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 2022  marzo 05 Sabato calendario

Crolla l’ipotesi del virus creato in laboratorio

Il mercato di Wuhan come Ground zero del Covid-19. Il crollo della pista del laboratorio. L’ipotesi del cane-procione come responsabile dello spillover. Non si può ancora parlare di “pistola fumante”, parlando delle nuovissime prove fornite dai tre nuovi studi di scienziati di diverse organizzazioni e paesi, che concordano nell’individuare l’epicentro della pandemia nella zona del mercato Huanan a Wuhan, riservata alla vendita di animali vivi. Cosa che assesta un ulteriore colpo alle teorie di Trump che aveva battezzato, da par suo, col nome di “kung flu” il coronavirus, sostenendo che fosse un “prodotto” di laboratorio made in China.
La notizia dei risultati appena acquisiti – con il corollario di implicazioni geopolitiche – è di tale rilevanza da essere subito balzata in primo piano nel dibattito scientifico, lo stesso giorno dell’accorato appello di 600 scienziati russi contro la guerra di aggressione di Putin in Ucraina: una minaccia alla libertà di studio e di ricerca, denunciata con fermezza anche dalla Federazione delle accademie scientifiche e umanistiche europee.
Ma che cosa aggiungono di nuovo questi studi rispetto a quanto si sapeva sul ruolo del mercato all’ingrosso di pesce di Huanan, subito identificato come la potenziale fonte di un focolaio virale? C’è da dire intanto, che le tre ricerche si basano su una pluralità di fonti e dati, tra cui le analisi genetiche dei campioni raccolti all’interno del mercato e tra le persone infettate da Covid-19 a cavallo tra il 2019 e il 2020; nonché sui dati della geolocalizzazione che ricostruiscono gli spostamenti dei primi casi. All’inizio, nella speranza di arginare l’epidemia, le autorità cinesi avevano chiuso quel mercato dove erano stati raccolti, nella caccia dei ricercatori all’agente patogeno, un’infinità di campioni: pollame, serpenti, coccodrilli siamesi e altri animali in vendita. Inoltre, avevano sigillato gli scarichi, le gabbie, i servizi igienici e le bancarelle dei venditori. Stando al discusso rapporto divulgato un anno fa degli scienziati dell’Oms che avevano condotto un’indagine in Cina, era risultato che quasi tutti i duecento campioni prelevati dagli animali erano negativi, mentre circa mille campioni ambientali, provenienti dai banchi di vendita e da altre aree del mercato, erano positivi. Nel primo pre-print, pubblicato on line, un gruppo di ricercatori del Cdc cinese ha dimostrato che contenevano sequenze di Sars-CoV-2 quasi identiche a quelle degli esseri umani e che erano presenti due lignaggi del virus, A e B. L’uscita di quel rapporto ha spinto il virologo Kristian Andersen – Research Institute, La Jolla, California – a pubblicare, quasi contemporaneamente, i risultati di due studi a più mani. Uno di essi prende in esame la sezione sud-occidentale di quel mercato dove gli animali vivi erano in commercio al tempo.
I risultati dei tre studi combinati tra loro, se confermati, “raccontano” una storia di origine zoonotica simile a quella dell’Hiv, del virus Zika, di Ebola e di numerosi virus influenzali e portano direttamente a quella stessa zona del mercato dove venivano venduti animali vivi. Il virus è probabilmente con almeno due trasmissioni animali, con un mammifero come un procione responsabile dello spillover. Non si chiude qui il dibattito sulle origini del virus, già in corso. Alcuni virologi, ad esempio, affermano che le prove raccolte non escludono un’ipotesi alternativa. Piuttosto che il luogo dello spillover originale, il mercato potrebbe essere stato il posto in cui si è verificato un evento di amplificazione, partendo da un individuo infetto che ha diffuso il virus e innescando la funesta catena del contagio. Altri ricercatori di vari paesi e istituzioni, pur segnalando gli eccellenti risultati di questi studi, avanzano riserve e dubbi. Giusto così. Sperando che non vengano mai a mancare l’autonomia e la libertà della ricerca, nonché la collaborazione internazionale tra scienziati, che in questi giorni sperimentano lo choc dell’incursione militare della Russia in Ucraina, gravido di tante implicazioni per le comunità accademiche e scientifiche dei due paesi.