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 2022  marzo 06 Domenica calendario

“CI SIAMO OPPOSTI E CI OPPORREMO ALLA RIFORMA DEL CATASTO” – SALVINI RILANCIA LA SFIDA AL GOVERNO: MARTEDÌ L'ARGOMENTO TORNERÀ IN COMMISSIONE FINANZE, CON UN ALTRO EMENDAMENTO SOPPRESSIVO E SI RISCHIANO NUOVE FIBRILLAZIONI - OLTRE ALLA RIFORMA DEL CATASTO, INSERITA NELLA DELEGA FISCALE, IL GOVERNO RISCHIA DI ZOMPARE SULLA RIFORMA DEGLI APPALTI E SULLA QUELLA CONCORRENZA (CON IL CENTRODESTRA CHE SPINGE PER CAMBIARE LE NORME SULLE CONCESSIONI BALNEARI) -

Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera” «Ci siamo opposti e ci opporremo». Matteo Salvini non arretra. La riforma del catasto, contro cui il centrodestra ha votato l'altro giorno, potrebbe tornare ad essere la scintilla che dà il via alla crisi politica: martedì, infatti, l'argomento tornerà in commissione Finanze, con un altro emendamento soppressivo. Il governo di unità nazionale sarà dunque nuovamente esposto a vistose fibrillazioni. Il suo perché, Salvini lo ha spiegato ieri a un convegno organizzato da «Destra Liberale Italiana»: «Riformare il catasto per aumentare le tasse sulla casa è qualcosa di cui non si sente assolutamente il bisogno».

Secondo il leader leghista, infatti, «in Italia la casa è già tassata per 50 miliardi di euro, mettere le mani nelle tasche dei contribuenti con una revisione degli estimi catastali che fa pagare di più, in un momento di difficoltà economica, non ha niente e che fare con le riforme o con il Pnrr». La precisazione sul Piano di ripresa non è casuale: Salvini dice in sostanza di sentirsi libero, visto che la riforma non sarebbe tra i temi su cui è nato il governo. Ancora più chiaro: «Di tutto c'è bisogno fuorché prendere soldi agli italiani».

Di qui, la nuova puntura al premier: «C'è una struttura elefantiaca e burocratica su cui il governo non è ancora intervenuto con la necessaria forza rivedendo il codice dei contratti e degli appalti. Su questo mi aspettavo e mi aspetto di più». Il fatto è che il leader del Carroccio legge l'irrigidimento di Draghi sulla questione degli estimi come un nuovo episodio della guerriglia contro la Lega. Ancora ieri Salvini attendeva dal premier la risposta a un suo messaggio in cui chiedeva un incontro dopo il patatrac in commissione.

«Ci accusano di fare i guastatori del governo - sbuffa un salviniano storico -, quando la verità è che si cerca di continuo di metterci in difficoltà. Nessuno vede l'urgenza di un provvedimento che entrerà in vigore, semmai lo sarà, nel 2026. Quando sugli estimi i sindaci hanno peraltro già la possibilità di intervenire». Insomma, nel partito si comincia a pensare che Salvini possa essere un comodo capro espiatorio in caso di crisi: «Non si spiegherebbero - rimugina il deputato salviniano - certe sortite in un momento come questo: il rilancio della Bolkenstein, il rilancio dello ius soli e del Mes».

La prova del nove sarebbe anche «il fatto che il centrodestra ha votato compatto contro la riforma degli estimi, ma sembra che Salvini lo abbia fatto da solo». Che un tentativo di aggiustare le cose il centrodestra lo abbia fatto lo testimonia il capogruppo azzurro in commissione finanze, Antonio Martino: «Noi la mediazione l'abbiamo tentata» e lunedì «faremo una valutazione tecnica sull'emendamento proponendo soluzioni accettabili. Non ci sono decisioni aprioristiche».

E se, di certo, «non possiamo aprire a nuove tasse sulla casa», questo «è il nostro governo» e «noi speriamo sempre che la politica riprenda il suo primato». E intanto, una scritta minatoria contro il segretario è apparsa sulla saracinesca della sede del partito a Cassano Magnago: «Non sparate a salve, sparate a Salvini». Che ha commentato sui social: «Noi lavoriamo per tornare alla Pace, lasciamo ai cretini parole e pensieri di guerra».

2 - CATASTO, CONCORRENZA E APPALTI: DOVE RISCHIA LA MAGGIORANZA DRAGHI Alberto Gentili per “il Messaggero”

Per Mario Draghi arriva la settimana della verità. Dopo che il governo giovedì, sulla riforma del catasto, si è salvato in commissione Finanze della Camera per un solo voto di scarto, nei prossimi giorni si capirà se Lega, Forza Italia e 5Stelle si atterranno sulle riforme legate all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) alla consegna del premier: non stravolgere in Parlamento ciò che è stato approvato in Consiglio dei ministri. Oltre al catasto, inserito nella delega fiscale, si entrerà nel vivo sulla riforma degli appalti e sulla quella concorrenza.

