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 2022  marzo 05 Sabato calendario

Intervista a Massimo Cacciari. Dice che Riotta è un coglione

“Lo scriva così come glielo dico: Gianni Riotta è un coglione”. A Massimo Cacciari si può contestare molto, mai la noia. Risponde al telefono seccato, come d’abitudine, ma si accende subito quando gli viene chiesta una considerazione sul fatto che Repubblica l’abbia inserito nella listarella infame degli amici italiani di Putin. “Come sarebbe a dire? Io? Non ne so nulla, non leggo più i giornali”. Gli viene quindi letto il passaggio dell’articolo di Riotta che lo battezza tra i “Putinversteher” nostrani, i simpatizzanti dello zar (insieme, tra gli altri, a Barbara Spinelli), per una sua vecchia considerazione sull’annessione della Crimea. Cacciari sbotta: “Si è bevuto il cervello”.
Sulla questione Ucraina siamo al pensiero unico occidentale?
Guardi che il pensiero unico è una cosa seria. A sostenere che bisognasse muoversi verso il pensiero unico erano grandi filosofi, ironicamente anche russi. Una cattiva utopia che sta clamorosamente fallendo. Quello che lei mi cita non è pensiero unico, è un pensiero demenziale.
Intendevo: ogni considerazione sulla guerra più complessa del riconoscere le colpe atroci di Putin è praticamente bandita.
È chiaro. Articolare un ragionamento, discernere, comprendere senza piangere né ridere – che è la regola di ogni buona filosofia – è diventato impossibile. Viviamo un’epoca di emergenza perenne, nella quale è tutto bianco o tutto nero. Provare a discernere è sempre più rischioso. In certi paesi si finisce in galera, in altri, se ci si avventura oltre l’opinione comune, ci si becca un Riotta. Malgrado sia completamente disperato, io continuo a cercare di farlo. Vale per il Covid e per le vere tragedie, come quella che osserviamo in Ucraina.
Mi dice la sua sulla guerra?
Penso che Putin abbia commesso un errore strategico pazzesco. Una cosa è la Crimea o impostare una discussione in sede diplomatica sulle repubbliche indipendenti, un’altra cosa è questa tragica invasione in stile sovietico. Un errore colossale dal punto di vista politico e militare.
Le implicazioni saranno devastanti per tutti?
È pericolosissimo per tutti noi. Ci vuole niente che una bomba caschi in Polonia o abbattano per sbaglio un aereo della Nato. Le più grandi tragedie storiche nascono da eventi non voluti. Magari questo atto sconsiderato nasce da una debolezza personale di Putin, ma è un’azione tremendamente pericolosa.
Come se ne esce?
Tra Ucraina e Russia sono passati fiumi di sangue nel corso dei secoli, la situazione è delicatissima. Penso sia chiaro a chi è dotato di memoria storica che queste sciagure – come quelle in ex Jugoslavia e Cecenia, ormai ignorate – derivano dal fatto che l’Occidente e l’Europa abbiano rinunciato ad avere una strategia dopo la vittoria della Guerra Fredda. Invece di limitarsi a osservare il disgregamento dell’Unione Sovietica, occorreva allora un’azione diplomatica, politica e culturale per governare questo processo, che riguardava e riguarda l’Europa da molto vicino. Non abbiamo fatto assolutamente niente. Anzi sì: abbiamo bombardato Belgrado.
Ha senso mandare armi in Ucraina?
Possiamo mandargli tutte le armi che vogliamo, ma sul piano militare non c’è partita. Serve comunque una posizione molto dura: l’Ucraina va sostenute senza se e senza ma. Nello stesso tempo però bisogna far capire alla Russia che si è pronti a sedere a un tavolo per risolvere le questioni controverse. Facendole capire anche che ci rendiamo conto dei nostri limiti e dei nostri ritardi. Mi pare che Macron indichi spiragli in questa direzione. L’Europa deve intervenire ora: serve una trattativa totale. Putin va fermato, aspettare che sia fatto fuori dall’interno è rischiosissimo.
La neutralità dell’Ucraina è una chiave?
È ormai un’ipotesi ridicola. La neutralità doveva essere promossa dopo la caduta dell’Urss. Dopo massacri di questo genere, vuole che l’Ucraina accetti di essere neutrale?
Dobbiamo abituarci alla tensione permanente e a nuovi scenari nucleari?
Credo di sì. Ma l’Europa deve precipitarsi a promuovere una trattativa. Putin può arrivare ai confini dell’Unione. E prima o poi ci sarà il rischio che qualcuno schiacci il bottone.