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 2022  marzo 09 Mercoledì calendario

Gli U2 secondo The Edge

Un viaggio in dodici capitoli da Los Angeles a Berlino passando per il deserto del Mojave con epicentro Dublino. È l’incipit del libro di Andrea Morandi The Edge Oltre il confine, la prima biografia di David Howell Evans – chitarrista e compositore degli U2 –, frutto di un incontro tra l’autore e l’artista e di un lungo carteggio col management. Nato nel 1961, l’anno della costruzione del muro di Berlino – è il figlio di Gwenda e Garvin, provenienti dal Galles: non si sarebbero mai immaginati che un giorno al loro programma preferito – il Late Late Show di Gay Byrne – ci avrebbero rivisto il loro secondogenito. A sette anni la madre gli regalò una chitarra classica e qualche anno dopo sarà suo cugino a iniziarlo al rock di Derek and the Dominos, Slade, Beatles e Stones; ma è con un concerto dei Taste al Macroom Mountain Dew Festival che Dave prese la decisione di fare della musica la sua religione e del leader Rory Gallagher il suo mentore. Una mattina la madre gli racconta che al mercato ha incontrato la mamma di un suo compagno delle elementari. “Ma chi mamma?” “Adam si chiama e frequenterà la tua stessa scuola, il Mount Temple”. Nel frattempo il suo insegnante di musica gli consigliò di rispondere a un annuncio di un batterista di nome Larry Mullen Jr. e il 30 settembre 1976 si ritrovò al numero 60 di Rosemont Avenue. La “sala prove” era in realtà una cucina e oltre a The Edge e a suo fratello c’erano Larry, Adam Clayton e a un ragazzo di nome Bono: “Si presentò piuttosto spavaldo senza nemmeno uno strumento. Erano tutti tipi a posto, nessuno di loro si dava troppe arie o voleva essere migliore degli altri. Erano cinque pessimi musicisti: sapevano suonare?” Paul Hewson decise di chiamarsi Bono Vox, ispirandosi all’insegna di un negozio di apparecchi acustici su Earl Street e cominciò a millantare di aver già scritto un paio di canzoni. Dave si sentì sfidato e iniziò a scrivere quella che sarebbe diventata Life on a Distant Planet, la prima canzone degli U2, che ancora si chiamavano The Hype. La seconda arrivò poco dopo: Street Mission. Adam iniziò a fare telefonate ai locali di mezza Irlanda con un forte accento inglese, spacciandosi per il manager di quella nuova e promettente band.
La svolta arrivò da Youngline, una trasmissione della tv irlandese in cerca di giovani talenti, in visita alla scuola frequentata dai futuri U2: Bono convinse l’insegnante di musica a fare il nome degli Hype, e così un pomeriggio arrivò un funzionario della tv ad ascoltarli. Nervosi e in preda ad attacchi di panico suonarono Glad to See You Go spacciandolo come brano loro. Era, invece, il pezzo dei Ramones, ma il produttore non se ne accorse. Fu l’ultima volta che usarono The Hype: Adam chiese al suo amico grafico e musicista Steve Averill un consiglio per cambiare il nome del gruppo in U2. Clayton, figlio di un pilota della Royal Air Force sapeva bene cosa significasse: un aereo americano guidato dal maggiore Richard Heyser aveva fotografato una base missilistica a Cuba e aveva uno strano nome, U-2. Qualche tempo dopo Bono forgiò il soprannome di Dave, ispirato dal suo mento che disegnava uno spigolo: solo in seguito avrebbe significato il confine, simbolo di quelli superati con la sua chitarra e dei territori conquistati dalla band. Nella biografia oltre alle origini degli U2 ci sono altri punti cruciali due dei quali – per non spoilerarli – vengono solo accennati: il concerto a Sarajevo con Edge che canta da solo Sunday Bloody Sunday e l’impegno nella medicina dopo la malattia di sua figlia. Inoltre pochi sanno che a Berlino, nell’Ottobre 1990 durante la registrazione di Achtung Baby, gli U2 rischiarono la fine. Edge si separò dalla moglie Aislinn e alla depressione si aggiunsero pesanti scontri tra lui e Bono contro Larry e Adam. Fu Dave ad avere un lampo di genio inanellando due accordi con la prima sembianza di One, le fondamenta di un album rigenerante e del tour più innovativo della storia del rock, lo Zoo Tv Tour. Viene inoltre svelato il tremendo scazzo nato dopo l’esibizione del Live Aid, nella quale tra i brani in scaletta si sarebbe dovuta suonare Pride, ma la performance istrionica di Bono durante Bad si prolungò oltre il tempo stabilito. Nei camerini volarono gli stracci ma nessuno della band avrebbe poi immaginato che una settimana dopo tutti i loro album tornassero nelle prime posizioni in classifica tributando alla loro performance un successo oltre ogni immaginazione.