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 2022  marzo 06 Domenica calendario

Parla Amanda Lear

Contempla il suo giardino fiorito, nella casa in Provenza: «Anche l’albicocco ha messo i fiori. È troppo bello». Reduce da un’operazione delicata a Zurigo («Mi hanno messo una valvola cardiaca nuova»), Amanda Lear si rilassa. O almeno ci prova. «Il dottore mi ha detto di stare a riposo per 2-3 mesi, ma io sono sempre piena di energia. La prossima settimana andrò a Roma da Mara Venier». Intanto, nei giorni scorsi, su Arte, la tv franco-tedesca (degli intellettuali, badate bene), è passato un documentario dal titolo «Queen Lear: le vite di Amanda Lear», del regista tedesco Gero von Boehm, in programmazione presto su Rai 2.Ma è vero che perfino la première dame, Brigitte Macron, l’ha chiamata per prendere notizie?«Sì. Nei mesi scorsi ho recitato in teatro a Parigi con Michel Fau e lei è un’amica di quest’attore. Una sera Brigitte è venuta a vederci con Emmanuel Macron. Noi quattro, poi, abbiamo cenato in un ristorantino lì vicino. Abbiamo parlato di arte, musica, teatro. Io non discuto mai di politica. Lei è simpatica, molto colta. Ha una figlia che è cardiologa e, quando ha saputo che avevo dei problemi al cuore, ha organizzato una visita, perché potesse consigliarmi. Quando ero ricoverata, mi ha chiamato. È molto carina».Nel documentario vengono fuori novità. Ad esempio, un’Amanda da giovane timida e silenziosa…«Ero complessata. Non mi piacevano i miei denti. Ero magra, troppo alta».Quando iniziò ad avere più fiducia in sé stessa?«Il giorno in cui incontrai Catherine Harlé, direttrice di un’agenzia di modelle. Io ero andata a bere una cioccolata calda al Café de Flore. Abitavo lì, a Saint-Germain-des-Près. Non avevo un soldo, ero studentessa delle Belle Arti. Mi chiese se volessi fare la modella. Fui sorpresa. Le dissi che non ero bella come le mannequin che si vedevano sui giornali. Pensavo a Twiggy, Veruschka, donne pazzesche».Cosa fece?«Accettai e diventai una mannequin famosa. Nel documentario si vedono le mie sfilate, una davanti a Elisabeth Taylor. Così forse in Italia la smetteranno di dire che tutto questo non è vero o che ho inventato le mie relazioni con Salvador Dalì o David Bowie: tutte le palle che si raccontano da Barbara d’Urso. Lì ci sono i filmati dell’epoca. Ho autorizzato il progetto anche per mostrare ai francesi quello che ho fatto in Italia, in particolare un programma all’avanguardia come “Stryx”, sulla Rai, nel 1978. Io, Grace Jones e Patty Pravo eravamo le streghe sexy».Da giovane modella iniziò a sentirsi bella?«Non mi sono mai sentita bella, neanche oggi. Quel mestiere mi consentì di viaggiare. Anche a New York, dove la notte uscivo con Andy Warhol e la sua banda, andavamo al Max’s Kansas City. Lì conobbi Nico, che era la musa dei Velvet Underground. Mi propose di dormire a casa sua. Che persona interessante, ma era matta come un cavallo. Poi finì male, dimenticata. Si drogava, si è persa.Dalla droga ci è passata pure lei?«Come tutti. Allora, se non fumavi neanche una canna, ti guardavano male. Poi prendevamo le anfetamine. Fu Dalì che mi aiutò a uscirne. Io gli spiegavo che, quando ero drogata, sballavo, vedevo gli arcobaleni. E lui mi faceva notare che li avrei visti anche bevendo un bicchiere d’acqua minerale. Non era necessario. Bastava aprire gli occhi e capire la bellezza di un raggio di sole».Nel documentario vengono fuori le sue foto senza veli per Playboy nel 1978…«Forse si poteva evitare, è pur sempre televisione…».Ma, vedendo quelle immagini, come si poteva in quegli anni sospettare che lei fosse un uomo?«È la stessa ragione per cui qualcuno continua a dire che la Terra è piatta. Io sono stata la prima vittima delle fake news e dei complottisti. Dicevano che quelle foto erano ritoccate. La gente sparlava di me pensando forse di distruggermi. E invece hanno contribuito alla mia fama. Ecco, do questo consiglio alle vittime delle fake news di oggi sui social: utilizzatele a vostro vantaggio».Il suo personaggio pubblico corrisponde alla sua vera natura?«Per niente. Sono come Dalì: dottor Jekyll e Mister Hide. In lui c’erano due personaggi schizofrenici: uno privato, adorabile, intelligente, colto. E l’altro pubblico, antipatico e odioso. So benissimo cosa vogliono da me, recito una parte. Poi ritorno a casa mia, mi tolgo il trucco, vivo coi miei gatti e miei olivi. Sono molto più angosciata e solitaria».La vera Amanda è più buona o cattiva?«Né l’uno, né l’altro. Amanda Lear è semplicemente noiosa! (ndr, grande risata)».