Dagotraduzione dal Guardian, 4 marzo 2022
MANGIAMO SQUALI SENZA SAPERLO? - DIVERSI MARCHI DI CIBO PER ANIMALI UTILIZZEREBBERO, TRA GLI INGREDIENTI, SQUALI IN VIA D'ESTINZIONE ELENCANDOLI GENERICAMENTE COME "PESCE D'OCEANO" - TRA I 144 CAMPIONI ANALIZZATI, CIRCA UN TERZO CONTENEVA DNA DI SQUALO, UN ANIMALE CHE NEGLI ULTIMI 50 ANNI HA VISTO LA SUA POPOLAZIONE DIMINUIRE DEL 70% - LO RIVELA UNO STUDIO DELLO YALE-NUS COLLEGE DI SINGAPORE -
Uno studio dello Yale-NUS College di Singapore ha scoperto che diversi marchi di cibo per animali tra i loro ingredienti utilizzano specie in via d’estinzione, tra cui squali, elencandoli genericamente come «pesce d’oceano». «La maggior parte dei proprietari di animali domestici è probabilmente amante della natura e sarebbe allarmato nello scoprire di contrivuire inconsapevolmente alla pesca eccessiva di popolazioni di squali» hanno detto gli autori dello studio, Ben Wainwright e Ian French.
Le popolazioni di squali sono sovrasfruttate in tutto il mondo, tanto che hanno subito un calo di oltre il 70% negli ultimi 50 anni. In quanto predatori apicali, sono cruciali per l'equilibrio della catena alimentare oceanica e la perdita di squali ha avuto effetti a catena sui letti di fanerogame (piante marine) e sulle barriere coralline.
La vendita di pinne di squalo è stata ampiamente pubblicizzata e nota in tutto il mondo. L’uso di prodotti a base di quali in oggetti di uso quotidiano come cibo per animali o cosmetici invece è un contributo silenzioso al depauperamento della loro popolazione.
Utilizzando il codice a barre del DNA, gli scienziati hanno testato 45 prodotti alimentari per animali domestici di 16 marchi a Singapore. La maggior parte dei prodotti utilizzava termini generici come "pesce", "pesce dell'oceano", "esca bianca" o "pesce bianco" nell'elenco degli ingredienti per descriverne il contenuto, mentre alcuni elencano specificamente tonno o salmone. Altri non hanno indicato affatto il pesce.
Dei 144 campioni sequenziati, 45 - circa un terzo - contenevano DNA di squalo. Le specie più frequentemente identificate erano lo squalo blu, lo squalo seta e lo squalo pinna bianca del reef. Lo squalo seta e lo squalo pinna bianca del reef sono elencati come "vulnerabili" nella Lista rossa dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN). Sono stati anche identificati prodotti contenenti DNA dello squalo donnola falcetto, dello squalo naso aguzzo dei Caraibi e dello squalo tigre delle sabbie, tutte specie vulnerabili.
Gli autori suggeriscono che la carne potrebbe essere prelevata da carcasse di squali scartate dopo la rimozione delle preziose pinne, o potrebbe riflettere un crescente commercio di carne di squalo. Chiedono un'etichettatura degli ingredienti più accurata in modo che le persone sappiano cosa stanno dando ai loro animali domestici e da dove provengono.
Il dottor Andrew Griffiths, un ecologista dell'Università di Exeter, ha affermato che l'ultimo lavoro ha fatto seguito alla ricerca del suo team e di altri che hanno rivelato la presenza del DNA di squalo nei prodotti alimentari per il consumo umano, inclusa la vendita di pesce spina e carne di squalo martello in fish and chips.
Per gli alimenti per animali domestici, ha affermato, la mancanza di norme sull'etichettatura specifica significava che un'ampia varietà di specie vulnerabili può essere inclusa legalmente. «Non ci sono regole specifiche contro questo», ha detto. «Potresti inconsapevolmente prendere qualsiasi pesce».
I risultati sono pubblicati sulla rivista Frontiers in Marine Science.