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 2022  marzo 07 Lunedì calendario

Stromae è tornato dall’inferno

Nel 2015 Stromae era all’apice del successo quando all’improvviso, dopo otto milioni e mezzo di copie vendute, una hit finita al primo posto delle classifiche di ben diciannove paesi Italia compresa e duecento concerti in due anni, annullò tutte le sue apparizioni dal vivo. Il motivo? Gli effetti collaterali di un farmaco antimalarico che il cantautore belga di Alors on dance, il tormentone che nel 2009 lo aveva reso una star, aveva dovuto assumere prima di partire per una tournée in Africa. Attacchi di panico, allucinazioni, scompensi psichici: sommate alla stanchezza di cinque anni vissuti costantemente sotto i riflettori, le reazioni avverse si rivelarono per Paul Van Haver questo il vero nome del musicista insostenibili.
GUARIRE«Fu una specie di esaurimento. A quel punto per me la priorità non era più la carriera, ma guarire», dice lui oggi, riemergendo dopo nove anni dall’ultimo disco con un nuovo album tutto in francese, Multitude, uscito venerdì insieme al singolo Fils de joie (ieri sera lo ha cantato anche a Che Tempo Che Fa da Fabio Fazio, che nel 2014 lo portò a Sanremo come superospite). Il suo ritorno sulle scene non è passato inosservato, anche per la strategia comunicativa sulla quale il 36enne cantautore ha scelto di puntare: a gennaio ha fatto il giro del mondo il video della sua intervista al telegiornale di Tf1, il primo canale della tv francese, durante la quale si è messo a cantare una canzone sulla depressione, L’enfer.
«Ho pensato al suicidio e non ne vado fiero», canta Stromae. A fare da contraltare a L’enfer, in Multitude, ci pensa Invaincu, che parla invece della guarigione: «Avevo bisogno di ritrovare interesse in quello che facevo spiega lui, che nel frattempo ha sposato la compagna Coralie Barbier, è diventato padre, ha lanciato cinque collezioni di abbigliamento e con la sua etichetta Mosaert ha lavorato ai video di Dua Lipa e Billie Eilish oggi le persone tendono a dimenticarsi di un artista più in fretta rispetto al passato: a chi passa per la testa di sparire per sette anni? Eppure quando abbiamo aperto le vendite del tour i biglietti sono stati bruciati».
UN INNONon c’è solo la crisi, nel disco: Déclaration è un inno femminista («Non ero neppure convinto di volerla incidere, perché l’argomento è così attuale e avevo paura che mi accusassero di sfruttarlo», dice lui, che canta: «Non siamo nati misogini, ma lo diventiamo»), Santé parla degli invisibili («Non soltanto i poveri, ma anche quelle persone che lavorano di notte, come i medici»). Nessun duetto: «Sono operazioni che non mi piacciono. Però ne sogno uno con Adele», spiega lui. Che in compenso ha registrato con musicisti provenienti da ogni angolo del mondo, «perché il pop è la nuova world music».
LA TRADIZIONEIn La solassitude il cinese Guo Gan suona uno strumento tradizionale chiamato erhu (Hans Zimmer lo volle nella colonna sonora di Kung Fu Panda), in Mauvaise journée il boliviano Alfredo Coca suona il charango, tra gli altri. Nelle vene di Stromae scorre sangue per metà ruandese, da parte di padre: «Venne ucciso nel ’94 nel genocidio del Ruanda. È banale dirlo, ma la guerra è orribile».
La tournée farà tappa anche in Italia: il 20 luglio Stromae si esibirà a Milano sul palco del Summer Festival all’Ippodromo San Siro, il 16 maggio 2023 tornerà per uno show al Palazzo dello Sport di Roma. Stando ai video su YouTube dei concerti degli scorsi giorni a Bruxelles, Parigi e Amsterdam lo spettacolo si preannuncia imperdibile, tra robot e scenografia iper-tecnologica, con animazioni che sembrano reali: «Suoniamo canzoni vecchie e nuove e ci avvaliamo anche della Cgi (acronimo di Computer-generated imagery, complessa tecnica di animazione utilizzata per Avatar e Jurassic Park)». Nel cassetto un sogno speciale: «Gareggiare per il Belgio all’Eurovision. Sarebbe divertente. I Maneskin? Mi sono piaciuti tantissimo».