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 2022  febbraio 18 Venerdì calendario

Biografia di Camillo Ruini

Camillo Ruini, nato a Sassuolo (Modena) il 19 febbraio 1931 (91 anni). Cardinale di Santa Romana Chiesa • «Un principe della Chiesa, fra i più lucidi e sofisticati. L’ultimo grande politico cattolico italiano» (Marco Politi) • Vicario emerito del Papa per la diocesi di Roma (1991-2008). Già segretario generale (1986-91) e poi presidente (1991-2007) della Conferenza episcopale italiana. Mai nessuno, prima o dopo di lui, è rimasto alla guida della Cei tanto a lungo • «Nessuno dei suoi predecessori era stato tanto amato e criticato, blandito e temuto, al punto da diventare un personaggio centrale della politica» (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera, 3/3/2007) • Tramontata l’era della Dc, si rese conto che, invece di costituire un nuovo partito cattolico, sarebbe stato meglio favorire la presenza dei cattolici nei diversi partiti. Seppe così affrontare, «con una autorevolezza e una originalità largamente riconosciute anche dagli avversari» (Giovanni Maria Vian), la transizione dal regime concordatario del 1929 a quello del 1984, la crescente secolarizzazione, le questioni bioetiche poste dal progresso scientifico e tecnologico, il protagonismo dell’Islam. «Il passaggio del millennio ha segnato un curioso scambio nel nostro Paese. Mentre i cattolici perdevano la centralità del potere, i laici, pur vedendo finire l’incubo di “morire democristiani”, si sono lasciati sfuggire, proprio in favore dei cattolici, quella egemonia culturale che aveva caratterizzato la spartizione della società italiana all’avvio della Repubblica. E, in effetti, il protagonista centrale di questo scambio è proprio “don Camillo”» (recensione libro di Marco Damilano, Il partito di Dio, Einaudi, La Stampa, 10/10/2006) • Durante gli anni in cui gestì il potere, poteva permettersi di respingere numerose richieste di incontro da parte di segretari di partito (preferiva mandare avanti il segretario della Cei, cardinal Betori). Luciana Littizzetto, su Rai 3, lo prese di mira con il tormentone «Eminence!». Fu lui a portare in Senato Paola Binetti, scienziata dell’Opus Dei, unica parlamentare della Repubblica a portare il cilicio e a praticare la mortificazione corporale • Lui, anche oggi che si muove con il girello, e ha le gambe che gli reggono appena, non ha problemi ad ammettere: «Sono stato e sono un animale politico». Del resto, il suo motto era questo: «Meglio criticati che irrilevanti».
Titoli di testa «È vero che Cicchitto una volta le disse che avrebbe dovuto fare il segretario di Forza Italia? Ruini sorride: “Cicchitto me l’ha detto non una ma parecchie volte…”» (Cazzullo, Corriere della Sera, 19/2/2021).
Vita Il padre, Francesco, emiliano, è medico all’ospedale di Sassuolo. La madre, Iolanda, è di origini venete. «Qual è il suo primo ricordo privato? “Un prato, una palla, un filo spinato su cui la palla andò a finire; a Piandelagotti, sull’Appennino modenese, dove ero in villeggiatura con mia madre. Avevo due anni e mezzo”. Qual è invece il suo primo ricordo pubblico? “La guerra d’Etiopia. Dichiarata nel 1935, quando avevo quattro anni e mezzo. Abissinia, Negus... nomi che restano impressi”» (Cazzullo 2021). Fin da piccolo, Camillo ha una fede fortissima: «I suoi compagni di scuola si stupivano di questa forza di convinzione. “Ma come fai a dire che Dio esiste...” E lui rispondeva: “Ma sì che esiste...”» (Marco Tosatti). «“Mussolini e il fascismo non mi piacevano; specialmente da quando l’Italia entrò in guerra. Dicevo ai miei compagni di scuola che l’avremmo perduta, e per questo un dirigente fascista di Sassuolo si lamentò con mio padre, che era favorevole al regime”. Suo padre la rimproverò? “Mi raccomandò di essere più prudente, ma