22 febbraio 2022
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Biografia di Luca Goldoni
Luca Goldoni, nato a Parma il 23 febbraio 1928 (94 anni). Giornalista. Scrittore. Umorista • «Gran giocoliere della parola» (Giulio Ferroni, l’Unità, 9/5/2008) • «Ironico fustigatore di vizi pubblici e privati» (il Comune di Parma, nell’assegnargli la medaglia d’oro cittadina, 2001) • «Capace di scrivere di come si comprano i jeans o della politica estera di Kennedy con la stessa leggerezza e lo stesso distacco» (Carlo Baroni, Corriere della Sera, 2015) • Iniziò alla Gazzetta di Parma, passò al Resto del Carlino, quindi al Corriere della Sera. È stato cronista di nera e corrispondente di guerra. Viaggiò in Patagonia, Australia e Groenlandia. Seguì da inviato la primavera di Praga (1968) e il settembre nero in Giordania (1970). Ha scritto cinque dozzine di libri di tutti i generi, dal saggio storico al romanzo, specializzandosi però in «ironiche descrizioni della vita degli italiani negli anni del boom economico e delle trasformazioni successive al Sessantotto» (Treccani). Sua ultima opera: Cosa farò da piccolo. Il futuro alla mia età (Mondadori, 2018), che uscì quando era già nonuagenario • «La sua esistenza l’ha fatta coincidere sempre, e quasi totalmente, con il suo amato mestiere di giornalista e di scrittore» (Francesco Cevasco, Corriere della Sera, 17/12/2008) • Un tempo, essendosi diffusa la voce che fosse un’amante dell’ozio, diceva: «Macché, sgobbo e mi diverto» • Oggi dice: «Capisco che ho novant’anni, perché ho la memoria piena, come quella dei PC…» (ad Alessandra Stoppini, Sant’Alessandro.org, mensile della diocesi di Bergamo, 27/12/2018).
Titoli di testa «10 marzo 1970. A pranzo con Meccoli, Conigliaro e Luca Goldoni, che vedo per la prima volta e che mi fa un’eccellente impressione. Goldoni è proprio della mia razza. Speriamo non traligni come Bocca e Cavallari (fra i quali però c’è una differenza: Bocca è un galantuomo)» (Indro Montanelli, I conti con me stesso, Rizzoli, 2009).
Vita «Sono abituato ad andare al cimitero fin da quando ero piccolo. Mio padre morì di meningite quando avevo cinque anni. Per me il 2 novembre, era un giorno terribile, andavo da Parma a Modena, dove è sepolto. Ricordo che dovevo fare questo dovere, un dovere “cupo”. Già osservare dal finestrino del treno i padiglioni del cimitero di Modena mi rattristava» (alla Stoppini). Luca è del 1928. «Sono coetaneo di Topolino. Con qualche sfasatura: io sono nato poppante, mentre lui era già un ragazzo e faceva discorsi sensati. Quando anch’io approdai alla ragione feci alcune scoperte su di lui […] Primo: perché mentre io facevo la cresima, loro non andavano mai in chiesa? Non esistevano un dio topo e un dio papero? Secondo: perché io avevo dei genitori e i personaggi di Disney soltanto una caterva di zii? Terzo: perché i miei genitori e i miei nonni prima si erano fidanzati e poi erano diventati marito e moglie, mentre Topolino e Paperino erano fidanzati a vita?» (Cevasco) • La sua è una giovinezza difficile. «In sintesi? Bombe, morte, fame, freddo» (lettera a Salvatore Giannella, 3/3/2018). «Tra le date impresse a fuoco nella mia memoria primeggia il 25 luglio 1943, quando i gerarchi si ribellano a Mussolini e lo abbattono. Crollava il mito in cui avevo creduto. “Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi” stava scritto sul mio medaglione di balilla. E il Duce si era fatto cacciare senza battersi. Non l’avrei ucciso, ma non l’avrei più seguito» • «Furono anni terribili, rubati alla mia adolescenza e regalati a una precoce maturità» • Poi, finalmente, con il 25 aprile 1945 arriva la pace. E assieme a quella «le prime notti a luce accesa ballando il Boogie, la libertà, cioè andare in piazza e dire “io sono contro”» • Luca