la Repubblica, 5 marzo 2022
Intervista a Boris Johnson
LONDRA – «Volodymyr Zelensky mi ha svegliato nel cuore della notte. Eravamo estremamente preoccupati per la centrale nucleare di Zaporizhzhia», rivela Boris Johnson. Dal pallore del volto e dalle occhiaie, il primo ministro britannico ha passato la notte in bianco. «Il presidente ucraino era terrorizzato, e a ragione. Ricordate Chernobyl? Oggi il rischio di un incidente nucleare è evidente, purtroppo. Sono preoccupato. Come evitarlo? La risposta non è semplice. Ma serve subito l’Onu e l’agenzia dell’atomo Aiea a protezione delle centrali ucraine. Un altro attacco come quello dell’altra notte, e la sicurezza e la salute di tutta Europa saranno in enorme pericolo». Boris Johnson parla in esclusiva a Repubblica, Die Welt ed El País (Lena) in questa intervista ieri al Numero 10 di Downing Street, nella stanza dedicata a Margaret Thatcher. «Noi occidentali dobbiamo lavorare insieme e rapidamente. Putin ha commesso tanti errori in questa folle invasione dell’Ucraina: ha sottovalutato la resistenza del popolo, l’eroismo di Zelensky, l’unità dell’Occidente, le cui dure sanzioni contro Mosca stanno già facendo effetto».
Ma Johnson, che a Londra sta ancora affrontando lo scandalo Partygate su cui non vuole esprimersi in attesa di Scotland Yard, torna subito cupo. Raramente lo è. «Putin sta aumentando la sua escalation militare, così si è ficcato in un vicolo cieco», dichiara il primo ministro. «E visto che non c’è via di uscita, continua a distruggere l’Ucraina e a polverizzare innocenti. Una missione irrazionale e catastrofica. Vuole smembrare il diritto degli ucraini di difendersi da soli e il nostro sostegno alla loro resistenza. Non ci riuscirà».
Primo ministro, dopo quanto accaduto alla centrale atomica, siamo più vicini a una guerra o a un incidente nucleare?
«La minaccia di possibile guerra nucleare è una retorica che ci distrae dalla realtà, ovvero l’attacco brutale e barbaro di Putin contro innocenti in Ucraina. L’altro problema è mettere in sicurezza centrali nucleari e siti di stoccaggio di scorie ucraini. Dobbiamo lavorare strenuamente insieme: il rischio è quello di una catastrofe pan-europea».
Ma come possiamo proteggere le centrali ucraine?
«È molto difficile. Dobbiamo far capire al Cremlino che un’altra Chernobyl sarebbe un disastro anche per la Russia. Secondo: le centrali nucleari ucraine devono essere protette da autorità internazionali. Il lavoro Onu e Aiea sarà fondamentale, bisogna permettere loro di lavorare liberamente in Ucraina».
Per il ministro della Difesa britannico, Ben Wallace, Putin è “uscito fuori di testa”.
«Difficile dirlo. Ma una cosa è certa: Putin deve fallire».
E anche cadere?
«No. Questa non è una guerra dei russi contro l’Occidente. Dobbiamo concentrarci a proteggere il popolo ucraino. Non bisogna andare oltre.
Non dobbiamo in alcun modo provare ad accorciare la vita politica di qualcuno a Mosca.
Sarebbe controproducente per gli ucraini».
Lei ha definito Putin “un criminale di guerra”. Spera per lui la Corte Penale Internazionale?
«C’è una profonda analogia tra il comportamento di Putin e quello di Slobodan Milosevic in Serbia negli anni 90. Entrambi al potere per molto tempo, sempre più autocratici, con una causa nazionalista per cementare la loro posizione. È questo l’incubo che ora abbiamo davanti. Ma sta alla Corte trovare le prove di munizioni illegali, cluster bomb, bombe termobariche».
Crede sia possibile?
«Non ho mai visto una differenza così netta tra bene e male in vita mia».
La situazione peggiora di giorno in giorno.
Lei ha escluso una No-Fly Zone. Ma qual è la linea rossa per un eventuale intervento dell’Occidente?
Quanti morti e brutalità di Putin dovremo sopportare?
«Innanzitutto, nessuno si sarebbe immaginato fino a qualche tempo fa da tanti Paesi occidentali l’invio di armi all’Ucraina, o la rivoluzione della Germania sulla Difesa.
L’Occidente sta facendo passi da gigante ed è molto unito. Ma un intervento militare in Ucraina da parte di soldati britannici, italiani, tedeschi, è lontanissimo. Le conseguenze di uno scontro diretto con la Russia sarebbero incontrollabili, imprevedibili. Lei parla di linee rosse: ma dobbiamo avere un limite alla nostra azione. Il che non significa non aiutare gli ucraini. Anzi, li salveremo. Ma non c’è un solo Paese occidentale disposto all’impegno militare in Ucraina».
Crede che i Paesi Ue debbano smettere subito di comprare gas e petrolio russi?
«È estremamente complicato.
Il Regno Unito, che ha una esposizione energetica minore verso Mosca, non vuole fare prediche agli altri. Ma serve una strategia collettiva europea sull’energia, per ridurre la dipendenza dalla Russia, e aumentare le rinnovabili. Sarà una transizione difficile e costosa, anche per i cittadini purtroppo.
Ma in ogni disastro, c’è sempre un’opportunità».
La guerra in Ucraina ha paradossalmente sanato le spaccature Brexit tra Ue e Regno Unito?
«Tutte le crisi rivelano i veri legami. È come quando una famiglia vive un momento molto complicato: è lì che si vede la forza e l’unione tra i suoi membri. Credo stia capitando lo stesso anche tra noi, in Occidente. È la Nato ora è più forte che mai».
Quindi, almeno lo scontro Brexit con l’Ue sull’Irlanda del Nord, per ora è accantonato...
( ride) «Lo risolveremo con buona volontà e buon senso. Ma ora è molto pénible (faticoso, ndr ) discuterne...».