non mi rimproverò. Aveva anche lui i suoi dubbi, aiutò gli ebrei che conosceva a mettersi in salvo dalle leggi razziali” Come viveste, lei e la sua famiglia, durante la guerra civile? “È stato il periodo peggiore. Da entrambe le parti si sono compiuti atti di inaudita crudeltà e ferocia. Per grazia di Dio, la mia famiglia è stata risparmiata, probabilmente perché mio padre era un medico molto stimato e generoso, che curava gratuitamente parecchi poveri. In quel periodo si è prodigato per curare i feriti delle due fazioni”» (Cazzullo 2021). Alla fine della guerra, Sassuolo è al centro del Triangolo rosso: Camillo vede la gente morire per vendette politiche e private. «Cinque medici amici di mio padre furono uccisi sul greto del fiume Secchia». «Si ricorda di un giorno che era alla stazione, ed era vicino a lui un uomo che conosceva, un commerciante, padre di una sua amica. Si è sentito uno sparo, l’uomo ha detto: “Hanno sparato”, ed è caduto; avevano sparato a lui». «Ricordo anche le elezioni del 1948, con le quali ci liberammo dalla paura e tramontò l’ipotesi che i comunisti si impadronissero dell’Italia. A quelle elezioni ho dato il mio piccolo contributo diventando anche presidente del Comitato civico di Sassuolo, nonostante la mia giovanissima età. Quell’esperienza mi avvicinò molto alla parrocchia e l’anno seguente, terminato il liceo scientifico, decisi di entrare in seminario» (a Il Timone) • «È vero che i suoi genitori erano contrari? “Erano profondamente contrari. Per loro fu un grande dolore. Ma non posero veti, anche se avrebbero potuto, dato che ero minorenne. Poi, vedendomi felice, furono felici anche loro”» (Cazzullo 2021). «Lei si è mai innamorato o fidanzato? “Fidanzato mai. Sono stato attratto fortemente da alcune donne, ma ho sempre cercato di resistere e, pur soffrendo, ci sono riuscito, con l’aiuto decisivo del Signore”. Attratto prima o dopo essere diventato sacerdote? “Anche dopo. L’attrazione per le donne è inestirpabile nell’uomo e di per sé non è affatto un peccato”» (ibidem). Ruini si laurea in filosofia e teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Viene ordinato prete l’8 dicembre 1954, a cento anni esatti dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. «La vocazione è stata la grande benedizione della mia vita. Ha caratterizzato la mia identità; o meglio, si è progressivamente fusa con me, è diventata parte di me, ha costituito da allora in poi la gioia della mia vita» (Mimmo Muolo, Avvenire, 8/12/2004). «È vero però che lei è stato un giovane prete “di sinistra”? “Non direi proprio. È vero che alcuni lo pensavano, perché ero aperto alle nuove idee e al pensiero critico. In effetti è diffusa la convinzione che questi atteggiamenti possano ritrovarsi solo a sinistra”. Come visse il Concilio? “Con gioia ed entusiasmo. E ho lavorato per farlo conoscere, invitando a Reggio Emilia alcuni protagonisti dei dibattiti conciliari”» (Cazzullo 2021). Per anni, il giovane don Camillo insegna filosofia nei licei. E soprattutto, studia: Kant, Heidegger, Husserl, San Tommaso. Si forma sui tedeschi, in particolare Karl Rahner. Apprezza molto Tocqueville; in particolare laddove invita la religione a «non schierarsi mai con un partito o un regime», perché allora «essa aumenta il suo potere su alcuni uomini, ma perde la speranza di regnare su tutti» • «Come ricorda il primo incontro con Giovanni Paolo II? “Era l’autunno del 1984. L’invito a cena del Papa mi giunse del tutto inaspettato. Giovanni Paolo II mi rivolse tante domande; risposi con una franchezza che lui apprezzò molto. Da allora i nostri rapporti sono diventati sempre più intensi”. Come lo ricorda come persona? “Misericordioso: perdonava tutti, anche quelli che gli facevano cattiverie. Grande senso dell’umorismo. Intelligenza sbalorditiva”. Ad esempio? “In