il gioco è finito. […] Ho ottenuto quello che ho cercato e voluto. E […] non sono felice – “felice” è un termine idiota –: io sono felicissima».