17 febbraio 2022
Tags : Greta Scacchi
Biografia di Greta Scacchi
Greta Scacchi, nata a Milano il 18 febbraio 1960 (62 anni). Attrice. «I miei ruoli sono divisi in seduttrice e tradita. Dai 22 anni ai 32 anni, quando sono diventata mamma, ero la seduttrice. Dopo sono diventata di colpo la tradita».
Vita Figlia dell’inglese Pamela Carsaniga, ballerina delle Bluebell, e del pittore, mercante d’arte e gallerista Luca Scacchi, soprannominato “Gracco” dall’amico Pablo Picasso. Dopo il divorzio dei genitori, a tre anni va a vivere a Londra con la madre e i due fratelli. Con le seconde nozze della madre la famiglia si trasferisce a Perth, in Australia • «Sono il risultato di un incrocio di culture. Credo di essere fortunata e anche un po’ traditrice perché posso servirmi con una certa disinvoltura delle mie diverse anime. L’Australia è il primo paese dove non mi sono sentita straniera. Lì lo è tutta la popolazione. In Australia poi si ha spesso la sensazione di essere pionieri perché non c’è una storia ingombrante che ti schiaccia. La nevrosi nazionale di essere lontani da tutto provoca anche una voglia di sperimentazione che rende vivace la vita artistica» (a Roberto Rombi) • «Mio padre non hai mai voluto che parlassi in italiano, l’inglese è stata da subito la mia lingua madre e questo mi ha molto aiutato nella mia carriera» (al Bif&st 2017) • «Credo che diventare attrice per me fosse inevitabile. Con una madre tipicamente inglese e un padre altrettanto italiano, sballottata fin dall’età di cinque anni fra due paesi, due lingue, due culture, passando dall’Italia dove tutti, me compresa, si esprimono così intensamente, all’Inghilterra, dove mi sentivo repressa, a quindici anni ho scoperto che il palcoscenico avrebbe potuto essere per me un rifugio e un modo di esprimermi. Tant’è vero che quando andavo a passare l’estate in Italia con mio papà – un mercante d’arte – la voglia di recitare mi passava. Ero soddisfatta. Vivevo, e mi bastava» (a Silvia Bizio) • «Ho capito che ero diventata una donna a 14 anni, durante una vacanza in Italia. Fino a pochi mesi primo ero solo una ragazzina, ma quell’estate molti uomini allungarono le mani: in treno, al supermercato, per strada. Ho capito che ero diventata un oggetto del desiderio. Non ero preparata: in Inghilterra, dove abitavo, non era mai accaduto» (a Caterina De Filippo) • A diciott’anni torna in Inghilterra per studiare recitazione all’Old Vic Theatre di Bristol. Piccole comparsate in teatro e qualche spot pubblicitario anticipano le prime esperienze per il piccolo schermo. Nel 1981 partecipa a un episodio televisivo di Bergerac, seguito l’anno successivo dal debutto al cinema con Das Zweite Gesicht (La seconda vita, 1982), di Domink Graf • «Per due mesi nel 1974 ho lavorato con Laurence Olivier, lui aveva 74 anni io 13, giravamo per la tv inglese il film The ebony tower dal libro di John Fowles. L’ho sentito raccontare il grande teatro nazionale. Quello che sognavo di fare» (a Silvia Bardi) • Il successo internazionale arriva con Calore e polvere, film del 1983 diretto da James Ivory, tratto dall’omonimo romanzo di Ruth Prawer Jhabvala. «Quando avevo dodici anni io e i miei fratelli viaggiavamo spesso da soli dall’Inghilterra all’Italia per andare a trovare nostro padre. Prendevamo il ferry, poi il treno, sempre da soli, senza essere accompagnati da adulti. Ho sempre avuto una grande passione sia per i viaggi che per la recitazione, e a un certo punto ho pensato che avrei dovuto rinunciare a uno dei due, che sarei dovuta rimanere fissa a Londra con la mia compagnia teatrale. Poi è arrivato James Ivory con Calore e polvere e immediatamente dopo i copioni mi arrivavano da tutte le parti. E ho potuto viaggiare ovunque, per giunta pagata!» (a Silvia Bizio) • «È diventata “una fantasia maschile” come dice lei, riferendosi allo sguardo del pubblico ma anche di alcuni registi tra gli anni ’80 e ’90: la bellissima moglie infedele di Misfatto bianco e la collega e amante del magistrato Harrison Ford in Presunto innocente, la bionda segretaria di cui si innamora Eric Roberts in Coca-Cola Kid e la fidanzata sexy che si invaghisce del produttore manipolatore Tim Robbins in I protagonisti. Non c’è quasi film, in quegli anni, in cui non abbia una seppur fugace scena di nudo: “L’ultimo a chiedermelo fu proprio Robert Altman per I protagonisti. I nostri accordi iniziali erano diversi, però prima della scena d’amore con Robbins, che fu complicata perché non ci stavamo simpatici, mi mandò in camerino il truccatore per il make up del torace (come si fa di solito prima delle riprese di nudo, ndr). Quando mi rifiutai, Altman arrivò e mi urlò: ‘Chi ti credi di essere, vieni sul set e spogliati!’