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 2022  marzo 04 Venerdì calendario

DAGONEWS: OPA NON ANDAR VIA… - IL TONFO IN BORSA DI TIM HA DUE CAUSE: GLI 8,7 MILIARDI DI PERDITE DEL 2021, DA UNA PARTE; DALL’ALTRA, IL MERCATO HA PERCEPITO CHE L’OPA LANCIATA DA KKR FOSSE FINITA NEL CASSETTO DELLE BUONE INTENZIONI. FONTI AUTOREVOLI AFFERMANO PERÒ IL CONTRARIO: IL FONDO USA STA ANCORA VALUTANDO TIM PER UNA POSSIBILE OPA - IL NUOVO AD PIETRO LABRIOLA AVREBBE CONFIDENZIALMENTE FATTO UN’OFFERTA A KKR DI ENTRARE NELLA RETE UNICA MA CDP… -

Il tonfo in Borsa di Tim ha due cause: gli 8,7 miliardi di perdite del 2021, da una parte; dall’altra, il mercato ha percepito che l’Opa lanciata da KKR fosse finita nel cassetto delle buone intenzioni. Fonti autorevoli affermano però il contrario: il fondo Usa sta ancora valutando Tim per una possibile Opa. Ancora. Il nuovo ad Pietro Labriola avrebbe confidenzialmente fatto un’offerta a KKR di entrare nella Rete unica: la possibilità di mantenere la stessa quota del 37,5% che il fondo ha oggi in Open Fiber quando avverrà la fusione con FiberCop di Tim. 

La risposta americana è stata positiva nella misura in cui, hanno precisato, si mantengano gli stessi patti parasociali sottoscritti all’epoca di Gubitosi. Se Tim è d’accordo, non lo è l’altro socio di Open Fiber, alias CDP, che considera quei patti un “cedimento” di Gubitosi al fondo Usa.

TIM PROFONDO ROSSO Francesco Spini per “La Stampa”

Meno 14 per cento. Il titolo di Tim sprofonda negli abissi della Borsa e dai già risicati 34 centesimi della vigilia precipita a quota 29,56. Pesano come macigni gli 8,7 miliardi di perdite del 2021, lo stop al dividendo anche per le risparmio (non a caso le relative azioni sono crollate del 18,6%) e gli obiettivi che - nell'attuale assetto - vedono il margine operativo lordo mediamente stabile di qui al 2024, ma in netta discesa nel 2022. 

Il nuovo ad, Pietro Labriola, puntava sull'effetto-piano ma il rinvio dei dettagli non ha aiutato, quando il mercato confronta ancora tutto con i 50,5 centesimi balenati da Kkr e la sua prospettata Opa, che dal 21 novembre attende un cenno dal cda. Separare la rete dai servizi (che includono consumer, grandi clienti e Brasile) «non è più un tabù», annuncia Labriola. Come ciò avverrà, lo dirà a giugno. 

Ha tre mesi per studiare due strade: una è finanziaria, l'altra - la preferita - è industriale. La prima consiste nell'avere «una rete separata con un partner finanziario» in maggioranza, «deconsolidando la componente di rete» degli investimenti. Quale partner? «Non posso escludere nulla a priori», dice Labriola. Nemmeno Kkr, fa capire. L'altra via si espliciterebbe «nell'eventuale creazione di un unico soggetto "wholesale only" a livello nazionale con Open Fiber». Tutto ciò attraverso un «conferimento, una fusione, una scissione», si vedrà. 

«Chiaramente - scandisce il manager - il modello che dà un maggiore ritorno sugli investimenti è quello che evita la sovrapposizione di due reti Ftth», in fibra: la rete unica insomma. La volontà dei grandi azionisti di Tim, Vivendi come Cdp, era di fare in fretta.

Si andava ragionando su un «memorandum of understanding» tra Tim e Cassa (al 60% di Open Fiber), da chiudere al più presto. La lettera di intenti, però, appare finita in freezer: a mettersi di traverso sarebbe stato il ministro per l'Innovazione tecnologica, Vittorio Colao, a causa di possibili tematiche antitrust relative alle gare sulle aree grigie in rampa di lancio. 

Nel mentre a metà marzo gli advisor Goldman Sachs e LionTree porteranno in cda una valutazione di una Tim post riassetto per compararla con l'offerta di Kkr, che oggi darebbe un premio del 70%. Il piano del fondo, dice l'ad, mirerebbe a una «valorizzazione degli asset e dei business dell'azienda abbastanza simile» al suo progetto. Con una differenza: «Loro prevedono questo tipo di valorizzazione, contando anche una remunerazione del capitale che viene apportato» per fare il piano. 

Quindi «è probabile che, fatto internamente, il valore che può essere generato potrebbe essere più alto rispetto alla manifestazione stessa di Kkr». Alla base del mancato dividendo alle risparmio c'è «un fatto tecnico» relativo alle riserve; l'ad rimanda il pagamento (con eventuale recupero della cedola 2021) a quando i conti lo permetteranno. Quanto ai target del piano, Labriola non li giudica prudenti ma «realistici» con «possibilità di rialzo». 

«Quelli che dicono che i target sono prudenti sono gli stessi che in passato hanno promesso troppo e poi deluso nei risultati. Basta guardare gli ultimi 4 piani...», dunque dal «DigiTim» di Genish fino agli ultimi di Luigi Gubitosi, uscito alla fine dell'anno passato. Anno in cui l'ebitda domestico, sceso del 14%, ha peggiorato di 300 milioni anche il terzo profit warning di fine ottobre. 

Ed è calato - fanno notare addetti ai lavori - nonostante ci siano componenti non ricorrenti trattate come organiche: ad esempio il beneficio contabile relativo alla revisione della vita media utile dei clienti, il «churn». Labriola nega che ora, dopo gli 1,3 miliardi che Ardian è pronta a pagare la quota indiretta di Inwit, ci saranno aumenti di capitale o altre dismissioni di «fabbriche» come quella del cloud di Noovle.

Resta possibilista sul fatto che in futuro si possano valorizzare minoranze di una società come quella dedicata ai grandi clienti - imprese e Pa -, motori insieme col Brasile di una Tim il cui futuro resta in buona parte da scrivere