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 2022  marzo 05 Sabato calendario

NEANCHE IN TOTÒTRUFFA – I DUE BROKER CON CUI MASSIMO D’ALEMA SI E’ INTERFACCIATO PER VENDERE ARMI AI COLOMBIANI SFOGGIAVANO NOMINE INESISTENTI E CARTE INTESTATE FARLOCCHE - DALL'AUDIT INTERNO DI LEONARDO STA EMERGENDO CHE LO STUDIO ROBERT ALLEN LAW DI MIAMI A CUI L'AZIENDA STAVA PREPARANDO UN CONTRATTO DI MEDIAZIONE PER UN AFFARE DA 2,13 MILIARDI (VENDITA DI 24 CACCIA DA ADDESTRAMENTO) ERA UN ACCORDO CAPESTRO - L'AVVOCATO PRESENTATO DA MASSIMO D'ALEMA COME INTERMEDIARIO A 24 CARATI VOLEVA ESSERE PAGATO IN ANTICIPO E CON PROVVIGIONI FUORI MERCATO… -

Dall'audit interno di Leonardo sta emergendo che lo studio Robert Allen law di Miami a cui l'azienda stava preparando un contratto di mediazione per un affare da 2,13 miliardi (vendita di 24 caccia da addestramento) era un accordo capestro. L'avvocato presentato da Massimo D'Alema come intermediario a 24 carati voleva essere pagato in anticipo e con provvigioni fuori mercato. L'azienda aveva deciso che sino a 350 milioni di euro di acquisti non avrebbe corrisposto nulla, perché aveva già in mano una commessa di quell'importo, per 5 aerei.

Oltre i 350 milioni scattavano provvigioni al 2 per cento e un premio al raggiungimento dei 2 miliardi. Tutte questioni citate da D'Alema quando, discutendo con l'ex sanguinario comandante dei gruppi paramilitari colombiani Edgar Ignacio Fierro Florez, parla di «risultato straordinario». Ma Leonardo voleva pagare solo a risultato ottenuto. Per questo sarebbe saltato l'accordo.

Ma se D'Alema ha introdotto negli uffici di Leonardo e Fincantieri un avvocato quanto meno poco esperto di vendite di armamenti, la vera cosa incredibile è che un uomo che è stato presidente del Consiglio, ministro degli Esteri e presidente del Copasir abbia passato ore a parlare e scrivere con due presunti broker pugliesi che più andiamo avanti con le indagini e più assomigliano ai protagonisti di Tototruffa. Emanuele Caruso e Francesco Amato sono una strana coppia che si conosce un paio di anni fa attraverso comuni amici. Entrambi sono di origine pugliese.

Il primo, 42 anni, originario di Copertino (Lecce), su Internet è praticamente inesistente. Nel 2016 è stato eletto come consigliere comunale del Pd a San Pietro in Lama e nel 2017 ha lasciato l'incarico perché accusato da un'assessora di essere una «persona avvezza alla menzogna».

Negli ultimi anni non ha dichiarato redditi in Italia e gli ultimi incassi ufficiali risalgono al 2009, 590 euro da una banca. In questi giorni è stato avvistato presso il palazzo della Regione Puglia. L'amico trentasettenne di Lequile (Lecce), anche se da anni vive a Malaga, Francesco Amato, riteneva che il collega fosse in una qualche sede di una fantomatica «Difesa avanzata», una specie di branca dei servizi segreti.

Ma a Caruso la fantasia non deve mancare visto che si è autonominato dirigente dell'Osservatorio per l'antiterrorismo in Medioriente e segretario generale della Camera EuroMediterranea per l'industria e le imprese che avrebbe il patrocinio dell'Assemblea parlamentare del Mediterraneo, rilasciato «mediante atto pubblico» nientemeno che da «Sua eccellenza ambasciatore Sergio Piazzi», ovvero l'ex alto funzionario dell'Onu che da otto anni ha l'incarico di segretario generale dell'organizzazione internazionale che raggruppa 34 Paesi del Mediterraneo che tramite lo strumento della diplomazia parlamentare sostengono l'integrazione e collaborazione pacifica dell'area del Mare nostrum.

Presidente della Camera EuroMediterranea risulta essere Baddredine Toukabri, cinquantaquattrenne tunisino residente anch' egli in provincia di Lecce; negli anni 80 ha lavorato per un po' di tempo presso l'Ambasciata statunitense di Roma.Ma le qualifiche di Caruso, che poi ha distribuito nomine anche al compare Amato, non sono finite. Per esempio, nei documenti che manda in giro, si definisce direttore pro tempore della Polizia mediterranea, naturalmente collegata all'Assemblea.

