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 2022  febbraio 25 Venerdì calendario

Biografia di Deborah Gelisio

Deborah Gelisio, nata a Belluno il 26 febbraio 1976 (46 anni). Ex tiratrice a volo. Argento nel double trap alle Olimpiadi di Sydney 2000. È stata la prima atleta donna italiana a salire sul podio olimpico nella storia del tiro a volo. Ha partecipato anche ai Giochi di Atlanta 1996 (quindicesima) e Pechino 2008 (settima). Ai Mondiali quattro ori e un argento individuali, tre ori e due argento a squadre. Agli Europei tre ori individuali, un argento e quattro bronzo individuali e sette ori, quattro argento e un bronzo a squadre. Argento ai Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009. «Sparare, per me, è sempre stato un gioco».
Vita «È cresciuta a pane e cartucce. Il padre Renato e i fratelli sono tiratori e cacciatori, gestiscono un campo di tiro e hanno un’armeria (dove anche lei lavorava prima di entrare nella forestale) a Mel, un paesino di seimila abitanti in provincia di Belluno. La vita di Deborah è tutta lì: fucile e piattello. Quindicimila colpi all’anno, e molte meno parole. […] Una che non indossa mai la gonna, che firma gli autografi prima col cognome e poi col nome, che legge i gialli che compra in aeroporto prima del check in, che è credente ma non va a messa, che non guarda la televisione perché non le interessano “le guerre e quelle robe lì”, che il film della sua vita è Opera di Dario Argento, che la star preferita è “quella che fa la pubblicità dello spumante, come si chiama, ah sì: Sharon Stone”, che ha chiuso i libri dopo la terza media “e me ne pento molto”, che beve solo acqua anche se è veneta, che non ha un’amica del cuore “perché a scuola ci sono stata poco e ho sempre viaggiato troppo”, che ha conosciuto il fidanzato al tiro a volo “perché per conquistarmi doveva sparare”. Hanno messo su casa e il mutuo se l’è pagato coi 50 milioni di una borsa di studio della Bnl. Gli unici fronzoli che il ranger Deborah si concede sono quei due chili di braccialetti d’oro al polso destro, quello del grilletto, dal quale pendono gli amuleti che sceglie per lei la sorella: ad ogni gara: a Sydney una coccinella» (Emilio Marrese) • «La chiamo ancora la bimba, l’ho avuto con me da quando aveva 14 anni. Deborah è una ragazza chiusa, introversa, ma ha capito che, mentre spara, non deve pensare agli errori del passato. Altrimenti rischia di ripeterli. E un errore, in gara, spesso non si recupera più» (lo storico allenatore Luciano Giovannetti al CdS, nel 2000) • «Il nostro è uno sport molto particolare che richiede grande attenzione perché si vive costantemente su un filo sottilissimo con margini di errore impercettibili. Oltre all’aspetto tecnico è fondamentale un supporto psicologico praticamente perfetto altrimenti è dura raggiungere anche il traguardo minimo» (a Gianluca De Rosa) • Alle Olimpiadi di Sydney del 2000 l’allenatore Giovannetti le aveva impedito di partecipare alla sfilata inaugurale per restare concentrata. «Ci sono rimasta male perché sono quelle cose che capitano magari una sola volta nella vita e non sai mai cosa possa succedere in quattro anni, ma poi capisci che devi affrontare una gara per la quale hai lavorato tanto e non puoi rovinare tutto. Aveva ragione Giovannetti» (a Roberto Dell’Olivo) • Prima della finale ha ascoltato la colonna sonora di Rocky per caricarsi • «Sembra glaciale quando accarezza con la visiera azzurra la canna del fucile, preme il grilletto due volte registrando il doppio rinculo dell’arma con un impercettibile sussulto delle spalle e, infine, estrae il bossolo e, a testa bassa, lo getta nel cestino di plastica al suo fianco. Come un killer che ha compiuto malvolentieri il suo