La Stampa, 9 marzo 2022
Intervista a Simona Molinari
Ritrovarsi ai margini della scena, uscire dal giro perché «la maternità non si addice al personaggio che ti hanno cucito addosso», all’idea di donna che dovresti rappresentare. Sembra la storia di un altro secolo e invece sono passati solo sette anni da quando Simona Molinari ha inciso il suo ultimo album. E sono passati sette anni anche da quando è diventata madre. La ragazza che voleva rendere pop il jazz, che duettava con Ornella Vanoni, giocava con Peter Cincotti e omaggiava Ella Fitzgerald, tutto quel talento che si era rivelato ai più sul palco di Sanremo nel 2009 con Egocentrica, uno di quegli esordi che sembrano piste di lancio per il successo, a un certo punto è sparita. Torna con il singolo Lei balla sola, che anticipa l’album Petali che uscirà l’8 aprile, ma è cambiato tutto: la casa discografica, il suo entourage, anche la musica, con una virata fresca ma decisa verso il pop. Ed è cambiata soprattutto lei.
Bentornata Simona. Dove era finita?
«Sono successe tante cose. Alcune bellissime: è nata mia figlia, mi sono sposata. Mi sono dedicata a cercarmi come donna, dopo essermi dedicata quasi del tutto alla musica, in cerca di un personaggio da interpretare. Ho avuto una evoluzione, torno completamente diversa. Ora ho trovato un ambiente che rispetta me e il mio percorso e non mi porta a essere qualcosa che non sono».
Perché, prima non era così?
«La discografia è un mondo a parte. Difficile trovare discografici che ti prendono e ti portano così come sei sul palco. Il mio entourage che decideva lo sguardo che avrei dovuto attrarre, il tipo di donna che avrei dovuto incarnare, voleva che mi proponessi con un’ostentata femminilità, il cui appeal è venuto a mancare, a loro dire, quando sono diventata madre. Scelte da me avallate, sia chiaro, ma io volevo solo fare musica: e se mi dicevano che per farlo dovevo indossare certi panni e veicolare un certo sguardo, io lo facevo».
Le hanno detto che la maternità non si addiceva al suo personaggio?
«Non me l’hanno detto così, direttamente: ma mi è stato fatto capire chiaramente che il fatto che fossi madre mi rendeva discograficamente meno interessante. Come se una cosa condizionasse l’altra».
E come ha reagito?
«Ho sentito il bisogno di centrarmi a prescindere dallo sguardo che il mondo aveva su di me. Quando ero bambina giocavo a calcio con i miei amici e i miei fratelli ed ero uguale a tutti loro, poi però sono diventata adolescente, ho cominciato ad avere delle forme e tutti hanno cominciato a trattarmi in maniera diversa, nonostante io mi sentissi uguale a prima. Succede a tutte: da lì in poi quello che hai da dire non conta più in sé, viene filtrato dal tuo aspetto fisico. Poi sono diventata mamma: e ancor a una volta lo sguardo del mondo cambia, ti si chiede di interpretare un’altra parte. E immagino che lo sguardo del mondo cambierà ancora con il tempo. Ma se una asseconda sempre lo sguardo che il mondo ha su di lei, finisce per noi essere mai niente in sé».
Eppure la maternità e la paternità dei vip sui social spopolano, nessuno del suo vecchio entourage lo ha pensato?.
«Ma sette anni fa i social non avevano ancora questo potere. Sembra incredibile, ma era un altro mondo: io vengo da una discografia in cui eri tu che andavi a proporti ai discografici e non loro che vengono da te perché magari hai già fatto numeri astronomici sul web. Ora sei tu che decidi, non ci sono loro a fare da filtro. Tante cose si sono normalizzate attraverso i social».
Quindi viva i social?
«Io sono più a mio agio su un palco che dietro lo schermo. Ma sono contentissima di questa nuova modalità. Che può dare un successo grandissimo e rapido, anche se credo che per i percorsi lunghi ci sia bisogno di scuola, di impegno, della parte più scomoda».
E la svolta pop?
«Ho voluto spogliarmi di tutte le sovrastrutture musicali. Volevo metterci la pancia, e il pop è la pancia».
Il singolo si intitola Lei balla sola: lei chi è?
«È Sofia, una clochard per scelta, che viaggia e guarda il mondo da suo punto di vista di donna: che è libero, come la donna che nasce oggi. Libera di girare senza paura, senza paura dell’uomo e di essere esattamente quello che è. È la donna che vorrei essere e che spero di diventare».