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 2022  marzo 08 Martedì calendario

Periscopio

Putin ha investito buona parte del reddito nazionale russo negli armamenti, memore dell’insegnamento di Alessandro III: «La Russia ha due soli alleati: l’esercito e la flotta». NYT.


Ucraina significa confine, frontiera tra mondo ortodosso e cattolico, tra la steppa e il continente urbanizzato. The Economist.


Ciò che Putin non ha capito è che la forza dell’Unione Sovietica non dipendeva solo dalla sua potenza imperiale, dalle sue armate, dal suo controllo di tanti territori non russi. Dipendeva anche dal fatto di essere la Casa madre di una religione secolare (il comunismo), la quale disponeva di moltissimi fedeli, di moltissimi devoti osservanti ovunque nel mondo (Europa occidentale compresa). Dov’è oggi il sol dell’avvenire? L’Unione Sovietica era forza bruta e ideologia. La Russia di Putin è forza bruta e basta. Angelo Panebianco. Corsera.


Prima ha messo in ginocchio l’Europa con manovre di mercato che hanno fatto aumentare il prezzo del gas del 500 per cento (da 21 a 120 euro al megawattora). Poi ha messo a ferro e fuoco l’Ucraina con la scusa di aiutare Donetsk e Lugansk, le due province del Donbass che si sono ribellate al governo di Kiev autoproclamandosi repubbliche indipendenti. Infine, ha messo a cuccia la libera informazione, quella interna (pochissima) e quella internazionale, con una legge che innalza da 3 a 15 anni di carcere la pena massima per chi diffonde notizie false e getta discredito sull’esercito russo. Massimo Donelli. QN.


Le misure occidentali contro Putin hanno un solo preciso scopo: punire un aggressore che vuole conquistare territori con i carri armati, ottant’anni dopo Hitler. È un intervento che deve dissuadere per sempre Putin, o qualche suo eventuale allievo, dal far pesare la forza delle armi sulle leggi e sui diritti della pace. Ogni sconto o trattativa per salvare la faccia allo zar sarebbe una contraddizione o forse addirittura un tradimento della missione. La tranquillità di Lettonia, Lituania, Estonia, Finlandia, Norvegia, Polonia dipende dalla fermezza con la quale manterremo queste sanzioni, finché Putin non si sarà consegnato ai gendarmi o ai becchini. Gianni de Felice. (ItaliaOggi) .


Appena insediatosi alla Casa Bianca, nella sua prima riunione il 5 febbraio al Dipartimento di Stato, Biden aveva scandito: «America is back!». «L’America è tornata!». E lo ha ribadito il 20 febbraio con la significativa aggiunta che «È tornata anche la Nato» ai premier dell’Unione Europea impegnati nella Conferenza sulla Sicurezza. E per “guidare il mondo” da una miglior “posizione di forza” Biden ha messo in piedi in gran segreto, e in soli sette mesi, il nuovo patto militare Aukus tra Australia, Inghilterra e Usa. Eppure l’elezione di Joe Biden a presidente degli Stati Uniti è stata salutata in Europa, quasi come sinonimo di fine delle tensioni internazionali e di inizio di un’epoca di pace. Pino Nicotri “America is back!”. Nexus Edizioni.


Sia pure con un colpevole ritardo gli Usa pare che sia intenzionati di dotare le truppe ucraini del Javelin, un razzo anti carro a spalla, micidiale e facile da usare: il carro armato nemico non ha scampo. Il Javelin potrebbe diventare per l’Ucraina quello che lo Stinger è stato per l’Afghanistan. Andrea Nicastro. (Corsera).


È un antico vizio nazionale. Il vizio del tradimento, dell’intelligenza con il nemico, della furbizia immorale. Nel 1943, sulla SS 114, che percorre la costa ionica siciliana, avanzavano truppe indiane (irreprensibili con la popolazione civile) comandate da ufficiali e sottufficiali inglesi. Arrivando in prossimità di un piccolo villaggio venne loro incontro un podestà: recava in mano due bandiere. Quella bianca della resa e quella tricolore italiana. Quando fu di fronte al sergente in comando dell’avanguardia, un piccoletto rosso di capelli, scozzese, il podestà gettò la bandiera italiana in terra e la calpestò. Il fellone pensava così di ingraziarsi il conquistatore. Il sergente, invece, sollevò il frustino del suo comando e colpì ripetutamente l’italiano. Un fatto doloroso che impressionò tutti noi, sfollati nella zona e che mi torna in mente quando constato gli sbandamenti morali e opportunistici dei nostri connazionali. Domenico Cacopardo. (ItaliaOggi).


A Ravenna è nata l’Eni con Enrico Mattei. In anni in cui in Italia crescevano i consumi energetici di gas fino ad arrivare a 70 miliardi di metri cubi, la produzione nazionale è stata ulteriormente dimezzata arrivando agli attuali circa 4 miliardi di metri cubi, mentre nei decenni passati si arrivò fino a 20 miliardi. Bloccare le trivellazioni è stato un drammatico errore: si è colpito il gas italiano per importare quello straniero. Lo stop alla moratoria delle trivellazioni in mare è un passo avanti ma non basta. A breve, se vogliamo aumentare la produzione, bisognerà fare un nuovo provvedimento. Michele De Pascale, sindaco Pd di Ravenna. (Carlo Valentini). ItaliaOggi.


«C’è una sola categoria di persone che detesto più di quelle che parlano male di me. Quelle che parlano bene di me» diceva Antonio Martino, economista liberale, tessera numero due di Forza Italia (la 1 era di Berlusconi) scomparso recentemente. Antonio Martino è sempre stato critico verso «la visione burocratica di Bruxelles», ma alla vigilia delle ultime elezioni ha mostrato la fedeltà alla sua storia e a quella di suo padre: «Il voto non sarà più uno scontro tra destra e sinistra, ma tra i sostenitori dell’Europa e i suoi avversari. E dinnanzi alle teorie populiste sull’uscita dall’euro, difenderò un’Unione che pure non va». Questo era Martino. A cui l’ideatore dell’Ulivo Arturo Parisi, che è stato suo successore alla Difesa, ha tributato uno struggente saluto: «Lo incontrai da avversario e lo piango da amico fraterno». Francesco Verderami. Corsera.


Altro che Carnevale, diciamocelo pure, chiaro e tondo. Adesso la mascherina è un’altra. E non ci ha fatto ridere per niente, in questi due anni. Anzi, ha nascosto il nostro sorriso. Ed ecco che anche il Carnevale perde pian piano di senso. Fateci caso. A nessuno importa quasi più nulla di questa festa (ma si può ancora chiamare festa?), a parte le sfilate mirabolanti e spettacolari dei carri nelle città classiche dove il rito è tradizione e storia. È sfumato il gusto del Carnevale. Il termine «carnevale» deriva dal latino carnem levare, letteralmente «privarsi della carne», proprio a indicare l’ultimo banchetto che, come voleva la tradizione, si teneva il giorno prima del Mercoledì delle Ceneri, ovvvero il Martedì Grasso. Giorgio Comaschi. QN.


Vittoria mi ama nonostante le mie virtù. Roberto Gervaso.