qualsiasi Paese andassimo, parlava la lingua: francese, spagnolo, portoghese, inglese, slovacco... Con Ratzinger parlava in tedesco. In Ucraina parlò fluentemente ucraino. Finalmente in Ungheria scoprimmo che pure lui non parlava il magiaro. Leggeva due libri contemporaneamente”. Come si fa a leggere due libri contemporaneamente? “Leggeva quello difficile e si faceva leggere ad alta voce quello più facile, magari un classico della letteratura”» (Cazzullo 2021) • Ruini fa una carriera rapidissima. Nel 1983 è vescovo ausiliare di Reggio Emilia. Giovanni Paolo II lo incarica di preparare gli stati generali della Chiesa italiana a Loreto nel 1985, dove la linea di Ruini vince, mentre la linea progressista del cardinal Martini viene sconfitta. «Il convegno era dedicato alla riconciliazione, ma che è ricordato per il clima di contrapposizione tra le due anime dei cattolici italiani, ben rappresentate dall’Azione cattolica e da Comunione e liberazione. Due tifoserie contrapposte, con fischi e applausi da una parte e dall’altra» (Marco Damilano, L’Espresso, 1/9/2004). L’anno dopo, Ruini è promosso segretario generale della Cei. «Io ero un uomo di provincia. Quella nomina mi ha consentito di allargare l’orizzonte, di vivere un’esperienza grande, che certamente non avevo meritato». Altri cinque anni e diventa, in rapida successione, vicario del papa per la diocesi di Roma, presidente della Cei e cardinal • «Da vicario del papa è in simbiosi perfetta con Giovanni Paolo II, più che il cardinale Richelieu col Re Sole. Visto da vicino, nei maestosi saloni del Palazzo del Laterano, appare fragile e timido. Anche enigmatico» (Sandro Magister, Diavolo edonista, L’Espresso, n. 50-51, 12-19/12/2002) • «È un emiliano atipico. Il suo volto, affilato e pallido, contrasta, infatti, con lo stereotipo paffutello e roseo del nativo di quella grassa e gaudente terra al di sotto del Po. All’estroversione e bonomia tradizionale dei suoi concittadini, Ruini contrappone la riservatezza e un certo, apparentemente algido, approccio sia col mondo sia con gli uomini. Chi lo conosce meglio, invece, sa che, dietro il suo atteggiamento schivo, assolutamente impermeabile alla vanità mediatica e alla facile popolarità, cela un’affettuosità capace di slanci imprevisti, un carattere ironico e arguto, ma tenace, nelle collere come nelle simpatie» (Luigi La Spina). «Nella sua parola, la geometria prevale sul pathos. “Ragiona come un arcivescovo tedesco”, ha detto di lui Giorgio Rumi» (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera, 8/4/2005). «Ama dettare la sua strategia in calibrati discorsi tra vescovi, illeggibili per i non iniziati. Ma a tu per tu è diverso. Ha parole ben scolpite su tutto: politica e fede, cattolici e laici, Europa e Islam. Anche le polemiche non le schiva: non fa nomi, ma la sostanza c’è tutta» (Magister). È a questo punto, nel 1995, che Ruini riconvoca gli stati generali della Chiesa a Palermo. Da lì, Sua Eminenza lancia quello che chiama «progetto culturale»: un piano per rifare l’Italia cristiana.
Idee «Vuole riconquistare l’Italia alla fede come fosse un paese di missione? “Più che di missione, papa Giovanni Paolo II ha parlato di nuova evangelizzazione. La missione fa pensare a una tabula rasa, su cui il Vangelo è tutto da impiantare. La nuova evangelizzazione scende invece su un terreno già nutrito di cristianesimo, nel quale la grande eredità cristiana è insidiata e contrastata ma persiste. Il Vangelo che si annuncia è il medesimo qui e in terra pagana, ma il contesto è diverso. È diverso l’uomo”. Che nuova figura d’uomo vede avanzare? “Lo chiamerei l’uomo naturalistico”. Amante della natura? “Non amante, parte. L’uomo che viene avanti si sente egli stesso semplicemente parte della natura. Si concepisce così. Non è la prima volta che ciò accade nella