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 2022  marzo 03 Giovedì calendario

Biografia di Cristina Casati Stampa

Una mostra a Torino, alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, che aveva aperto nel 2020 e fu interrotta dalla pandemia, dal 12 marzo celebra Frida Kahlo attraverso le fotografie di Nickolas Muray. In questi giorni, inoltre, si ricorda il primo murale dipinto dall’artista messicano Diego Rivera, compagno di Frida, nel marzo 1922. Nessuno però si rammenta di una eccezionale nobildonna italiana, comunista, che di Frida e di Rivera fu amica: Cristina Casati Stampa di Soncino.
Morì di tumore al seno a Colesbourne, in Inghilterra, il 22 marzo 1953, lo stesso giorno in cui, nel 1848, i milanesi avevano cacciato gli austriaci al termine dell’insurrezione delle Cinque Giornate. Fu il caso a farla morire proprio quel 22 di marzo? O il destino? Certo è che Cristina, nata a Milano in un casato dell’alta nobiltà lombarda il 15 luglio 1901, bella, affascinante e inquieta, dedicò una buona parte della sua vita alle battaglie per il popolo.
Giovanissima danzatrice di tango, illustratrice e designer, di estrema sinistra già nei primi anni Trenta, dopo avere sposato Jack Hastings, conte di Huntingdon, e avere vissuto con lui in Polinesia, venne arrestata in Brasile nel ’36 per aver indagato sulla scomparsa del leader comunista Luis Prestos. Legata a Frida Kahlo, che ne fece il ritratto, e a Diego Rivera, che iniziò Jack Hastings alla pittura murale, Cristina aveva aderito al Partito comunista inglese. Nella primavera del 1937 raggiunse la Spagna assieme al visconte Peter Spencer Churchill, cugino di Winston. In veste di tesoriera dello Spanish Medical Aid, volle dare il suo apporto sul campo alla causa dei combattenti anti-franchisti. Luigi Longo, futuro segretario del Pci, allora tra i commissari delle Brigate Internazionali, le chiese di interrogare i fascisti italiani fatti prigionieri durante la battaglia di Guadalajara. Nel dopoguerra, ritornata in Italia con il secondo marito Wogan Philipps, barone di Milford e unico comunista a sedere nella Camera dei Lord, Cristina decise di fare gestire in maniera cooperativistica dai contadini la sua azienda Cascina Fornace di Cusago, alle porte di Milano.
Una donna non comune, insomma. Anzi, decisamente straordinaria. Tanto notevole che Charlie Chaplin se ne innamorò negli anni Venti. Eppure oggi è caduto nell’oblio assoluto il nome di Cristina, figlia del marchese Camillo Casati Stampa e di Luisa Amman, la grande protagonista della vita mondana dei primi decenni del Novecento, icona dell’arte internazionale e al centro di svariati amori, tra cui Gabriele D’Annunzio. Su Luisa Casati esce, in questi giorni, l’ennesimo libro: Il rovescio dell’abito (Guanda) di Marta Morazzoni. Sulla figlia, invece, il silenzio; a contribuire concorse Wogan Philipps. Quando Cristina morì, come narra Selina Hastings (figlia di Jack e della seconda moglie) in The Red Earl, Wogan buttò in un fiume tutte le sue fotografie, le lettere, i suoi disegni.
Anche in Italia pochissimi ne hanno conservato un ricordo. C’è intanto il bel profilo biografico compilato da Augusto Cantaluppi, presente nel sito dell’Istituto Ferruccio Parri Oggi in Spagna, domani in Italia, che è dedicato ai volontari italiani antifascisti della guerra civile di Spagna. E sopravvive una traccia nel discorso che Aldo Tortorella, noto dirigente del Pci, pronunciò nel 2012 alla Casa della Cultura di Milano, per rendere omaggio a Wogan Philipps. Disse di Cristina, tra le altre cose, che “sarebbe da conoscere bene la storia intellettuale di questa bella e intelligente signora che si sente vicina ai comunisti, lei, erede di uno storico casato milanese, divenuta in prime nozze contessa inglese, figlia di quella bellissima e ricchissima Luisa Casati ritratta dai più grandi pittori, celebrata dai poeti, famosa per il suo amore per l’arte, gli artisti, la vita stravagante e le dissipazioni”. E aggiunse che “Cristina aveva avvertito il declino di una classe sociale, non solo per la fine dell’aristocrazia, ma anche per l’esaurirsi della funzione progressiva della grande borghesia imprenditoriale – il nonno materno Amman era stato il più importante industriale tessile di Milano – quasi tutta passata al fascismo”. L’auspicio di Tortorella sulla diffusione della storia di “Crissy”, come la chiamavano, tuttavia è caduto nel vuoto.