Estratto dell’articolo di Gianluca Perino per “il Messaggero”, 4 marzo 2022
SI CONTANO I MORTI E PUTIN DEVE APRIRE IL PORTAFOGLI - MOSCA DARÀ 7,5 MILIONI DI RUBLI (CIRCA 64MILA EURO) ALLA FAMIGLIA DI OGNI SOLDATO CADUTO, MENTRE AI FERITI ANDRANNO CIRCA 30 MILA EURO - L’AFFONDO CONTRO I POLITICI DI KIEV: “AL MINISTERO DELL'INTERNO UCRAINO SONO TUTTI NEONAZISTI CHE INSABBIANO LE PROVE SUL FATTO CHE USANO CIVILI COME SCUDI UMANI” - IL GIGANTE PETROLIFERO LUKOIL SI SCHIERA CONTRO PUTIN E CHIEDE LA FINE DEL CONFLITTO - E GLI STATI UNITI SANZIONANO ALTRI OLIGARCHI -
Vladimir Putin ricompare in tv. […] Ma dalle parole che pronuncia, è la lettura di alcuni analisti, questa volta siamo di fronte ad un uomo che potrebbe essere in difficoltà. Su due fronti: quello militare, dove l'avanzata delle truppe non è all'altezza delle aspettative (e probabilmente anche dei piani iniziali), e quello interno, dove ogni giorno che passa crescono scontento, proteste e dubbi.
[…]«I soldati e gli ufficiali russi che combattono sono degli eroi - dice - e lottano per la pace, il Donbass e la denazificazione dell'Ucraina». Poi offre delle garanzie, degli aiuti per le famiglie degli uomini e dei ragazzi che stanno trovando la morte sul campo di battaglia. Sarebbero oltre seimila i soldati russi uccisi (secondo Kiev) molti meno, naturalmente, per il Cremlino. Ma stiamo parlando comunque di numeri consistenti, dietro ai quali ci sono genitori disperati, fratelli, sorelle, amici.
I FONDI Questo lo Zar lo sa bene. Così spiega che stanzierà 7,5 milioni di rubli (circa 64mila euro) per ogni famiglia di caduto, mentre ai feriti andranno tre milioni di rubli. E comunque, per lui «l'operazione militare speciale sta andando rigorosamente secondo il programma, secondo i piani. Stiamo cercando di evitare con grande attenzione di colpire i civili - spiega - I nostri militari forniscono corridoi sicuri per i civili, ma i neonazisti ucraini lo impediscono nascondendosi dietro i civili innocenti». […]
«Al ministero dell'Interno ucraino sono tutti neonazisti che insabbiano le prove sul fatto che usano civili come scudi umani». E spiega che la Russia ha alcuni «video» girati nel Donetsk che mostrano l'uso di queste «tattiche». «Sono i nazisti che combattono in questo modo, che usano questi metodi brutali. E in Ucraina sono spalleggiati anche da mercenari che arrivano dal Medio Oriente».
LE PRESSIONI Sul fronte interno, al di là delle manifestazioni di protesta, e alla pesante lettera della Lukoil, ieri è arrivata anche la presa di posizione del re degli scacchi, Garry Kasparov, che su Twitter ha invitato i russi a ribellarsi: «Se Putin non viene fermato ora, non gli viene impedito di distruggere l'Ucraina e commettere un genocidio contro il suo popolo, ci sarà una prossima volta e sarà contro la Nato, con una minaccia nucleare senza precedenti. Ogni elemento della società russa che può esercitare pressioni deve sapere che deve scegliere tra lui e tutto il resto». […]
2 - IL GIGANTE LUKOIL SI SCHIERA E CHIEDE LA FINE DEL CONFLITTO. E GLI STATI UNITI SANZIONANO ALTRI MILIARDARI Gianluca Paolucci per “la Stampa”
Il segnale è netto: Lukoil, terzo gruppo industriale della Russia, ha pubblicato ieri sul proprio sito internet un comunicato attribuito al consiglio d'amministrazione, nel quale la società si dice «preoccupata per i tragici eventi in Ucraina». Inoltre, «sosteniamo una rapida fine del conflitto armato e sosteniamo pienamente la sua risoluzione attraverso un processo di negoziazione e mezzi diplomatici». Una prima crepa «interna» nel monolite del Cremlino: Lukoil è un gigante presente in vari paesi del mondo - anche in Italia - ma con il centro dei suoi affari saldamente in Russia. Finora, a dissociarsi dalla guerra in Ucraina e quindi dal Cremlino sono stati gli oligarchi della «diaspora».