frequenta il liceo classico Romagnosi, a Parma. È compagno di Luigi Bonardi, che diventerà scrittore con lo pseudonimo di Luigi Malerba. «In classe con me c’era anche tale Molossi, figlio del direttore della Gazzetta. Eravamo tutti presi dal giornalismo, sulla sua scia, pensate che questo compagno fondò un giornalino di classe che si chiamava “L’eco della terza B”. Si può dire che il primo approccio alla professione avvenne in quel momento. Eravamo così appassionati che quando il Giro d’Italia arrivò a Parma andammo in gruppo a cercare Montanelli in albergo. Lui ci accolse nella sua stanza ma già prima di arrivare lo sentivamo battere sulla mitica Lettera 22 e ne seguimmo il suono» (al Carlino, 17/7/2011) • La sua strada è segnata. «Non che non sia stato, e non sia tuttora, un bellone che avrebbe potuto fare l’attore, non che con quella passione per i motori una carriera da pilota non potesse scapparci, non che con la sua competenza marinara un professionista delle regate non potesse affiorare dalle acque dell’Adriatico, ma, e citiamo un altro titolo di un suo libro, era quel Sempre meglio che lavorare, cioè il giornalismo, il mestiere suo» (Cevasco). Inizia alla Gazzetta di Parma, poi passa al Carlino, nella redazione di Bologna. «All’inizio degli anni Settanta rischiò di perdere la grande occasione della vita, e cioè l’assunzione al Corriere della Sera, perché non voleva trasferirsi a Milano. Spadolini, allora direttore del Corriere, lo cacciò in malo modo. Poi cedette e accettò le condizioni del candidato all’assunzione: qualifica di inviato e sede a Bologna, cioè a casa propria» (Michele Brambilla, Stampa, 15/2/2010). «Goldoni è tutto stupito di aver trovato al Corriere un ambiente facile e cordiale: anche lui aveva creduto alla leggenda di un giornale arcigno e ostile ai nuovi venuti. Gli ho detto: “Tu sei uno dei pochi giovani che non si sono lasciati adescare dalle sirene corruttrici dell’ideologia e della sociologia”. Mi ha risposto che lo deve a me e al mio esempio. Così ci siamo un po’ invaselinati a vicenda, ma senza eccessivi oltraggi alla sincerità» (Montanelli). Indro, che si ricorda di aver incontrato Goldoni quando era un ragazzo, gli dà questo consiglio: «Scrivi bene, usi molto l’ironia. Ma sta’ attento: è un’arma pericolosa».
Amori Sposato con Franca Pancera. «Il mio lavoro interferisce con la famiglia? Sì, ed è alienazione totale. Per esempio, mia moglie mi sta sottoponendo un problema di casa e io mi distraggo perché le sue parole mi suggeriscono la chiusa di un articolo».
Figli Uno, Alessandro, anch’egli giornalista. «Questa professione, come quella di notaio o di avvocato, talvolta si fa e talvolta si eredita» (Stefano Lorenzetto, Il Giornale, 18/2/2008).
Consigli Michele Brambilla, attuale direttore di QN, era compagno di giochi di suo figlio Alessandro. Nell’estate del 1969 erano tutti a Milano Marittima, hotel Ariston, bagni Tonino e seguirono l’allunaggio nella stessa camera d’albergo. Quando Brambilla gli confessò che anche lui voleva fare il giornalista, Goldoni padre: «La cosa più importante è la tenacia. Devi incaponirtici su. Prova e riprova senza arrenderti mai». Anni dopo si ritrovarono entrambi al Corriere.
Parolacce Primo a scrivere «con le dita tremanti» la parola «cazzo» sul Corriere della Sera (era il 1976, si trattava di riportare il celebre pronunciamento radiofonico di Cesare Zavattini: «E adesso dirò una parola che finora alla radio non ha mai detto nessuno». Lunga pausa di silenzio. «Cazzo!») (Antonio Gurrado, Il Foglio, 18/3/2020).
Cani «Il mio pastore tedesco era talmente uguale a Rex che una volta ho provato a fingere un malore per testare la sua reazione. Mi sono disteso a terra, lui si è avvicinato, mi ha annusato per un po’ e poi è andato a rincorrere un fagiano».
