il Fatto Quotidiano, 4 marzo 2022
Contro Gentiloni
È Commissario europeo agli Affari economici da più di due anni (1° dicembre 2019). È stato presidente del Consiglio italiano e ministro degli Esteri. Più volte parlamentare, ha fatto il presidente del Partito democratico. E per quasi dieci anni aveva diretto Nuova Ecologia, il mensile di Legambiente. Ma Paolo Gentiloni ha dovuto aspettare la guerra Russia-Ucraina per “scoprire” che l’Italia è dipendente da Mosca nelle forniture di gas: circa il 38% del suo fabbisogno.
Così, dopo aver lanciato qualche timido allarme, mercoledì scorso con l’aria di chi ha appena aperto l’uovo di Pasqua ha rilasciato questa sensazionale dichiarazione all’agenzia Ansa: “C’è un punto delicato, che è l’energia e poi ce ne sono altri minori. Dobbiamo lavorare per ridurre questa dipendenza dal gas e per far fronte assieme, come Paesi Ue, alle conseguenze dell’aumento dei prezzi e di eventuali difficoltà nelle forniture”.
Che cosa ha fatto il Commissario Gentiloni da quando è a Bruxelles per la nostra indipendenza energetica? E che cosa aveva fatto in precedenza nei suoi numerosi incarichi, parlamentari e di governo? Poco e niente, a giudicare dagli esiti. Forse, da vecchio ambientalista, avrà chiuso il rubinetto del gas in cucina per risparmiare sui consumi e sulla bolletta. Ma non risulta agli atti che si sia particolarmente impegnato per cercare altre fonti di approvvigionamento né che abbia impresso una grande accelerazione allo sviluppo delle rinnovabili nella nostra Penisola.
È vero che, insieme a Gentiloni, hanno fatto poco e niente in questo campo tutti quelli che hanno governato l’Italia nell’ultimo ventennio. Ma a lui sono stati affidati nientemeno che gli Affari economici dell’Europa. E poi, anche grazie al contratto con i russi di Gazprom, nel 2021 l’Eni ha potuto realizzare un utile netto di 4,7 miliardi di euro.