Da Roman Abramovich, che ha annunciato la vendita del Chelsea e la volontà di devolvere il ricavato a una fondazione per le vittime della guerra in Ucraina. Fino ad Andrei Yakunin, figlio di Vladimir, ex alto ufficiale del Kgb, vicinissimo a Putin fino a quando, multimiliardario, non ha lasciato le Ferrovie russe per godersi il proprio patrimonio a Londra. Il caso di Lukoil è diverso: oggi è il terzo gruppo della Russia, il primo indipendente dopo i colossi pubblici Sberbank e Rosneft. Al momento Lukoil, sotto sanzioni Usa dal 2014, non è tra le società colpite dalle misure restrittive varate dai paesi occidentali dopo l'invasione dell'Ucraina.
Ma molti osservatori nei giorni segnalavano la possibilità che venisse inserita nella lista, data la sua importanza per l'economia russa. Il suo numero uno è Vagit Alekperov, uno degli oligarchi della prima ondata, diventati ricchissimi col crollo dell'impero sovietico e non di quelli cresciuti nell'entourage di Putin. Lavorava nei pozzi di petrolio sul Mar Caspio, diventa vice ministro dell'energia con l'Unione sovietica già traballante. E col collasso dell'Urss, compra tre giacimenti di petrolio e diventa in breve multimiliardario.
Secondo Forbes, il suo patrimonio personale ammonta a 18,6 miliardi di dollari e figura al numero 66 della classifica dei multimiliardari mondiali. Risiede a Mosca, è uno dei soci principali della squadra di calcio dello Spartak, ma è socio anche del porto turistico di Barcellona e dei cantieri navali olandesi Heesen Yachts. Da dove è uscita la Galactica Super Nova, superyacht di 70 metri che in un sito specializzato risulta adesso in vendita per la bella somma di 75 milioni di euro.
Comunque un prezzo d'occasione, per una imbarcazione pluripremiata e tra le più veloci della sua categoria. Nei giorni scorsi lo yacht era segnalato nel porto di Tivat, in Montenegro. Lo scorso 24 febbraio, Alekperov era tra i 36 oligarchi convocati al Cremlino per ascoltare Vladimir. Nessuno ha parlato di Ucraina, anche su tutti apparivano piuttosto preoccupati. Significativamente, all'incontro mancavano alcuni dei fedelissimi. Dai fratelli Rotemberg a Yurij Kovalchuk fino a Gennadij Timchenko. Nei giorni successivi, tutti i presenti - e anche gli assenti - hanno visto le proprie fortune perdere cifre a nove zeri.
Nel primo giorno dell'invasione, ha calcolato Forbes, i primi 116 miliardari russi hanno perso complessivamente 39 miliardi di dollari. E da allora, con le sanzioni, le cose sono ulteriormente peggiorate. Ieri, l'annuncio di una nuova ondata di sanzioni contro oligarchi e funzionari del Cremlino da parte di Usa e Gran Bretagna. Tra i colpiti Alisher Usmanov e i fratelli Rotemberg. Nella speciale classifica delle perdite del primo giorno di guerra, proprio Alekperov figurava al numero uno: 3,8 miliardi di patrimonio in meno. E forse non è un caso che sia stato anche il primo a schierarsi.