il Fatto Quotidiano, 3 marzo 2022
Formigoni show al cinema
“Ma l’idea del film non è mica mia! È di un grandissimo personaggio della cultura italiana, che tra l’altro non conoscevo nemmeno”. Roberto Formigoni vive la sua serata di gloria (nelle due ore di permesso dai domiciliari) alla presentazione milanese di Roberto F., il documentario sulla vita del Celeste. Il “grandissimo personaggio della cultura” a lui sconosciuto fino a poco fa è Pino Farinotti, suo scudiero al Mic di Milano. Ma la “star”, come la chiama il direttore della Cineteca Matteo Pavesi, è lui, Formigoni. “Ah, siete del Fatto: i mitra dove li avete?”. Formigoni fa sold out (anche se poi in sala qualche poltrona vuota c’è), come annuncia un cartello sopra la locandina del film all’ingresso. Applaudono tutti, compreso l’ex sindaco Gabriele Albertini, che invece è accolto tiepidamente. Farinotti si lamenta: “Quando ho fatto il film ho bussato alle porte di tutti i cinema e degli esercenti, ma ci hanno chiuso le porte in faccia”. Chissà perché. Il film è una riabilitazione assoluta dell’ex governatore, di cui si esaltano le gesta indelebili (“ho fatto la riforma della sanità che ha permesso al povero di farsi curare nell’ospedale del ricco”) e si denuncia la persecuzione giudiziaria (“critiche che mi sono state rivolte per fatti che non ho mai compiuto”). Ma Formigoni giura che non è “un’agiografia”: “Racconta la situazione ingiusta in cui vivo”. Il Celeste ringrazia gli “amici” in stile Cl e parla di sé in terza persona, anche quando racconta di ricevere visita da diversi giovani : “Tutti vengono a trovare Formigoni. Io faccio da coach perché la passione per la politica non andrà mai via”.
Prima dell’inizio del documentario, scorre beffardo il trailer di un vecchio film di Marco Bellocchio: Sbatti il mostro in prima pagina. Fuori dalla Cineteca invece, qualcuno ha lasciato un adesivo a metà tra il goliardico e la rivendicazione politica: “I ricchi devono uscire i soldi”. Sprazzi di simbolismo per chi non crede alle coincidenze. Anche se Formigoni piange miseria: “Mi hanno pignorato tutto, vivo in povertà”. Un francescano qualunque. Ma un giorno, giura Albertini, sarà fatta giustizia: “La parabola di Roberto non è finita. Ha avuto solo un incaglio grave (5 anni e 10 mesi per corruzione, ma come può uno scoglio arginare il mare? ndr). Ma la Corte europea affermerà che è stato un errore giudiziario”. Poi la chiosa: “Quando vedrete il film vi sentirete orgogliosi di appartenere al genere umano”. E menomale che non era un’agiografia.