La Stampa, 7 marzo 2022
Il 94% dei Comuni italiani è a rischio dissesto idrogeologico
Il 94% dei Comuni italiani è a rischio dissesto idrogeologico: 7.423 centri, sia piccole realtà che città più grandi. Nessuno può chiamarsi fuori, siamo tutti coinvolti. L’Italia è un territorio fragile esposto a frane, inondazioni, alluvioni e soggetto ad erosione costiera: oltre 8 milioni di persone abitano in aree ad alta pericolosità. È quanto emerge dal rapporto Ispra 2021, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che verrà presentato oggi dal presidente Stefano Laporta, dal direttore generale Alessandro Bratti e dagli altri tecnici che hanno lavorato allo studio.
Di questo 13% di italiani che vivono sotto la minaccia costante della natura, pronta a ribellarsi all’azione aggressiva dell’uomo, ci sono 1,3 milioni di persone a rischio frane. L’Ispra rileva anche 841 chilometri di litorale (il 10% della costa) destinati all’erosione. Ma qui si cela l’unico segnale positivo del rapporto: dopo 20 anni, a fronte di numerosi interventi di protezione, i litorali in avanzamento sono superiori a quelli in arretramento.
Le aree rurali si spopolano
Al di là della morfologia del territorio italiano, le cause sono legate ai cambiamenti climatici e al consumo di suolo. Il quadro delineato dagli scienziati dell’Ispra è preoccupante, ma questo, purtroppo, non è una novità. Negli ultimi quattro anni, ad esempio, l’incremento della superficie nazionale potenzialmente soggetta a frane e alluvioni sfiora rispettivamente il 4% e il 19%.
L’origine di questa fragilità viene da lontano: l’espansione delle aree urbanizzate, spesso in assenza di una corretta pianificazione territoriale, ha amplificato i pericoli. In più, l’abbandono delle aree rurali montane e collinari ha determinato un mancato presidio e manutenzione del territorio. I cambiamenti climatici in atto stanno creando un aumento della frequenza delle piogge in alcuni periodi dell’anno e, come conseguenza, spiega il direttore dell’Istituto, Alessandro Bratti, «uno sviluppo della frequenza delle frane superficiali, delle colate detritiche e delle piene rapide e improvvise, dette flash floods».
Più di 540 mila famiglie, pari appunto a 1,3 milioni di abitanti, vivono in zone a rischio, mentre circa 3 milioni di famiglie e quasi 7 milioni di abitanti risiedono in aree sensibili agli alluvioni. Le regioni maggiormente interessate da questi eventi sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia e Liguria. Delle circa 900 mila frane censite nelle banche dati dei Paesi europei, due terzi sono contenute nell’inventario italiano. Il 28% di esse sono a «cinematismo rapido», colate rapide di fango veloci e distruttive e spesso capaci di mietere vittime, come ad esempio a Sarno nel 1998 quando morirono 161 persone.
Industrie e beni culturali
Su un totale di oltre 14 milioni di edifici, 565 mila palazzi si trovano in aree a pericolosità elevata per via delle frane (pari al 3, 9%), mentre poco più di 1,5 milioni (10,7%) ricadono in zone con uno scenario medio di inondazione.
Quanto alle industrie, invece, 84 mila strutture e 220 mila addetti sono esposte a possibili frane. Quelle che convivono con la minaccia di inondazioni sono 640 mila (13, 4%). Mentre degli oltre 213 mila beni architettonici, monumentali e archeologici, quelli potenzialmente soggetti a fenomeni franosi sono oltre 12 mila nelle aree a pericolosità elevata; raggiungono complessivamente le 38 mila unità se si considerano anche quelli in aree a minore pericolosità.
I beni a rischio alluvioni, poco meno di 34 mila nello scenario a pericolosità media, arrivano a quasi 50 mila in quello a scarsa probabilità di accadimento. Tuttavia, per la loro salvaguardia, è importante valutare anche lo scenario meno probabile, tenuto conto che, in caso di evento, i danni prodotti al patrimonio culturale sarebbero inestimabili e irreversibili.
Nel periodo 2007-2019 risulta invece in avanzamento quasi il 20% dei litorali nazionali e il 17, 9% in arretramento, anche grazie alle opere difensive realizzate negli ultimi anni. A livello regionale il quadro è più eterogeneo: la costa in erosione è superiore a quella in avanzamento in Sardegna, Basilicata, Puglia, Lazio e Campania. Le regioni con i valori più elevati di costa in erosione sono Calabria (161 km), Sicilia (139 km), Sardegna (116 km) e Puglia (95 km)