Cellulari «Una volta ero riuscito ad ottenere un’intervista con un grosso personaggio. Vado da lui, mi riceve e mi fa accomodare. Inizio l’intervista ponendogli la prima domanda, incomincia a rispondere quando all’improvviso si porta una mano al petto. Mi preoccupo immediatamente, perché penso a un attacco cardiaco. Invece no, falso allarme, per fortuna, è solo il suo cellulare che vibra educatamente. “Porti pazienza un attimo… rispondo”. “Pronto? Ora non posso parlare, mi stanno intervistando, richiamami tra un quarto d’ora”. “Mi scusi, ricominciamo”. Dopo un po’ ecco che il personaggio si porta di nuovo la mano al petto, ma io sono tranquillo, ormai ho capito che non si tratta di un attacco di cuore. Lui alza gli occhi al cielo e mi fa: “Mi scusi di nuovo”. Risponde al cellulare e da ciò che dice capisco che sta parlando con sua moglie. “Taglia corto, sono alle prese con un’intervista!”. Chiude il cellulare e mi dice: “Mi scusi! Era mia moglie, dove eravamo rimasti?”. Spiego al personaggio a che punto eravamo rimasti e andiamo avanti ancora un po’, quando squilla il telefono fisso, lui alza gli occhi al cielo per la terza volta e risponde dopo essersi scusato con me. Mentre lui è impegnato nella conversazione telefonica io mi alzo piano piano e raggiungo la porta da cui sono entrato. Lui allora si accorge dei miei movimenti e mi chiede: “Ma dove sta andando?”. Rispondo lapidario: “Vado fuori e le telefono!”» (alla Stoppini).
Politica/1 «Temo di aver contribuito a far vincere Berlusconi. Non me lo perdonerò mai. Nel 1994 scrissi un paio di editoriali sul Corriere della Sera. Bisogna voltarlo, dicevo. Perché è ricco di suo e dalla vita ha avuto tutto. Se scende in campo è perché vuole passare alla storia ed essere sepolto al Pantheon. Dopo la delusione cocente chiesi scusa ai miei lettori scrivendo che avevo preso uno dei granchi più colossali della mia vita» (a Costanza Rizzacasa d’Orsogna, ItaOg, 31/1/2013).
Politica/2 Nel 2018, definì il contratto di governo Lega-5 Stelle «un delirio nuziale, come lo sarebbe fra una monaca vergine e un guru della poligamia».
Religione «Mi affascina il rapporto con Dio nell’allegoria immaginata da Albert Einstein. Un ragazzo si trova in un’immensa biblioteca tappezzata da libri scritti in molte lingue. Ha il sospetto che questa moltitudine di volumi siano disposti in un ordine logico, ma lui non sa quale. Con queste immagini, conclude Einstein, avverto la presenza di un potere superiore che si cela però nell’incomprensibile universo» (a Giannella).
Vizi Non capisce i vecchi che rinuniciano a sigarette, alcol, fritto e insaccati «per arrivare a cent’anni, magari in carrozzella» • «Tempo fa ero in America, ospite di amici. Alla fine del pranzo chiedo il permesso di concedermi una sigaretta. La padrona di casa, turbata, aggrotta le sopracciglia e mi dice “vai di là, caro, da noi fumano solo i barboni o i carrettieri”. Incasso il colpo. Poi arriva il carrello delle bottiglie: bourbon, whisky, gin, Martini. Dopo un po’ erano tutti sbronzi tranne me. E le ho detto: da noi bevono solo i carrettieri o i barboni» (a Mirella Serri, Sette, 11/3/2004).
Tifo Ai Mondiali 2006, dopo Calciopoli, amareggiatissimo, decise di tifare contro l’Italia. «Non tardai a prender atto che la Nazionale puoi detestarla e ignorarla: ma se ti scappa di guardarla ne resti subito plagiato. Una bella partita ti fa scivolare in una specie di lungo orgasmo. Sei tra le braccia della donna che te ne ha fatte di tutti i colori, ma che per un’ora o una notte ti fa volare (uso volutamente il lessico da fotoromanzo)».
