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 2022  marzo 09 Mercoledì calendario

Le colpe dei giudici nel processo sulla strage di Viareggio

Quello che è successo lunedì scorso alla Corte di appello di Firenze illustra compiutamente il degrado del sistema giudiziario italiano. Si è aperto il processo di appello bis per la strage di Viareggio (29 giugno 2009) ed è stato chiesto dai giudici all’imputato Mauro Moretti, ex numero uno delle Fs, se intendeva rinunciare alla prescrizione, nel frattempo maturata. Lui ha risposto con due sole parole: «Non rinuncio».
L’udienza si chiude, la corte esce dall’aula e a questo punto, come se fosse normale, come se si fosse al bar, in un talk show o in un saloon, alcuni familiari delle vittime si avvicinano a Moretti e, secondo i resoconti “ufficiali”, gli gridano «vergogna!».
Di fatto hanno notificato al noto manager anche di ritenerlo una merda e un verme. Poi hanno affrontato l’avvocata di Moretti, Ambra Giovene. Magistrati, avvocati e forze dell’ordine presenti non hanno fatto una piega.
Secondo le cronache Daniela Rombi, vicepresidente dell’associazione "Il mondo che vorrei", ha detto: «Io piango mia figlia, dovete stare tutti zitti, è una vergogna, lui è il capo, è stato condannato e ora non rinuncia alla prescrizione». Già, il capo.
Nel rogo provocato dal deragliamento di un carro cisterna carico di gpl morirono 32 persone. Per chi ha perso figli, mariti, mogli è un incubo senza fine, il vero ergastolo, come molti ripetono, e hanno ragione. Chiedono verità e giustizia. Chiedono un colpevole da odiare e mettere alla gogna, anche. Ed è proprio qui che la giustizia fallisce.
Il popolo italiano, in nome del quale la giustizia viene amministrata, si divide in due categorie. La prima, il 99 per cento, cui appartiene anche l’autore di questo articolo, non è in grado di capire che cosa c’è scritto nelle 584 pagine con cui la Cassazione ha annullato parzialmente la sentenza di appello del 20 giugno 2019 rinviando per un nuovo giudizio alla Corte di appello di Firenze.
Anche qualche principe del foro hanno accusato difficoltà: 584 pagine di arabeschi giuridici spesso palesemente illogici (ma si può criticare una sentenza?) che non danno al popolo italiano e alle famiglie italiane l’unica risposta che conta: che cosa ha fatto Mauro Moretti per meritarsi 7 anni di galera? Non c’è scritto e invece i giudici hanno il dovere di scriverlo in modo comprensibile a tutti.
La descrizione più compiuta della sua colpa da 7 anni di galera è in questa frase scritta a pagina 428 della sentenza: «L’osservanza delle norme precauzionali scritte non fa venir meno la responsabilità colposa dell’agente, perché esse non sono esaustive delle regole prudenziali realisticamente esigibili rispetto alla specifica attività o situazione pericolosa cautelata, potendo residuare una colpa generica in relazione al mancato rispetto della regola cautelare non scritta del “neminem laedere”».
Vi sembra poco il tema di sapere perché ti mettono in galera? Siamo all’abc della civiltà giuridica. Possibile prendersi 7 anni di galera per una cosa che servono 600 pagine a spiegarla?
Qui non si tratta di sostenere l’innocenza di Moretti, come farebbero in automatico i garantisti a prescindere, i profeti dell’intoccabilità di padroni e manager. Ma chi non ha alta cultura giuridica, e si è formato un suo dignitoso senso della giustizia sui film western, immagina che i tribunali servano proprio per evitare che le vittime prendano il primo presunto colpevole e lo impicchino all’albero più vicino.
E questo non solo a tutela del presunto innocente, ma anche e soprattutto delle vittime che troppo spesso vediamo nelle aule di tribunale schiumare rabbia per le vigliacche non risposte in latinorum dei giudici.
Il deragliamento di Viareggio è stato provocato dalla rottura di un asse del vagone incriminato, e l’asse si è rotto perché era difettoso, solo che i prescritti controlli sulla saldezza dell’acciaio erano stati fatti male. Era un carro tedesco e per la strage sono stati condannati due signori dal nome tedesco a 9 anni e mezzo ciascuno, un altro a 9 anni, altri tre a 7 anni.
Da anni risuona il ritornello della strage senza colpevoli. Perché interessa solo l’imputato pop, Moretti, imputato secondario con accuse misteriose, ma capo delle Fs, manager famoso e persona tra l’altro non simpaticissima ai più. C’è chi pensa che il responsabile di un incidente ferroviario non può che essere, per definizione, il capo delle Fs.
I giudici esistono proprio per spiegare alle vittime la verità: «Cari amici, mi dispiace dovervi dire che la responsabilità principale della morte dei vostri cari è del signor Reiner Kogelheide e del signor Peter Linowski. Non sono colpevoli pop, ma la vita è così, fatevene una ragione». Non lo fanno.
Non hanno il coraggio di dire che Moretti è innocente, perché sarebbe impopolare, ma non sono in grado di scrivere in tre righe che cosa ha fatto. Non hanno il coraggio di dire che i 32 di Viareggio sono morti per colpa di uno straniero sconosciuto e non di un famoso potente. Finiscono per far credere che il sistema giudiziario protegga il famoso potente. Così la giustizia va in pezzi.