Corriere della Sera, 5 marzo 2022
AAA Cercasi Madonna disperatamente
«Vorrei essere Madonna ma il prezzo da pagare è troppo alto, veramente», cantava Sheryl Crow quasi trent’anni fa, un buon consiglio al quale le ragazze del 2022 avrebbero dovuto prestare attenzione ma, a quanto pare, non l’hanno fatto. Perché Madonna sta preparando un film sulla sua vita: sarà regista, sceneggiatrice, produttrice, tutto tranne che attrice protagonista per sopraggiunti limiti d’età (dichiara 63 anni, saranno 64 il prossimo 16 agosto). E il problema sta proprio qui: di Madonna ce n’è una sola, indubbiamente, e trovarne un’altra che sia credibile per due ore sullo schermo è un problema interessante.
La soluzione? Una maratona di provini più simile all’addestramento dei marines che a quelle di un talent show: le candidate – attrici più o meno emergenti – si sottopongono a session di 11 ore di danza al cospetto del coreografo di fiducia di Madonna, e poi devono cantare, cantare, cantare davanti a lei.
Ci sono le protagoniste del serial di Sky Atlantic «Euphoria»: Sydney Sweeney, 24 anni, e Barbie Ferreira, 25. C’è Julia Garner di «Ozark» (su Netflix), 25enne e probabilmente la più somigliante all’originale. C’è l’inglese Florence Pugh di «Piccole donne», (25). E poi Alexa Demie («Ray Donovan»), Odessa Young («Mothering Sunday»), Emma Laird («Mayor of Kingstown»). Tutte attrici, ma sono in corsa anche cantanti come Bebe Rexha e Sky Ferreira.
Interessante che neppure una candidata al ruolo di colei che rese famosa negli anni ’80 la t-shirt con la scritta «Italians Do It Better» (il padre di Madonna, il signor Ciccone, veniva da Pacentro, L’Aquila) sia italo-americana, ma ormai il casting moderno guarda oltre questi dettagli – nel film-biografia «Bohemian Rhapsody» il ruolo del britannico Freddie Mercury (nato a Zanzibar, vero nome Farrokh Bulsara) finì all’ottimo Rami Malek, californiano di origini egiziane, che ha vinto anche l’Oscar.
È proprio di «Bohemian Rhapsody» il merito – la colpa? – dell’ondata di film-biografia di grandi cantanti che si è abbattuta e si abbatterà sui cinema (la vita di Elton John è diventata il film «Rocketman», quella di Bob Marley è in lavorazione). Perché l’opinione degli esperti (della quale spesso conviene diffidare) era che la biografia di Freddie Mercury puntava a un pubblico troppo ristretto, la voce dei Queen si spense nel 1991 quando i millennial erano piccoli e la generazione Z non era ancora nata.
Al cinema
Dovrebbe intitolarsi «Live to Tell» e si concentrerà sui primi anni Novanta
Sordo all’opinione degli esperti, il pubblico globale ha speso al botteghino di Bohemian Rhapsody 911 milioni di dollari, e l’Academy ha mandato a casa Malek con un Oscar come miglior attore protagonista.
L’informatissimo «Hollywood Reporter» ha scritto che il film di Madonna s’intitolerà «Live to Tell» e si concentrerà sul mitologico «Blond Ambition Tour», il giro del mondo in 100 giorni e 57 concerti da Chiba (Giappone) a Nizza (Francia) dell’aprile-agosto 1990, apice della fama mondiale di Madonna nel quale lei mescolò nel solito modo geniale, da vera pop artist, l’estetica di Metropolis, l’Art Deco e i quadri di Tamara de Lempicka.
Tour che fece scandalo (una cosa molto novecentesca): c’era stato il video di «Like a Prayer» con il Ku Klux Klan, le croci che bruciavano, le stimmate, la chiesetta. Fu condannato dal Vaticano (altri tempi) e fece sì che la Pepsi ritirasse la sponsorizzazione del tour amplificandone ulteriormente l’impatto mediatico.
Ma perché un’autobiografia filmata, e perché adesso? «Perché un sacco di persone hanno cercato di scrivere film su di me, ma sono sempre uomini», ha detto Madonna qualche mese fa al «Tonight Show» con Jimmy Fallon. Meglio fare tutto da sola (a parte per il ruolo di protagonista: ma per quello basta organizzare gli «Hunger Games» delle attrici emergenti).