il Fatto Quotidiano, 3 marzo 2022
Marc Innaro il russo sparisce dal Tg1
Avolte si verificano strane coincidenze. Da quando Marc Innaro è finito nell’occhio del ciclone per le considerazioni pronunciate durante uno speciale del Tg2 Post, venerdì scorso, il corrispondente Rai da Mosca è sparito dal Tg1 e dagli speciali curati dal telegiornale della rete ammiraglia. “Basta guardare la cartina geografica per capire che, negli ultimi 30 anni, chi si è allargato non è stata la Russia, ma la Nato”, sono le parole di Innaro che hanno scatenato un putiferio politico poiché tacciate di filo-putinismo. Tanto che lo stesso Gennaro Sangiuliano, in diretta, era intervenuto per sottolineare “chi è l’aggressore, ovvero la Russia di Putin, e chi è l’aggredito, l’Ucraina”. Considerazioni, quelle di Innaro, fatte in maniera diversa da più parti, per esempio dall’ex ambasciatore Sergio Romano o da Barbara Spinelli.
Le parole del corrispondente Rai da Mosca, però, hanno suscitato una levata di scudi, con l’intervento di condanna di Enrico Letta e addirittura un’interrogazione del Pd in commissione di Vigilanza che chiede a Viale Mazzini di “ruotare i corrispondenti”.
Fatto sta che da quattro giorni Innaro, che è anche capo sede Rai a Mosca, è sparito dai radar del Tg1, mentre continua a lavorare per tutte le altre testate: Tg2, Tg3, Gr radio e Rainews. Si preferisce evitarlo per le sue presunte posizioni filo-russe? Siamo di fronte a un caso di censura? “Macché censura”, risponde la direttrice del Tg1, Monica Maggioni. Che la spiega così: “Da qualche giorno abbiamo a Mosca anche l’inviato del Tg1, Alessandro Cassieri, ex capo sede a Parigi con un passato da corrispondente in Russia. Avendo un nostro inviato, è normale che ci colleghiamo con lui”.
E infatti negli ultimi giorni (come ieri sera) il tg della rete ammiraglia dalla Russia si collega con Cassieri da Mosca e con Sergio Paini, altro corrispondente Rai, da Rostov sul Don. Fatto sta, però, che Innaro, il capo sede, dopo le polemiche su Raiuno non è più andato in onda.
La tv pubblica sul fronte di guerra è giunta con 12 giornalisti, tra corrispondenti e inviati. Ma a volte vengono utilizzati anche ucraini che riescono a mandare immagini e cronisti esterni, come Valerio Nicolosi di MicroMega, usato da Kiev per il Tg1. “Sono troppi e senza alcun coordinamento. Ce ne volevano di meno, ma organizzati meglio, senza doppioni tra i vari tg”, l’accusa di Michele Anzaldi, che rispolvera l’idea della newsroom unica. “Se ne mandiamo pochi, veniamo attaccati. Se ne mandiamo troppi, lo stesso. Ma la guerra la stiamo coprendo bene”, fa notare un cronista di mamma Rai.