Curiosità Ha la cantina piena di settimanali, giornali e cianfrusaglie che non ha il coraggio di buttare • Si commuove quando ascolta La leggenda del Piave • È stato autore televisivo (a Fantastico, chiamato da Pippo Baudo) • Ha scritto le battute per Beppe Grillo • Si arrabbiò moltissimo quando Mauro della Porta Raffo gli fece notare delle imprecisioni nei suoi articoli. «Scrisse che ero un topo di biblioteca. Poi ci siamo incontrati a una presentazione di un suo libro, a Varese. Da allora abbiamo fatto incontri in tutta Italia» (MdPR, a Francesco Borgonovo, Libero, 2/1/2021) • Appassionato di animali • Uno dei suoi cani è morto dopo aver mangiato una polpetta avvelenata • Visto che, per via della morte del padre, da bambino era sempre al cimetero, oggi non visita mai la tomba della madre. «Ma vado sempre a trovarla in una piccola chiesa di Milano Marittima, dove trascorreva per un mese l’anno le sue vacanze. Una chiesa famosa, perché dietro l’abside ha una grande vetrata che da su di una pineta. Vado sempre sul terzo banco a destra, dove si sedeva lei e lì la ritrovo, ritrovo il suo profumo, la sua voce» • «Come si sa, l’uomo è il più infelice degli esseri viventi, perché ha coscienza anche della morte. Lo sa anche da giovane, ma non collega l’evento alla sua sorte personale... È invecchiando che il nostro si scopre all’improvviso “zavorra” per i bilanci dello Stato, “soggetto a rischio” per gli agenti delle assicurazioni che lo valutano come un’auto usata: quanti chilometri ha? Che aspettativa di vita ha?» • Detesta i social («Al celebre oncologo che annuncia su Facebook la scoperta di una cura sulla leucemia risponde un tanghero che dice di poter curare i tumori con l’Alka Seltzer, e a tutti e due il sistema riserva gli stessi spazi, lo stesso carattere di stampa, e in buona sostanza lo stesso peso… Ma le sembra normale?») • Detesta «il protagonismo del cretino» («Quando ho iniziato a fare il giornalista riempivo il colonnino delle brevi, e me lo facevano pure riscrivere. Prima che mi facessero firmare un trafiletto è passata una vita. In una società degna di questo nome ci deve essere qualcuno che ha il compito e la responsabilità di ricordarti che sei un pirla e che per non esserlo più devi studiare, impegnarti, ragionare. Ora invece l’ultimo mentecatto si può lanciare in una critica della politica monetaria e pubblicare tutto sul web…») • Guarda sempre i quiz prima del telegiornale, ma l’ignoranza dei concorrenti lo fa arrabbiare («Non sanno nulla di nessun argomento. Non sanno se Hitler è morto nel 1945 o nel 1985. Non sanno se il Nilo è in Africa o in Oceania, non sanno niente di niente. E questa ignoranza non li fa arrossire. Macché, sghignazzano») • «Quando leggo di una cosa che entrerà in funzione tra cinque anni, non la leggo, ho novant’anni e sono già oltre i limiti. Per quanto riguarda gli altri, mio figlio e i miei nipoti, beh, mi si spezza il cuore, andranno incontro a un mondo che sarà sempre più invivibile» • Non gli dispiacerebbe una bella Apocalisse. «Finire con tutto il mondo è meno triste che morire per conto proprio, non si vedono i parenti attorno al letto, non si ascolta oltre la finestra la vita che continua» (a Giannella) • «Rimorsi? “Sì: mi sono lasciato troppo consumare e assorbire dal mio lavoro. Quando incontro degli amici – affermati professionisti, che si ritagliano il tempo per smestolare nelle mense dei barboni, guidare ambulanze, portare coperte ai clochard avvolti nei cartoni, regalare una passeggiata a qualcuno con il bastone bianco – mi sento in imbarazzo, come se avessi esaurito la mia solidarietà con qualche chiamata a Telethon. Peccato: riparerò nei prossimi novant’anni”» (ibidem).
Titoli di coda «Roma, 29 novembre 1982. Caro Goldoni, sono sceso nel mio studio e una tristezza senza un chiaro motivo mi ha preso. Forse perché mia moglie è partita per Firenze? Perché la situazione politica mi preoccupa e mi pesano soprattutto le vane attese degli italiani? Non è una tristezza esistenziale, perché più gli anni aumentano, più cresce in me l’amore per la vita...Poi ho tolto a caso dallo scaffale un libro: Lei m’insegna di Luca Goldoni. L’ho sfogliato, ho riletto alcune pagine e la serenità è tornata nell’animo mio. Grazie, caro Goldoni e buona fortuna. Con affettuosa amicizia, Sandro Pertini».