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 2022  marzo 06 Domenica calendario

Storia di Odessa

Mentre le truppe russe dal Mar Nero si preparano a sbarcare a Odessa, e i soldati ucraini pattugliano la Deribasivska, il viale alberato nel centro città, urge ritornare, grazie a un americano della Georgetown University odessita di origine, alla biografia di un luogo che appartiene all’Europa, ricettacolo dei suoi sogni più audaci e teatro dei suoi incubi più osceni. 
Odessa, l’antica perla meridionale della Nuova Russia, che rischia oggi la distruzione per mano dell’autocrate del Cremlino, fu fondata dal mercenario napoletano José De Ribas, per ordine dell’imperatrice Caterina II, che scelse un antico nome greco declinato al femminile per ribattezzare Khadjibey, il villaggio tataro sulle alture del Mar Nero abbandonato dagli ottomani. Odessa venne amministrata da un aristocratico francese, il duca di Richelieu, che sfuggì alla rivoluzione e al terrore giacobino combattendo a servizio dello zar contro i musulmani. Fu poi modernizzata da un russo di cultura britannica, il conte Voroncov, e finì per essere celebrata dall’amante della moglie di quest’ultimo, la ricchissima pronipote di Pötemkin Lise Branickaja: parliamo di Aleksandr Puskin, che qui visse, amò, gozzovigliò, scrisse l’Onegin, patì l’afa, le piogge torrenziali e il fango e il vento di sabbia, prima di arrendersi all’invasione di locuste.
ILLUMINISMOSiamo alla fine del XVIII secolo, l’Europa è ancora illuminista e poliglotta, l’italiano è la lingua franca dei commerci internazionali, Kant teorizza la pace perpetua e una zarina illuminata decide di fondare una città nuova dove le pianure di grano dell’antico Borigene di cui parla Erodoto, confluiscono sul Mar Nero, per colonizzare i territori di recente conquista e contenere le mire del Sultano, creando un immenso porto franco. 
Nel volgere di pochi decenni, vuoi per effetto del blocco continentale di Napoleone, per la diligenza cartesiana di Richelieu, per l’effervescenza della Restaurazione, Odessa diventa il porto commerciale più importante dell’Impero e una delle principali città russe, passando da poche migliaia a decine e a centinaia di migliaia di abitanti, di cui almeno un quarto ebrei. Faro cosmopolita di affari, traffici, commerci, tresche di ogni genere e idee radicali è l’approdo privilegiato di avventurieri, biscazzieri, imbroglioni, profittatori, ma anche la calamita di romantici inquieti come Puskin, che sconta qui una sorta di esilio per le sue idee radicali, di spiriti liberi che coltivano il gusto per l’arguto e per l’assurdo, che si respira nei romanzi di Gogol, di futuri rivoluzionari dall’irriverenza sardonica come Isaak Babel o fulminante come Lev Trockij, o romanzieri di punta come Vladimir Jabotinsky, futuro sionista radicale.
IL DETTAGLIOPer ognuno di essi Charles King in Odessa, splendore e tragedia di una città di sogno restituisce il romanzo esistenziale nel suo dettaglio rivelatore, la posa inattesa, per esempio l’insofferenza di Trockji scolare, l’amenità di Jaobitinski conferenziere giramondo, sino alla persecuzione e all’oscura fine di Babel negli anni dello stalinismo. Così la biografia di un luogo si colora della vita dei suoi protagonisti, sino ad animarsi nelle sue pagine più buie. Ecco la depressione nervosa di Il’ja Menikovv, vedovo irascibile, che vinse il premio Nobel nel 1908 per la scoperta del sistema immunitario e finirà all’Institut Pasteur. 
Ecco lo splendore e la decadenza della borghesia ebraica assimilata di Odessa, che nel volgere di due decenni precipita dal lusso alla persecuzione, dalla ricchezza più sfrenata alla miseria dei pogrom zaristi prima, e poi allo sterminio e alla deportazione sotto l’occupazione rumena, durante la seconda guerra mondiale dopo la fine dell’alleanza nazi-sovietica con l’invasione tedesca. Grandezza e decadenza di una città imperiale, a Odessa tutto precipita tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento con la guerra russo-giapponese che il genio di Sergej Ejzentein consegna, col suo film muto La Corazzata Pötemkin, all’immaginario collettivo, con la famosa carrozzina in bilico sulla scalinata monumentale che sale dal mare alla statua di Richelieu.