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 2022  marzo 03 Giovedì calendario

Intervista a Pecco Bagnaia

«Sono diventato adulto», dice di sé. E la Ducati non è mai stata così evoluta, al punto che l’aggettivo migliore sembra quasi un ossimoro, riferito alla potenza del motore desmodromico: “Dolce”. Nel finale della passata stagione era semplicemente imprendibile: 4 vittorie nelle ultime 6 gare. Il favorito della stagione MotoGP che parte domenica sera qui in Qatar, la prima senza Valentino, è un italiano: Pecco Bagnaia, torinese, 25 anni, uno degli allievi preferiti del Doc.
Quindici anni dopo il mondiale vinto con Casey Stoner, per Borgo Panigale sembra arrivata la volta buona.
«Abbiamo lavorato veramente tanto sulla moto. Ci sono novità aerodinamiche molto interessanti.
Dobbiamo ancora capire qualcosa di questo nuovo motore, trovare il giusto equilibrio. Nelle prove ci siamo concentrati sul ritmo di gara con le gomme usate, anche perché sappiamo di essere già fortissimi sul giro veloce. Adesso stiamo analizzando i dati, e da domani scenderemo in pista col pacchetto migliore. Questa nuova moto sembra più dolce».
Anche Bagnaia ha fatto progressi.
«Non sono mai stato così in forma, fisicamente e dal punto di vista mentale. Non è mai facile riprodurre in palestra quel che succede in pista, ma ho cercato di lavorare su quello che mi è mancato lo scorso anno: il segreto sta nella testa, avere sicurezza nei propri mezzi. Oggi so di avere la squadra per poter vincere, sono certo del mio potenziale. Ho trovato una serenità che mi aiuta a vedere tutto in maniera più chiara. Dovrò solo essere me stesso».
Non le pesa il ruolo di favorito?
«Al contrario: è una bella sensazione, essere protagonista. Ma il vero favorito è il campione in carica: Fabio Quartararo».
Marc Marquez indossa gli occhiali da sole anche di notte.
«Lo scorso anno, prima di quel problema alla vista, era già tornato lui. Io l’ho rivisto fortissimo. Il titolo me lo gioco con lui e Fabio. Però tra i possibili vincitori metto pure Mir. E poi c’è Morbidelli. La Honda ha fatto incredibili passi avanti, la Suzuki anche. Avete visto l’Aprilia come corre?».
Mai così tante gare in un
campionato: 21.
«Non mi spaventa il numero di corse. La chiave sarà arrivare a metà stagione al picco della forma. Il rischio è sbagliare preparazione, raggiungere il massimo troppo presto e poi scoppiare».
Sarà il primo anno senza il suo maestro, Valentino.
«Il mese scorso in Malesia, dopo la quarantena in camera, sono sceso al ristorante dell’albergo e a tavola c’era la sua squadra: non vederlo mi ha fatto impressione. Però continuiamo ad allenarci insieme al Ranch, in questo periodo mi scrive dei messaggi. Non lo incontreremo spesso nel paddock, ma dal punto di vista morale resta importante per noi ragazzi dell’Academy: sa sempre dirti le coste giuste nel momento buono».
Quest’inverno i suoi colleghi erano ai Caraibi o sulle piste da sci:
lei invece ha passato le vacanze a New York.
«È stato il regalo di compleanno per la mia ragazza, Domizia: viviamo insieme da due anni (ora c’è anche Turbo, un cucciolo di bassotto) e la relazione sta evolvendo, siamo consapevoli e felici che potrebbe nascere qualcosa di veramente importante. Di New York mi ha impressionato la visita a Ground Zero: ero troppo piccolo quando è successo, ma quel silenzio — quel rispetto — nel cuore della città ti toccano dentro. E poi il museo di scienze naturali, Central Park».
Pecco è diventato adulto.
«Sono cresciuto. E sono pronto.
Dopo la pandemìa, questa guerra che speriamo finisca presto: mi piacerebbe tanto regalare un sorriso agli sportivi. Un italiano su una moto italiana. Cominciando domenica».