storia dell’umanità. E puntualmente a questa visione naturalistica si accompagna un’etica edonistica ed utilitaristica”. Quindi è un uomo che semplicemente vuole godersi la vita? “Godere la vita e far calcoli su ciò che giudica più immediatamente vantaggioso per sé”. Quali segni le fanno vedere che è questa la nuova figura d’uomo? “Il segno più importante viene dalle scienze antropologiche. Oggi, in larga misura, non sono più i filosofi ma gli uomini di scienza le guide culturali della nostra civiltà. E molti di questi sono portatori della visione che ho detto. È una visione che domina la scena dei media e che immagino sia ampiamente divulgata anche nelle scuole”. Fin qui la teoria. E la pratica? “Per cogliere i riverberi di questa visione nella pratica quotidiana e nel costume basta guardarsi attorno”. Chi è l’Epicuro di questo moderno naturalismo? “È una specie di profeta collettivo, che vedo all’opera in particolare nel sistema mediatico. I media influenzano la vita e nello stesso tempo la fotografano. Spesso in modo molto parziale, tendenzioso”. E a questa sfida volete contrattaccare con la nuova evangelizzazione? “All’uomo naturalistico dobbiamo essere capaci di proporre una diversa immagine d’uomo, quella cristiana. Se ci mettessimo sulla difensiva non andremmo lontano”. Sulla difensiva un papa come Karol Wojtyla non sta di certo. Lui sulle barricate ci va volentieri. “Siamo e dobbiamo essere combattivi, ma sempre in modi sereni e pacati, come in realtà fa il papa. Perché, in fondo, noi vogliamo offrire alla società un servizio: aiutarla a tenere in piedi quelle che sono le colonne portanti della nostra civilizzazione”. Intende dire la tutela della vita nascente, la famiglia, la scuola, i vostri classici temi di battaglia? “Sicuramente. Ci accusano di fare su questi temi una guerra di retroguardia, a ritroso della storia, contro il sentire comune. Quando invece sono proprio le colonne sulle quali ha poggiato fino a poco tempo fa la civiltà alla quale apparteniamo. Se le togliessimo, non dico che crollerebbe tutto, ma certo tutto cambierebbe in peggio, le condizioni di vita in cui verremmo a trovarci sarebbero meno umane”. E perché invece non più libere? Senza i vincoli che la Chiesa vuole imporre alle scelte di ciascuno. “La libertà non è un vivere in balia dell’istinto. È capacità di scelta culturalmente motivata. La vera libertà ha sempre a che fare col principio di realtà. Un vita migliore per sé e per gli altri si costruisce anche con un certo superamento di sé” Il principio di realtà non rimanda a Freud? “Infatti. Ma anche la grande etica cristiana è realista. Pensiamo a san Tommaso d’Aquino. La realtà ha un "logos", una sua razionalità profonda, a differenza da quello che hanno detto Hume e molti dopo di lui, secondo i quali la realtà è così casuale e insensata che da essa non si può ricavare alcun imperativo etico”» (Magister).
Battaglie «Ha mosso la Cei come una lobby per leggi che rafforzassero l’istituzione ecclesiastica o per sbarrare la strada a novità invise al magistero. Ha ottenuto che i catechisti dell’insegnamento di religione diventassero docenti statali a tutti gli effetti. Ha ottenuto, al di là dei generosi finanziamenti dell’8 per mille, che venissero finanziati anche gli oratori. Ha premuto costantemente per il finanziamento delle scuole cattoliche. Sul piano delle leggi generali ha bloccato il divorzio breve anche per le coppie senza figli. Ha imposto la formulazione finale della legge sulla fecondazione assistita, con il veto per la madre di sottoporre a diagnosi l’embrione che impianterà. Ha ispirato le campagne contro la pillola del giorno dopo e la pillola abortiva» (Politi).
Vittorie L’apogeo della sua parabola fu il referendum sulla fecondazione assistita del giugno 2005. Il 74% degli elettori non andò a votare.
