ItaliaOggi, 9 marzo 2022
Periscopio
Beppe Fenoglio pensava come un soldato di Cromwell, «con la Bibbia nello zaino e il fucile a tracolla». Aldo Cazzullo.
La minaccia del presidente russo di ricorrere all’arma nucleare fa parte di una escalation dello scontro, in cui si vuole creare un clima di maggiore tensione e allarme, ma senza che questo comporti necessariamente arrivare alle conseguenze finali. Domenico Rossi, già generale di corpo d’armata dell’Esercito Italiano, (Alessandra Ricciardi), ItaliaOggi.
Henry Kissinger, nel 2014, in un articolo sul Washington Post scriveva: «Troppo spesso la questione ucraina viene presentata come una resa dei conti tra due contendenti l’Est e l’Ovest. Se l’Ucraina vuole sopravvivere e prosperare non deve essere l’avamposto della due parti ma il ponte neutrale fra di esse». Fabrizio Pezzani. (ItaliaOggi).
L’Europa deve convincersi che non è Putin il più forte, anche se scarica missili e micidiali ordigni su Kiev. Putin è indebolito ogni giorno di più dalle sanzioni che l’Europa ha inflitto alla Russia e che la Russia non è in grado di sopportare, né socialmente, né finanziariamente. L’Europa non deve “trattare” assolutamente niente, perché il suo intervento non riguarda il mercanteggiamento di territori tra Russia e Ucraina. Gianni de Felice. (ItaliaOggi).
La guerra non è perduta. Dipende dalle capacità di resistenza e di attacco dei patrioti ucraini di fronte ai quali, almeno sino a ora, sono stati inviati in linea giovanissimi coscritti russi, del tutto impreparati alla guerra e alle sue crudeltà. I sabotaggi operati dagli stessi nei confronti dei loro mezzi corazzati e dei trasporti (ampiamente confermati e documentati) sono uno dei tanti sintomi della faciloneria con la quale s’era mosso il Kremlino e i comandi alle sue dipendenze, immaginando che l’invasione dell’Ucraina (Slava Ukraini!) fosse poco meno di una passeggiata di piacere. Domenico Cacopardo. (ItaliaOggi).
Putin ha chiuso a Mosca il quotidiano online e aggregatore di notizie in lingua russa con sede a Riga, in Lettonia. Quindi attraverso il Roskomnadzor (letteralmente, Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa), che controlla i media, ha imposto a Novaya Gazeta, periodico bisettimanale, Dozhd, canale tv indipendente, e Mediaziona, sito online, di cancellare gli articoli in cui si parlava di guerra. Infine, ha bloccato i social network, a cominciare da Facebook e Twitter. Zittite le voci interne (hanno chiuso, per l’impossibilità di fare il loro lavoro, Znak, testata online, e Tomsk Tv2, agenzia di notizie), sienziate quelle in Rete, restavano i media del mondo libero con i loro fastidiosi corrispondenti da Mosca e San Pietroburgo. Sventolando la minaccia dei 15 anni di galera, Putin ha sistemato anche quelli. Massimo Donelli. QN.
Fukuyama, quando parlava di fine della storia intendeva dire che, finita la Guerra fredda, affondata la dottrina comunista per effetto della disgregazione dell’Urss, era scomparsa l’unica ideologia che avesse la potenza e la credibilità sufficienti per competere con l’Occidente, per parlare indistintamente a tutti gli esseri umani. Dopo il comunismo, nessun’altra ideologia avrebbe avuto la stessa capacità di penetrare nei vari angoli del mondo per opporsi alle idee-forza occidentali. Intendendo per idee-forza occidentali, la rule of law, ossia il governo della legge; la democrazia rappresentativa, ossia il modo di organizzare la politica più rispettoso delle libertà individuali; il mercato, ossia il sistema più efficiente (oltre che, anch’esso, più rispettoso della libertà) per organizzare la vita economica. Angelo Panebianco. Corsera.
La perestrojka e la glasnost di Gorbaciov, la sconfitta in Afghanistan (1989), Chernobyl, il fallito colpo di Stato nel 1991, la volontà delle repubbliche baltiche e, soprattutto, dell’Ucraina di riacquistare la perduta indipendenza, la caduta del muro di Berlino: non c’è qui bisogno di ripercorrere la cronaca del disfacimento del sistema sovietico. Basti ricordare che esso si svolse sullo sfondo dell’erosione della legittimità del potere politico totalitario e della caduta dei prezzi del petrolio, dai quali all’inizio degli anni Ottanta dipendeva lo stato del bilancio, del mercato dei beni di consumo e della bilancia dei pagamenti. Michele Magno (ItaliaOggi).
Napoleone e Hitler volevano prendersi l’Europa e sappiamo com’è andata. Stalin ha dovuto fermarsi alle porte di Trieste, ma la Storia è andata troppo avanti per consentire ai successori di tenersi il bottino. È finita con la caduta del Muro e la dissoluzione dell’Urss. Che intenzioni ha Vladimir Putin? Dov’è l’uomo che il 28 maggio 2002 a Pratica di Mare con la dimenticata mediazione di Berlusconi strinse la mano a George Bush firmando l’accordo Nato-Russia? Si parlò addirittura dell’ingresso nella Nato della stessa Russia, cosa evidentemente prima di senso. È vero che dopo quella data molti Paesi di confine sono entrati nell’Alleanza atlantica. L’Occidente, incoronato dalla Storia, ha voluto stravincere? Forse. Bruno Vespa. QN.
Letta, col suo partito bloccato al 20%, non può fare troppe scelte. Deve stare con i grillini, chiunque li guidi. Mauro Suttora (Federico Ferraù). il Sussidiario, net.
In una legislatura liquida, con cambiamenti di casacca per centinaia di eletti, e in prosecuzione di sbandamenti che ormai andrebbero considerati una sgradevole tradizione, i grillini sono gli unici a non segnare nemmeno una nuova adesione, che sia una. Anzi: è di un paio di giorni l’abbandono di una senatrice, Elvira Evangelista. Marco Bertoncini. ItaliaOggi.
Nordio, nel suo ultimo libro “Giustizia ultimo anno” ripercorre tutta la storia dei felloni di Tangentopoli e dei prodi paladini di Mani Pulite (così la vulgata) a partire dall’arresto di Mario Chiesa, beccato con una mazzetta nelle mutande. Sette milioni di lire. Milano. È il 17 febbraio 1992. Liquidato troppo in fretta da Bettino Craxi come «mariuolo», una bella parola purtroppo in disuso, Chiesa e le sue allegre mutande fanno da prologo allo smisurato feuilleton giudiziario, uscito a puntate quasi quotidiane per trent’anni, di cui oggi sfogliamo gli ultimi capitoli: il Caso Palamara, la Caduta della Procura Milanese, la stizza del Fatto quotidiano. Diego Gabutti, ItaliaOggi.
M’illumino d’immenso alla lampada al quarzo. Roberto Gervaso.