Per blindare le riforme chiave del Pnrr, da cui dipendono le prossime tranche di fondi europei, Draghi cerca di evitare il muro contro muro che si è materializzato sul fisco, portando avanti il confronto sui temi più roventi come le concessioni balneari. E questo grazie a quel «cambio di metodo» invocato dai capi delegazione della maggioranza appena due settimane fa. Tant' è che nelle ultime ore a Palazzo Chigi il sottosegretario Roberto Garofoli, insieme ai ministri competenti, ha incontrato i presidenti dei gruppi di maggioranza assicurando massima apertura al dialogo e fissando tavoli tematici per affrontare le questioni più delicate. Ma andiamo con ordine.

La battaglia su questo dossier è tutt' altro che finita. Martedì la delega fiscale verrà di nuovo discussa alla Camera in commissione Finanze. Lega, Forza Italia e FdI presenteranno un nuovo emendamento soppressivo della mappatura catastale. E se, com' è probabile, anche questa proposta di modifica verrà bocciata, lo scontro si sposterà in Aula. La tensione è alle stelle. «Riformare il catasto per aumentare le tasse sulla casa», tuona Matteo Salvini, «è qualcosa di cui non si sente assolutamente il bisogno.

La Lega e il centrodestra continueranno a opporsi». Secca la replica del leader del Pd, Enrico Letta, in linea con Draghi: «Sul catasto è stata fatta una operazione di disinformazione insopportabile, gettando fango sul governo e sugli alleati con una narrazione di una patrimoniale sulla casa che non c'è e non ci sarà».

Segue avvertimento: «Se la destra continua ad avvelenare i pozzi si mina la fiducia tra alleati è il governo non c'è più». Dalla parte di Draghi (nel centrodestra) sono schierati i ministri forzisti Renato Brunetta, Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna e il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto (FI): «Non capisco il centrodestra sulla riforma del catasto. Con questi strappi si corre il rischio di regalare Draghi alla sinistra».

LA CONCORRENZA Rischio di imboscata anche per la legge delega sulla concorrenza, questa volta però in Senato. Nella settimana entrante si comincia con gli incontri preliminari tra i gruppi di maggioranza e il governo. E' stato già fissato per il 14 marzo il termine degli emendamenti in Commissione. Ma continua il pressing, in primis di Lega e Forza Italia, per cambiare le norme sulle concessioni balneari che dal 2024 verranno assegnate con gara pubblica. In questa battaglia i due partiti sono sostenuti dai governatori regionali. Ecco il veneto Luca Zaia (Lega): «Solo riconoscendo il valore aziendale e l'indennizzo degli investimenti ai concessionari uscenti si possono tutelare realmente le imprese storiche che hanno creato e contraddistinto l'offerta balneare di qualità». Ed ecco Stefano Bonaccini (Pd), presidente dell'Emilia Romagna: «Il governo deve correggere il tiro sul tema del riconoscimento del valore d'impresa».

GLI APPALTI Confronto-scontro tra governo e maggioranza anche sulla delega per la riforma del codice degli appalti (all'esame della commissione Lavori pubblici del Senato), che dovrebbe approdare in Aula mercoledì. Sul tavolo restano numerosi nodi che riguardano aspetti contenuti in un pacchetto di 6 emendamenti ritenuti essenziali dai partiti. Il governo invece ne ha chiesto la riformulazione e sarebbe orientato a bocciarne alcuni.

In particolare sono a rischio l'emendamento, caldeggiato da Lega e Forza Italia, che punta a favorire le microimprese locali per tenere gli appalti sui territori e quello sostenuto dai 5Stelle per la modifica della norma che stabilisce che sia il Consiglio di Stato a scrivere i decreti attuativi. Restano dubbi anche sulla revisione dei prezzi: il Pd la invoca quando ci sono «condizioni oggettive e non prevedibili» come l'aumento dei costi dei materiali.

Il governo invece vorrebbe limitarsi a citare «condizioni eccezionali». In tutto questo Salvini attacca direttamente Draghi: «I soldi del Pnrr sono in gran parte a prestito e vanno spesi e rendicontati entro il 2026. Purtroppo abbiamo una struttura elefantiaca e burocratica sulla quale il governo Draghi non è ancora intervenuto con la necessaria forza, rivedendo il codice degli appalti e dei contratti pubblici».