Il contatto telefonico di questa presunta forza pubblica è il cellulare di Caruso e l'indirizzo della sede ufficiale di Perugia si trova in una zona non proprio ben frequentata.Nella documentazione in possesso della Verità c'è anche il verbale di una presunta «prima riunione plenaria programmatica delle attività 2021-2022» dell'Assemblea del Mediterraneo.

È il 6 settembre 2021 e sette presunti membri dell'istituzione si sarebbero riuniti per raccogliere la proposta di costituire un'assemblea gemella in America Latina, guidata dalla Repubblica della Colombia. «La proposta presentata da strutture patrocinate come la Camera dell'Industria e delle imprese del Mediterraneo e la Polizia del Mediterraneo» prevedeva un protocollo da far gestire da una serie di personaggi colombiani, tutti coinvolti, come sorprendersi, nella trattiva per le armi di Leonardo e Fincantieri, compreso l'ex squadrista delle Auc.

Tanto che il progetto era rivolto «principalmente per l'integrazione dei paramilitari che hanno aderito alla pace e agli accordi di disarmo e vittime degli eventi legati agli scontri degli anni passati». Così, testuale.

Nel verbale si legge che Caruso si sarebbe interfacciato sul punto con Piazzi, che da 37 anni vive all'estero e nella sua carriera è stato per esempio capo delle operazioni umanitarie in Ruanda e nel Corno d'Africa. Abbiamo chiesto al segretario generale Piazzi che cosa sappia di queste iniziative e abbiamo ricevuto una risposta sorprendente: «Noi ci occupiamo di processi di pace e di corridoi umanitari, come stiamo facendo in Ucraina, non di armi. Emanuele Caruso? Non conosco questo signore, mai sentito in vita mia».

La Camera EuroMediterranea e la Polizia mediterranea guidate da Caruso dovrebbero avere il vostro patrocinio. «Mai avuto notizia di queste due organizzazioni. Abbiamo l'Interpol, l'Europol, ma non ho mai sentito parlare di polizia del Mediterraneo. Non hanno nessun patrocinio. Non so che cosa siano queste sigle».

Quando gli mostriamo il verbale dell'assemblea di settembre sbotta: «Il logo non è il nostro. Non so niente di quello che si è detto in quella riunione, né conosco qualcuna delle persone citate. Si sono attribuiti un patrocinio e una partnership che non esistono. Qui c'è qualcuno che non ci sta con la testa che si è inventato questo documento di sana pianta. È qualcuno che non sa neanche fare i documenti falsi. Usano un linguaggio che non è quello delle Nazioni unite, a cui fanno riferimento.

Per di più l'Assemblea del Mediterraneo e l'Onu non hanno nessuna relazione istituzionale al contrario di quanto è scritto. È stato creato qualcosa di estremamente falso. È una cosa tutta inventata e il logo che hanno messo sul documento è un nostro vecchio simbolo in cui non è stata cambiata la precedente scritta in arabo».

Non conosce nemmeno il presidente tunisino? «Mai sentito nemmeno lui» conclude Piazzi. «E adesso se gentilmente mi manda questi documenti io passo tutto al Parlamento italiano e chiedo all'ufficio diplomatico di intervenire attraverso i canali istituzionali preposti. Ci troviamo di fronte a dei truffatori».

Questi pataccari nel verbale di settembre avevano descritto il logo dell'Union de coperacion para America latina (Ucai), l'organizzazione in via di costituzione. Quel simbolo e quello della Cancelleria (il ministero degli Esteri) della Colombia sono gli stessi che a inizio settembre sono finiti su un altro documento questa volta inviato da Caruso e Amato a Fincantieri e Leonardo per annunciare di aver «accettato» «con grande onore e senso del dovere» «l'incarico di consiglieri del ministro degli Affari esteri della Colombia», nomina avvenuta «nell'ambito dei programmi» che puntano, «mediante il patrocino Onu», alla costituzione dell'Assemblea parlamentare sudamericana.

L'organismo progettato nella riunione fantasma dell'Assemblea del Mediterraneo che a detta di Piazzi non si sarebbe mai tenuta. Insomma un'altra clamorosa fake news.La sede dell'Ucai coincide con l'indirizzo del ministero di Bogotà. Ma uno dei due broker, Amato, che quando era in call con D'Alema faceva collegare in segreto anche il papà Oronzo («volevo che vedesse con chi parlavo»), forse rendendosi conto di aver tirato troppo la corda, ammette: «Non siamo mai stati in quegli uffici e credo che anche la nomina a consiglieri sia falsa».

Eppure D'Alema si sarebbe bevuto tutto, così come le aziende partecipate: «La lettera di invito alle società italiane in Colombia recava l'intestazione della Cancelleria, cioè del ministero degli Esteri e non di qualche gruppo di cittadini privati» ha detto. Peccato che quelle carte le spedissero i broker pataccari.