ItaliaOggi, 8 marzo 2022
Vale la pena di fare i rifugi?
Tornano i bunker della Guerra fredda? I tedeschi sono per natura, e esperienza storica, pessimisti. La guerra in Ucraina provocherà una apocalisse nucleare? Fino alla caduta del Muro (9 novembre ’89), salutata come l’inizio di una nuova éra di pace, erano migliaia i rifugi in Germania, molti a prova di atomica, oggi non ne esiste neppure uno. Al portavoce del premier bavarese Markus Söder è stato chiesto dove si sarebbe rifugiato il governo in caso di conflitto. «Questa ipotesi non è prevista», è stata la risposta.
Un ottimismo colpevole? Fino al 1992, a Gretsried, 45 minuti d’auto a sud di Monaco, era ancora in funzione il rifugio sotterraneo, voluto da Franz Josef Strauss. Avrebbe ospitato duecento persone, poi dopo la riunificazione, venne smantellato. Perché buttare soldi? Nel 2007, il ministro degli interni, allora il cristianodemocratico Wolfgang Schäuble, decise di abbandonare i duemila bunker ancora rimasti.
Domenica sera, al talk show di Anne Will, sull’Ard, il primo canale pubblico, il più seguito con milioni di spettatori, si è svolto il duello tra la ministra degli esteri, la verde Annalena Baerbock, e l’ambasciatore ucraino a Berlino. Frau Baerbock, fino a qualche settimana fa, filoamericana senza dubbi, ora cerca di mantenere la calma: «Mi si spezza il cuore, ma la Germania si deve limitare a mandare a Kiev medicinali, viveri, non armi». Un intervento diretto della Nato potrebbe provocare la terza guerra mondiale. Il diplomatico Andrij Melnyk, furente, l’ha accusata di cinismo: Putin dopo l’Ucraina punterà alla Polonia, ai paesi baltici. E i tedeschi si spaventano, si sentono in prima linea.
Ad Amburgo, vicino al campo del Sankt Pauli, la squadra del quartiere a luci rosse, incombe ancora il gigantesco bunker di Hitler, alto 50 metri, avrebbe potuto ospitare 25mila persone. Ora vogliono ricoprirlo con piante rampicanti per renderlo meno triste. Buttarlo giù è impossibile, ma non è più in funzione.
Fino a una trentina d’anni fa, anno più o meno, per legge ogni famiglia doveva tenere in casa riserve alimentari e medicinali sufficienti per 15 giorni, sempre in caso di guerra. Io non l’ho mai fatto, ma sono un superficiale meridionale. Oggi, ai privati non si richiede prudenza, e nel paese esistono 150 punti di stoccaggio per beni di prima necessità, da
distribuire nell’emergenza, anche per un terremoto. Ma da tempo si protestava contro l’inutile spreco.
Nei rifugi sparsi per il paese, le riserve venivano cambiate ogni due anni. Il governo federale aveva un rifugio a Ahrtal, vicino a Bonn, dove continuare a lavorare durante la guerra, costato cinque miliardi di Deutsche Mark, la più costosa opera pubblica della Repubblica Federale, e il più grande bunker nei paesi della Nato. Sembra che non avrebbe resistito a un attacco atomico. Il disastro di Chernobyl, la centrale atomica in Ucraina, nell’aprile dell’’86, diede ragione ai pessimisti. I bunker sarebbero serviti anche in caso di incidenti. Ma si tornò a cambiare idea, dopo la riunificazione.
Ed ora? Si pensa di rimettere in funzione i rifugi ancora in relative buone condizioni, e di prevedere rifugi provvisori nelle stazioni delle metropolitane. Ma il bilancio statale è già in rosso per le misure anti Covid, e già è previsto l’aumento delle spese militari (altri 100 miliardi di euro). Comunque, i bunker offrirebbero riparo e per un tempo limitato a una piccola parte della popolazione.
Fino all’’89, i 1500 bunker esistenti in Baviera avrebbero potuto accogliere 205mila persone, e i bavaresi erano undici milioni. Ad Amburgo, la città con più rifugi, nei 78 bunker c’era posto per circa 80mila cittadini. In Baviera mancano persino le sirene per dare l’allarme, anche nel caso di disastri naturali, come le alluvioni. A Berlino, uno degli ultimi bunker, è stato trasformato in un museo privato, e il proprietario si è costruito un attico sul tetto.
Si è deciso di avviare una consultazione tra Bund, il governo centrale, e i Länder, le regioni, per decidere che fare. Per il Covid, non si è trovato un accordo, ognuno ha deciso per conto suo. Intanto, si guadagna tempo, e si spera che l’apocalisse venga rimandata, in un lontano futuro.