Curiosità Aveva una segretaria laica, la signora Pierina • Si diceva avesse la passione dei soldatini. «Ma non è vero! Mio padre me ne regalò quando avevo sei anni, ci giocai un po’ e poi li misi via, preferivo far navigare barchette nei fossi» • Parla tedesco e francese. È a suo agio con lo spagnolo. Passò l’estate del 1998 tra l’Inghilterra e l’Irlanda, per perfezionare l’inglese • Gran lettore di quotidiani e riviste • Lui e Giovanni Paolo II erano d’accordissimo con la rilettura in chiave fenomenologica di San Tommaso • Ha scritto un libro con Eugenio Scalfari, Gianni Vattimo e Claudio Magris (Le ragioni della fede) • Ha discusso a distanza con gli intellettuali che Avvenire ha definito «i tre Alberti» (Ronchey, Asor Rosa e Arbasino) • Vicino a Ciampi, gelido con Scalfaro • Cossiga disse di lui: «Come presidente della Cei è stato un grande, ma come segretario regionale della Dc sarebbe stato il massimo» • Fu lui a celebrare il matrimonio di Romano Prodi • Non è pentito di non aver celebrato il funerale a Welby («Mi rendevo conto che negarlielo mi avrebbe attirato forti critiche, ma questo non mi ha mai spaventato. E soprattutto il funerale religioso è una cosa assai diversa dal giudizio di Dio. Per la salvezza eterna di Welby ho pregato molto») • Nel 2021, quando le gerarchie cattoliche tedesche si espressero a favore di matrimoni gay, preti donne, sacerdoti sposati e intercomunione con i protestanti, disse «Spero con tutto il cuore che non ci sia alcuno scisma e prego per questo» • «Cosa risponderebbe a Martini che nell’ultima intervista dice: “La Chiesa è indietro di 200 anni”? “Non ho mai polemizzato con lui da vivo, tanto meno lo farei adesso”» (Timone) • «Occorre distinguere due forme di distanza della Chiesa dal nostro tempo. Una è un vero ritardo, dovuto a limiti e peccati degli uomini di Chiesa, in particolare all’incapacità di vedere le opportunità che si aprono oggi per il Vangelo. L’altra distanza è molto diversa. È la distanza di Gesù Cristo e del suo Vangelo, e per conseguenza della Chiesa, rispetto a qualsiasi tempo, compreso il nostro ma anche quello in cui visse Gesù. Questa distanza ci deve essere, e ci chiama alla conversione non solo delle persone ma della cultura e della storia. In questo senso anche oggi la Chiesa non è più indietro, ma è più avanti, perché in quella conversione c’è la chiave di un futuro buono» • «Che cosa pensa davvero lei di papa Francesco? “Forse non ho con lui quella spontanea sintonia che avevo con Giovanni Paolo II e anche con Benedetto XVI. Ma di lui penso molto bene. Ammiro la sua dedizione alla Chiesa, ai poveri, alla fraternità tra tutti gli uomini e i popoli. In una parola, in Francesco riconosco il mio Papa, senza riserve”» • «Francesco però ha criticato “gli zelanti, gli scrupolosi, i premurosi, i cosiddetti tradizionalisti, gli intellettualisti”. A chi si riferiva? “Ma ha criticato anche i buonisti, chi vorrebbe scendere dalla croce o truccare il depositum fidei per accontentare la gente. Collocare il Papa da una parte contro l’altra è fare il contrario di quanto il Papa stesso ci domanda”» • «La Chiesa italiana oggi è in declino? La sua autorevolezza, la sua influenza sulla società sono in declino? “Purtroppo un certo declino è innegabile. Le cause sono molte. La principale è la forza della secolarizzazione, anzi della scristianizzazione che attraversa le società occidentali e si allarga anche oltre; ad esempio in America Latina. Non dobbiamo però rassegnarci, tanto meno disperare. Occorre insistere nell’evangelizzazione e prendere posizioni chiare, coraggiose e realistiche sui problemi che interessano alla gente. Soprattutto, dobbiamo aver fiducia nel Signore che non abbandona il suo popolo”». «Cardinal Ruini, il suo nuovo libro si intitola C’è un dopo?, con il punto interrogativo. Questo significa che neppure lei è assolutamente certo che “un dopo” ci sia? “Personalmente sono certo. Ma mi rendo conto che questa certezza è un dono di Dio, e che nel contesto culturale di oggi può essere difficile raggiungerla”».«Come vorrebbe essere ricordato? “Come una persona semplice, con un forte e forse eccessivo senso del dovere, che ha cercato di servire il Signore e che non ha odiato nessuno”. C’è qualche errore, almeno uno, che ritiene di aver commesso? “Di errori ne ho fatti molti, a cominciare dai miei tanti peccati, e chiedo di cuore perdono a Dio e al mio prossimo. Nelle responsabilità che ho avuto un errore è stato il fidarmi troppo di me stesso”» (Cazzullo).
Titoli di coda «Quando Luciana Littizzetto la chiamava Eminenz, le dava fastidio o la divertiva? “Decisamente mi divertiva. Irritava invece varie persone a me affezionate”» (Cazzullo, 2021).