il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2022
Le spese militari dell’Italia
In questi giorni lo ha ribadito più volte. “Il contesto attuale ci impone di fare di più, non solo sul piano finanziario, ma anche sull’aggiornamento dello strumento militare. Ci deve essere in Italia una crescita della spesa per la difesa”: è il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, intervistato da Metropolis – la striscia web condotta da Gerardo Greco sui siti del gruppo Gedi – e poi ripreso dai quotidiani di famiglia, ad affrontare la questione dell’aumento delle spese militari. Una questione divenuta di nuovo centrale, ma che rappresenta, per dirla col ministro, “un nodo più politico che tecnico-militare”. Guerini è considerato, dai maliziosi, il ministro più “filo Nato” tra tutti. E non ha fatto mistero – lo abbiamo raccontato in questi giorni sul Fatto con Salvatore Cannavò – di voler rilanciare un aumento delle spese militari, già cresciute significativamente da quando il dem è ministro, ovvero dal settembre 2019. “Oltre tre miliardi e mezzo in più: siamo all’1,4% del Pil. Si tratta ora di fare più investimenti per presidiare un pezzo della nostra sovranità nazionale tecnologica”, ha detto alla Stampa. Ma un robusto aumento delle spese militari dell’Italia è già allo studio del ministero dell’Economia, come il Fatto può rivelare.
L’obiettivo del governo è aumentare gradualmente il budget complessivo fino a 10 miliardi di euro in più all’anno, rispetto ai 30,4 miliardi che sono le spese complessive per la difesa previste per il 2022 dal bilancio dello Stato (attraverso i capitoli di spesa dei tre dicasteri: Difesa, Mise e Mef). Se le verifiche saranno positive, l’incremento verrà inserito nella legge di Bilancio per l’anno prossimo e, se lo stanziamento sarà approvato dal Parlamento, scatterà a partire dal 2023, per gradi. Fino ad arrivare a una spesa totale annua tra i 38 e 40 miliardi entro la fine della prossima legislatura, nel 2027-2028.
Fonti della Difesa, precisano: “Al momento non ci sono ancora elementi della prossima legge di bilancio e parlare di cifre oggi è prematuro. Ma da quando Lorenzo Guerini è ministro abbiamo realizzato un graduale aumento dei fondi, sia sul lato del bilancio ordinario sia sul lato investimento. Si continuerà con questo adeguamento graduale”.
Alleanza atlantica: moniti
Dopo che la Germania, domenica scorsa, in seguito alla guerra della Russia contro l’Ucraina ha annunciato che alzerà le spese per la difesa sopra il 2% del Pil nei prossimi anni, e che farà una spesa aggiuntiva “una tantum” di 100 miliardi per modernizzare le forze armate, anche il governo Draghi ha l’intenzione di premere l’acceleratore. L’obiettivo è raggiungere il livello di spesa per la difesa che richiede la Nato, cioè il 2% del Prodotto interno lordo (Pil). Questa soglia è è stata fissata in un vertice di capi Nato di capi di Stato e di governo in Galles, nel settembre del 2014, come impegno da raggiungere entro il 2024. Washington si lamenta da tempo, sostenendo che molti alleati europei – Italia compresa – sottovalutino gli impegni del “burden sharing”, cioè la condivisione dell’onere ad aumentare la spesa militare per rafforzare la protezione comune.
Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dalla Nato, con dati riferiti a una stima sul 2021 (vedi tabella, ndr), solo dieci dei trenta Paesi aderenti spendono almeno il 2% del Pil per la difesa. In testa c’è a sorpresa la Grecia con il 3,82% (nel 2014 era poco sopra il 2%), poi Stati Uniti (3,52%), Croazia (2,79%), Regno Unito (2,29%), quindi cinque Paesi confinanti con la Russia, dall’Estonia alla Romania, fino alla Francia (2,01%). Tutti gli altri sono sotto il 2%, compresa la Germania, all’1,53%. In rapporto al Pil, col suo 1,41% l’Italia è tra gli ultimi. Solo cinque Stati spendono meno.
Per arrivare così all’obiettivo, l’Italia, considerando il rapporto col Pil invariato, dovrebbe aumentare le spese militari di circa il 42%, rispetto al livello attuale. Per avere un’idea, i due Paesi extra Nato attualmente impegnati nel conflitto spendono: la Russia il 4,26% del Pil, l’Ucraina il 4,13%.
Le voci di spesa: un dedalo
Ma quanto spende ogni italiano per la difesa? Secondo elaborazioni del Servizio studi della Camera sul bilancio dell’Eda, l’Agenzia europea della difesa di Bruxelles, nel 2019 ogni italiano ha speso 350,4 euro, rispetto ai 665 di ogni finlandese, 650 di ogni francese, 570 di ogni tedesco.
L’Italia, lo abbiamo detto, ha già aumentato la spesa per la difesa negli ultimi anni. Va sottolineato, però, che le spese dello Stato per il settore sono un dedalo in cui non c’è molta trasparenza.
Il bilancio del ministero della Difesa quest’anno prevede una spesa di 25,956 miliardi, di cui 5,79 miliardi in conto capitale (in larga parte investimenti per acquisto di armamenti). Ma questo non dice tutto. Ci sono soldi per la difesa anche in altri ministeri. Ci sono i fondi allocati sui capitoli del Mise di Giancarlo Giorgetti, 3,067 miliardi, utilizzati per gli investimenti in velivoli, sistemi d’arma, apparati ad alta tecnologia e innovativi. Infine i soldi per le missioni militari all’estero, 1,397 miliardi, sul bilancio del ministero dell’Economia guidato da Daniele Franco. Nel complesso – come evidenziato da un recente dossier del Servizio studi della Camera – il bilancio dello Stato per il 2022 prevede una spesa di 30,4 miliardi annui per la difesa.
L’effetto Putin sulla futura spesa militare italiana dovrà però essere valutato dal governo, tenendo conto anche dell’impatto sul debito pubblico, che nel nostro Paese è in percentuale molto più alto rispetto a tutti gli altri Paesi europei (eccetto la Grecia). A fine 2021 il debito era pari al 150,4% del Pil: l’ha detto l’Istat. Un fardello pari a 2.678 miliardi, secondo la Banca d’Italia. E in dodici mesi il debito è schizzato di 105 miliardi.
Il ministero dell’Economia smentisce che la richiesta di aumento delle spese militari sia già all’attenzione dei tecnici di via XX Settembre. “Non ci risulta una simile richiesta. La legge di bilancio si presenta in ottobre…”. Una fonte di un ministero coinvolto nella discussione, però, ci ha confermato che “si sta studiando come inserire l’aumento dei fondi nella legge di bilancio per il 2023. Si prevede un aumento graduale del budget annuale di almeno 8 miliardi nell’arco di 5 anni. Arrivando, per la fine della prossima legislatura, alla spesa del 2% del Pil”. La richiesta della Nato sarebbe accontentata. E, considerato che il Pil previsto già nel 2024 dovrebbe superare i 2.000 miliardi, secondo fonti autorevoli la manovra allo studio potrebbe incrementare la spesa fino a 10 miliardi. Per arrivare a 40 miliardi l’anno. Well done, direbbero gli americani.