Stefano Stefanini per “la Stampa”, 6 marzo 2022
IN RUSSIA NON VOGLIONO LA GUERRA - L'ISTITUTO STATALE DI RELAZIONI INTERNAZIONALI DI MOSCA, FUCINA DEI DIPLOMATICI RUSSI (CI SI E' FORMATO LAVROV), SCRIVE UNA LETTERA A PUTIN (FIRMATA DA STUDENTI, EX STUDENTI, INSEGNANTI) PER DIRE NO ALLA GUERRA: “CONDANNIAMO INEQUIVOCABILMENTE LE AZIONI MILITARI DELLA FEDERAZIONE RUSSA SUL TERRITORIO DELL'UCRAINA” – E’ UN “NO” PESANTE, PERCHE’ GIUNGE DA UN PEZZO IMPORTANTE DELL’APPARATO RUSSO E SEGUE L’APPELLO CONTRO LA GUERRA FIRMATO DA 300 SCIENZIATI… -
«Condanniamo inequivocabilmente le azioni militari della Federazione Russa sul territorio dell'Ucraina». È censura politica, è sdegno morale, quando lo dicono le Nazioni Unite, i leader mondiali, la gente scesa nelle nostre strade e piazze per solidarietà con l'Ucraina aggredita. È straordinario coraggio quando sono i russi a dirlo. Lo hanno fatto ieri i firmatari di una incredibile «lettera aperta al Presidente della Federazione Russa», tutti studenti, ex-studenti e insegnanti della prestigiosa fucina diplomatica russa, l'Istituto Statale di Relazioni Internazionali di Mosca (Mgimo).
Ci hanno abituato al coraggio russo i dissidenti e oppositori del regime putiniano, messi di forza ai margini della vita politica del Paese, sottoposti a violenze della polizia, angherie, carcere sommario quando non eliminati dalla pallottola di un sicario, dal novichok o polonio. Ci hanno abituato i manifestanti manganellati senza cerimonie, i bambini messi dietro le sbarre dei furgoni penitenziari, le vecchiette strattonate per la strada. Il coraggio politico e ideologico di dire di no è altrettanto straordinario per due motivi. Innanzitutto, viene dall'interno del sistema.
Per minoritario che sia rispetto al resto dell'apparato burocratico e governativo, forse a disagio ma allineato e coperto col Cremlino, rivela una sottile crepa nella muraglia di mobilitazione nazionale eretta da Vladimir Putin e dai fedeli "siloviki". Che basta a non far dormire sonni tranquilli al dittatore chiuso in paranoico isolamento. Forse allungherà ancora il tavolo che lo separa dagli interlocutori, negli incontri con russi e stranieri, attualmente calcolato a distanza di sicurezza "von Stauffenberg" (attentatore di Hitler) - la tecnologia, si sa, ha fatto progressi dal ''44.
La politica di meno, prova ne sia Vladimir Putin. La lettera nasce nel cuore istituzionale della Russia. All'Mgimo si forma la élite diplomatica e accademica del Paese. Vi hanno studiato Sergei Lavrov, Ministro degli Esteri di Putin, e Kassim-Jomart Tokayev, Presidente del Kazakistan. Più molti altri, russi e stranieri. Vanta il prestigio accademico di una Harvard bostoniana o di una SciencePo parigina ma è soprattutto la scuola di generazioni di operatori di affari internazionali ai quali è poi affidata la politica estera russa e la tutela degli interessi nazionali.
Che poi portano avanti con altissima professionalità. Non è certo un nido di sentimenti antirussi. In secondo luogo, siamo di fronte a una manifestazione di estrema lucidità politica e diplomatica. La lettera riflette il "mestiere" di chi l'ha scritta. Rivendica valori quali cooperazione internazionale, collaborazione culturale, sicurezza attraverso il dialogo, «importanza di un sistema globale di trattati per la limitazione degli armamenti nucleari», con un giudizio tranciante: l'intervento militare della Russia in Ucraina «ha reso impossibile la realizzazione dei valori che noi abbiamo metabolizzato».
«Non abbiamo paura di dire apertamente» quello che pensiamo «anche se diverge dall'attuale posizione del Ministero degli Affari Esteri e del Governo Russo», conclude la lettera. Chi firma sa di mettere in gioco il proprio presente e futuro. Rischia arresto e imprigionamento. Non sappiamo quanti siano. Forse solo una manciata. Forse solo figure ormai accantonate come Andrei Kozyrev, ex-Ministro degli Esteri di Bori Eltsin, "liberale" messo all'indice dal regime, mentore di un Lavrov che ha fatto altre scelte.
Ma l'esistenza stessa della lettera, che segue una presa di posizione contro la guerra cui ha aderito il fior fiore della scienza russa - circa 300 firme - rivela una profonda crisi di coscienza all'interno della società russa. Vladimir Putin ne ha un inconfessato terrore. Per evitare che la crepa diventi una frattura seria e minacci il suo potere assoluto, vieta che la guerra si chiami guerra ("operazioni speciali"), continua a narcotizzare la popolazione con la televisione di Stato, imbavaglia la stampa, tacita i social media.
Chi lo sfida su questo terreno come i firmatari dell'Mgimo e gli scienziati russi merita tutta la nostra ammirazione, non meno degli eroici ucraini in trincea. La battaglia decisiva per la democrazia in Europa, disse Vaclav Havel, si combatte sempre a Mosca.