lavoro» (Elisabetta Rosaspina) • «Le mettono il tricolore addosso, attorno fanno festa e saltellano, lei non troppo. Deborah Gelisio è medaglia d’argento olimoica nel tiro a volo, specialità double trap, la disciplina più difficile perché bisogna centrare due dischetti che viaggiano veloce, a cinquanta chilometri all’ora. Voleva quell’oro, Deborah, invece adesso è attorno al collo di una giunonica svedese, Pia Hansen, che ha stravinto e stabilito anche il primato olimpico. La Gelisio in carriera si è imposta ovunque: tre titoli iridati individuali, due a squadre e poi altri trofei in giro per il mondo. Le mancava solo il gradino più alto del podio alle Olimpiadi. Lo voleva, c’era vicinissima. È andata male. “Ma sono felice lo stesso. Ad Atlanta avevo fallito nelle qualificazioni, anche qui avevo paura, ero bloccata, ma stringendo i denti sono riuscita a entrare bene in finale. La svedese è stata superiore a me, ha sparato benissimo. Non c’era niente da fare per batterla» (Andrea Galdi) • Alle Olimpiadi del 2004 non ha partecipato perché incinta della figlia Asia • È tornata in gara alle Olimpiadi di Pechino 2008. Passati in ospedale i giorni prima della gara per febbre alta e dolori renali, finì settima nelle eliminatorie (andavano in finale le prime sei). «A poche ore dall’arrivo in Cina sono stata male con qualche linea di febbre, poi aumentata a 41,5 e relativo ricovero in ospedale. Più passava il tempo e più stavo male. Non mi reggevo in piedi. È stato allora che Albano Pero, il mio tecnico di allora, chiamò l’ambulanza. Non si è mai capito cosa abbia avuto. Nello scendere dal lettino avevo addirittura difficoltà respiratorie e mi ricordo benissimo quanto fossi impaurita. Mi hanno curata con cose blande, ma poi non passava più e così, assieme al dottore della nazionale firmammo una liberatoria pur di prendere gli antibiotici. Ho rischiato di tornare a casa. E, quando in un’intervista, mi chiesero come avevo trovato i campi di gara, la mia risposta lasciò tutti allibiti: e chi li aveva mai visti quei campi. Ho dovuto aspettare la fine della cura con antibiotici per potermi allenare. Accanto a me in pedana c’era Giovanni Pellielo, io sudavo tantissimo e, rivolgendomi a lui gli chiesi quanto caldo facesse. “Non fa per niente caldo”, mi disse guardandomi sorpreso» (a Roberto Dell’Olivo) • Dopo avere conquistato il titolo europeo a Cipro nel 2012 si era presa un anno sabbatico. È poi tornata a gareggiare e ha vinto le ultime medaglie della carriera – oro individuale e ora a squadre – agli Europei in Ungheria del 2014 («Le dedico a mia figlia Asia»). Ha poi provato conquistare il pass per le Olimpiadi di Rio 2016 ma il commissario tecnico Alberto Pera le ha preferito Jessica Rossi, con Silvana Stanco come riserva • Ultima gara il 20 marzo 2017, alla prova di Coppa del Mondo di Acapulco. «Entrai con il punteggio più alto nella finalissima ma poi sono andata in confusione finendo sesta. Da allora non ho più preso un fucile in mano» • Oggi lavora nell’Arma dei carabinieri, nel reparto biodiversità di Belluno. Ed è istruttrice della Federazione italiana tiro a volo.
Vizi Fumatrice. «Brucia un pacchetto al giorno da quando aveva 15 anni: a 14 ha cominciato a sparare e un anno dopo a fumare “per la tensione”. Non potrà fare la testimonial anti-tabacco ma potrebbe essere un soggetto interessante per l’associazione degli oculisti: è miope e s’è operata agli occhi col laser un mese prima delle Olimpiadi di Sydney. Intervento riuscito, si direbbe» (Emilio Marrese).
Passioni «Mi piacciono le moto di grossa cilindrata, i film dell’orrore e i gialli» (a Elisabetta Rosaspina) • Balla il liscio e la salsa. Ha frequentato anche corsi di ballo: «Solo ballando riesco a scaricarmi».