Il Messaggero, 7 marzo 2022
L’eros secondo Branciaroli
A penna, perché «il computer non sono capace di usarlo». Di notte, per non guardare la tv che «mi dava la nausea nei mesi di lockdown». Con qualche ispirazione autobiografica, come nelle pagine struggenti della donna malata accudita dal marito, come accaduto a lui nella realtà. «Il coltello lì va dentro pesante, l’inchiostro brilla quando le cose le conosci», spiega.
A parlare è Franco Branciaroli, attore e regista teatrale di lungo corso, che ha appena pubblicato La carne tonda, con cui a 74 anni è diventato anche scrittore. Lo pubblica Aragno, dopo qualche rifiuto. Dipeso, secondo l’autore, più che dal tema erotico dal fatto che le lettrici sono ormai abituate a «linguaggi basici», mentre qui la scrittura è attenta e costruita con stile. La carne tonda del titolo è quella di Federica, donna molto incinta di cui Angelo si invaghisce, lungo percorsi e scene di scatologia, sesso gerontologico, abbuffate e bevute. In tournée con Umberto Orsini (a Roma arriverà l’anno prossimo), Branciaroli in teatro interpreta Pour un oui ou pour un non, dove «tutto nasce da un qui pro quo in cui una parola è male interpretata, come succede oggi con i messaggini: quante liti per un sms dalla sintassi rozza e incompleta».
TINTO BRASSLe soddisfazioni della scena, che calca da oltre cinquant’anni, e del cinema (comprese cinque pellicole di Tinto Brass, con anche nudi frontali: «Film da educanda, in realtà») però non bastavano più: «C’è un bisogno di libertà che se fai l’attore in teatro è un po’ repressa, mentre quando scrivi un romanzo sei padrone del mondo. Io ho ripetuto centinaia di volte testi di Molière, Shakespeare, interpretato capolavori. E questo influenza il cervello».
Nasce così il romanzo. Con abbondanza di sesso in modalità e posizioni varie, ma senza riferimenti a De Sade, visto che il Divin Marchese «rimanda a cose profonde, mentre il mio libro è prosciutto tagliato a fette, una pornografia grassa». Meglio ispirarsi a Rabelais: «Quando nella galleria d’arte il mio Angelo fa la cacca e si pulisce con una gallina, c’è un riferimento a Gargantua e Pantagruele che, nelle cose morbide che si possono usare per l’occasione, al primo posto mette il papero». Fra le citazioni, tanta Lolita, che l’attore ha interpretato in teatro con Ronconi, ma con un’inversione nel finale che «sfiora la pedofilia».
Luca Ronconi e Giovanni Testori sono stati i nomi più importanti nella storia teatrale di Branciaroli. Che cosa direbbero del libro? «A Testori piacerebbe di sicuro. A Ronconi no. Il suo autore preferito era Henry James, tutto raffinatezza: quanto di più lontano». Dal romanzo, comunque, si potrebbe tornare al teatro, traendone uno spettacolo o un monologo. Senza timore di censura, perché «qui la volgarità della pornografia viene salvata da una comicità grottesca». Grottesca, ma in modo tragico è invece la situazione politica: «Adesso ci pensa il signor Putin a farci vedere la carne, ed è orribile».