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 2022  marzo 03 Giovedì calendario

Persa la Russia, perderemo la Cina?

Abbiamo perso la Russia. Ora, si pone l’interrogativo se rischiamo di perdere anche il premio più ricco che credevamo di avere conquistato nei decenni scorsi, la Cina. Non che sia mai stata nostra, nemmeno per un minuto. Ma nostri sono sia il business che vi abbiamo condotto sia i costi minimi delle merci cinesi che hanno tenuto i prezzi bassi ovunque. In un mondo che si sta dividendo di nuovo in blocchi, il rischio di perdere la Cina è, per le economie, ancora più grande della chiusura della Russia. È il caso di prepararsi: Vladimir Putin l’abbiamo sottovalutato, non possiamo permetterci di sottovalutare l’autocrate più potente, Xi Jinping. Ancora lo scorso settembre, il presidente della Camera di Commercio della Ue in Cina, Jörg Wuttke, sosteneva che, nonostante l’aggressività di Pechino, per chi fa business «il rischio maggiore è non essere in Cina». Affermazione che per anni è stata un mantra nel mondo degli affari. E che oggi è di fronte al suo test più duro. Nel 2020, i Paesi dell’Unione europea hanno importato dalla Cina per 383,4 miliardi di euro ed esportato per 202,6 miliardi, secondo Eurostat. Nel 2021, i dati indicano che gli scambi sono cresciuti ulteriormente. L’Italia esporta in Cina tra il miliardo di euro e il miliardo e mezzo ogni mese. Nel 2021, gli Stati Uniti hanno importato dalla Cina per 506,4 miliardi di dollari ed esportato per 151,1 miliardi. Secondo il 2021 World Investment Report dell’Unctad (Onu), gli investimenti diretti esteri in Cina sono stati di 149,3 miliardi di dollari nel 2020, una crescita dai 141,2 dell’anno precedente la pandemia, il 2019. Il totale del capitale investito dall’estero in Cina alla fine del 2020 ammontava a 1.918,8 miliardi di dollari. Sono cifre che danno la dimensione del mercato cinese, della sua importanza per il mondo, come dice Wuttke. Per alcuni settori è vitale: i beni di lusso, per dire, per il 45% dipendono dal mercato cinese. Il problema che si pone dopo l’invasione russa dell’Ucraina è che la possibilità di una nuova Guerra Fredda, con la creazione di un blocco delle democrazie opposto a un blocco dei Paesi autoritari che vedrebbe unite Russia e Cina, metta a rischio i commerci e gli investimenti esteri anche nel gigante asiatico. È un’eventualità che, nei loro piani, governi e imprese non possono non considerare già oggi.