. Mi ostinai e, così, si limitò a girare un primo piano sui nostri volti. Mesi dopo, quando il film ebbe successo al Festival di Cannes, si vantò con i giornali di essere stato l’unico regista a non avermi spogliato… Lo chiamai per dirgli che non era stato carino e mi sbatté il telefono in faccia. A distanza di tempo ho pensato che avesse una cotta per me”» (a Caterina De Filippo) • «Dopo Presunto innocente a Hollywood ho ricevuto offerte meravigliose, ma ero innamorata, non volevo allontanarmi dall’uomo che amavo e ho rifiutato. Poi Hollywood non mi piace, non mi piace che il valore di un attore sia calcolato sulla base degli incassi» (a Maria Pia Fusco) • Ha rifiutato il ruolo della protagonista di Basic Instinct (1992, di Paul Verhoeven), andato poi a Sharone Stone, con conseguente successo mondiale e la scena dell’accavallamento delle gambe diventata un cult. «Dopo i quarant’anni Hollywood mi ha un po’ dimenticata e ho fatto molto teatro. Per troppo tempo ero stata identificata al cinema con donna di un certo tipo e non volevo più quei ruoli, mi sentivo troppo stereotipata. Per questo motivo ho rifiutato la parte in Basic Instinct. Oggi alle giovani attrici dico: non abbiate paura di essere incasellate in un cliché, se il pubblico vi riconosce lavorerete sicuramente di più» (a IoDonna) • Sempre su Basic Instinct: «Ci sono state molte ragioni per il mio rifiuto, ma la più importante era che la sceneggiatura non mi piaceva. I soldi erano molto allettanti, ma sentivo che non avrei dovuto interpretare un altro ruolo di fantasia maschile. La parte non aveva nulla a che fare con l’essere una donna. Quando è uscito il film, sono rimasta sconvolta dal fatto che alcune delle grandi femministe dell’epoca come Camille Paglia e Naomi Wolf abbiano affermato che il personaggio era un’icona per le donne» (all’Independent) • Nel nuovo millennio ha recitato al cinema in Il ronzio delle mosche (2003), Beyond the sea (2004, di Kevin Spacey), Flightplan – Mistero in volo (2005, di Robert Schwentke), L’amore nascosto (2007, con Isabelle Hupper), La tenerezza (2017, di Gianni Amelio), La ragazza nella nebbia (2017, di Donato Carrisi), Operation Finale (2018, di Chris Weitz), Waiting for the Barbarians (2019, con Johnny Depp) • Anche tanta televisione. Vista nelle serie Broken Trail – Un viaggio pericoloso (2006), Miss Marple (2006), Incubi e deliri (2006), Poirot (2013), Guerra e pace (2016, nel ruolo della contessa Rostova), Versailles (2017), The Terror (2018) • Negli ultimi anni ha fatto molto teatro: «Ci tenevo molto all’inizio della mia carriera, ho avuto molto successo troppo velocemente e sentivo l’esigenza di fare teatro per crescere, per sperimentare. Invece ora che faccio tanto teatro, rimpiango il cinema» (al Bif&est 2017)
Recitazione Sulla sua tecnica di recitazione: «Ritengo che il Metodo di Lee Strasberg sia limitato, può tornare utile in alcune circostanze ma non basta, ci vogliono tanti metodi, tanti quante sono le diverse circostanze che si possono creare su un set. Per dirla con una battuta: mi sento più Marcello Mastroianni che Robert De Niro».
Peli Grande scalpore in Inghilterra nel 1995 per una sua foto dal set del film Jefferson in cui compariva con le ascelle non depilate. Titolo del tabloid People: «Vi eccitano le ascelle di Greta?».
Poesie Poesia preferita: Morning song di Sylvia Plath. «Leggo di tutto, da Shakespeare a Wendy Cope, e ho collezioni di poesie sparse per la casa, sullo scaffale del bagno, in cucina. Le poesie sono molto più adatte al mio ritmo di vita rispetto ai romanzi» (all’Independent).
Amori Dalla relazione con l’attore Vincent D’Onofrio, conosciuto nel 1991 sul set del film Ardore, è nata nel 1992 la figlia Leila George (che nel 2020 ha sposato l’attore Sean Penn). Con D’Onofio si sono lasciati nel 1993 • Dalla fine degli anni Novanta, l’attrice è legata a Carlo Mantegazza, che è suo cugino, e da cui nel 1998 ha avuto un secondo figlio, Matteo («All’epoca ci si sposava tra primi cugini, ma ammetto che è stata un po’ una follia»). Riservatissimi, i due vivono tra Australia e l’Inghilterra. Non si sono mai sposati • «Come si è difesa dagli uomini in questi anni? “Ho adottato l’insegnamento di mia madre. Un giorno mi ha mostrato il ginocchio e mi ha detto: ‘Questo è progettato per colpirli dove fa più male’. L’ho spiegato anche a Leila, ma non credo che le madri insegnino più questo genere di cose alle figlie. A me era stato spiegato, per esempio, che se ti vesti come un pasticcino qualcuno prima o poi vorrà addentarti. Oggi le donne pensano di potersi abbigliare come vogliono perché è un loro diritto. Mi sta bene, però se ti scopri troppo mandi un messaggio. E non tutte le occasioni sono giuste per farlo» (a Caterina De Filippo).