Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  marzo 02 Mercoledì calendario

L’OLIGARCA DELLA BACCHETTA. MA VALERY GERGIEV FA IL MUSICISTA O L’IMMOBILIARISTA? ECCO LO SPAVENTOSO ELENCO DI PROPRIETA’ ITALIANE RICONDUCIBILI AL MAESTRO RUSSO. COME DISSE TREMONTI, IN ITALIA CON LA CULTURA NON SI MANGIA. MA SE SEI RUSSO AL TEMPO DI PUTIN, QUALCHE PAGNOTTELLA LA PORTI A CASA… -

Elisabetta Andreis per il “Corriere della Sera - ed. Milano” Il direttore d'orchestra russo Valery Gergiev, messo alle strette e infine allontanato dal Teatro alla Scala, dalla Meuenchner Philarmoniker di Monaco e da altre collaborazioni artistiche in Europa per il rifiuto di prendere le distanze dall'attacco sferrato all'Ucraina dal presidente, e suo amico, Vladimir Putin, in Italia ha un tesoro immobiliare da circa 150 milioni.

A Milano possiede una ventina di palazzi che ha messo sul mercato, mentre sta costruendosi una principesca villa nella città dell'Ossezia settentrionale di cui è originario. Il maestro ha ereditato un quarto delle fortune dell'artista e mecenate giapponese Yoko Nagae.

A sua volta la filantropa scomparsa nel 2015, ammiratrice incondizionata di Gergiev, ha una vicenda particolare. Nel 1960 vinse - primo caso in Giappone - una borsa di studio del governo italiano per perfezionarsi nell'arpa a Venezia; lì venne notata dal facoltoso industriale milanese della farmaceutica (di 30 anni più anziano) Renzo Ceschina che nel 1977 la sposò.

Cinque anni dopo però morì lasciando tutto alla Nagae che per anni finanziò artisti e musicisti. Dopo cause giudiziarie innescate dai parenti di Ceschina, durate decenni, i giudici divisero in quattro parti il patrimonio immobiliare. A Gergiev finirono una ventina di immobili a Milano, oltre 20 mila metri quadrati di proprietà, più altri tesori tra cui una villa in costiera amalfitana, con tanto di rovine romane e torre aragonese nel giardino e a Venezia palazzo Barbarigo a San Vio, il caffè Quadri e alcuni negozi di piazza San Marco.

A Milano possiede i prestigiosi palazzi in via Mercato 28 e via Arco 2 di recente ceduti e poi l'edificio di via Rovello 2, via Montello 10, via Castaldi 4, largo Gemito 3, via Fra Bartolomeo 9 e ancora via Plinio 33, viale Berengario 5-7, le villette di via Montebianco 4-6, via Riva di Trento 6-8-10, più 8 mila metri quadrati a Segrate, con affaccio sul laghetto Cava, e una enorme cascina-villa padronale trascurata in Alzaia Naviglio pavese 394/396. Alcune proprietà sono già vuote, altre hanno affittuari ma sono quasi tutte pronte per essere cedute, se gli interlocutori si presenteranno.

 Per quanto riguarda le altre porzioni del patrimonio Ceschina, diversi immobili hanno in sospeso cause giudiziarie per lo stato di trascuratezza in cui versano. Famoso quello in via Lamarmora 23, inutilizzato da tempo, ma anche il terreno in viale Puglie del mercatino domenicale - con diffida del Comune - al centro delle polemiche per la presenza di abusivi e il degrado che provoca. Fa capo allo stesso patrimonio immobiliare anche il «buco» in piazza Fontana, di fianco al Rosa grand Milano hotel.

2 - «NON È IL MOMENTO DELLA MUSICA» E NETREBKO POSTA FOTO CON GERGIEV Pierluigi Panza per il “Corriere della Sera - ed. Milano”

Dal primo atto, il caso Valery Gergiev, al secondo atto, il caso Anna Netrebko. Congedato il maestro russo, che non ha risposto alla lettera con la quale il sindaco e presidente del Teatro, Giuseppe Sala, gli chiedeva di prendere le distanze da questa guerra («non di abiurare il passato») siamo precipitati in pieno caso Netrebko. Il soprano russo, che ha inaugurato la stagione lo scorso 7 dicembre come Lady Macbeth, era attesa in calendario alla Scala il prossimo 9 marzo per una recita dell'opera «Adriana Lecouvreur» di Francesco Cilea.

Forse intendo che si andava verso un caso delicato, l'altro giorno, annunciando la rinuncia a Gergiev il sindaco Sala aveva aggiunto: «Il caso della Netrebko è diverso rispetto a quello di Gergiev, perché lei ha condannato la guerra». In effetti il soprano lo ha fatto su un social. Ma già dall'altra sera si era capito che le cose si mettevano male. Il soprano non si era presentato alle prove e aveva inoltre postato su Instagram un messaggio nel quale smentiva di essere malata (come attribuito da alcune fonti): si diceva in perfetta salute, ma che «is not coming» (non sta venendo).

Questo post faceva intendere di essere del tutto intenzionata a non cantare alla Scala e il teatro ne aveva subito preso atto. Ieri i messaggi del soprano, anch' essa come Gergiev ben medagliata da Putin, sono stati ulteriormente ambigui. Nella tarda mattinata aveva postato sul proprio Instagram sia una condanna contro «la insensata guerra di aggressione della Russia» che una foto che la ritraeva insieme al suo scopritore, Gergiev appunto.

Passate un paio d'ore, il soprano russo ha cancellato tutto rendendo, per altro, il sito inaccessibile. Poi una dichiarazione a giustificare il forfait: «Questo non è per me il momento di fare musica e di salire in palcoscenico. Ho quindi deciso per il momento di fare un passo indietro dai miei impegni artistici. È una decisione estremamente difficile per me ma so che il mio pubblico potrà capirla e rispettarla».

 In precedenza aveva fatto sapere: «In primo luogo sono contro questa guerra. Sono russa e amo il mio Paese ma ho molti amici in Ucraina e le sofferenze mi spezzano il cuore. Voglio che questa guerra finisca e che le persone possano vivere in pace. Questo è quello in cui spero e per cui prego. Voglio però aggiungere una cosa: forzare gli artisti o qualsiasi personaggio pubblico a fare sentire le proprie opinioni politiche e a denunciare la sua terra natale non è giusto. Dovrebbe essere una scelta libera», aveva aggiunto ricordando di «non essere una politica» «ma un'artista il cui scopo è unire le persone dove la politica le divide».

La Scala, preso atto del forfait, ha pensato a come sostituirla. Al suo posto, come sarà annunciato formalmente oggi in conferenza stampa, sarà l'italiana Maria Agresta, che già era in cartellone per altre serate della stessa opera. Ma come se non bastasse la guerra si è rifatto vivo pure il Covid. Il cantante protagonista dell'opera, nel ruolo di Maurizio, ovvero Freddie De Tommaso, è risultato positivo al test e deve dare forfait pure lui. L'aspetto curioso è che nella «Adriana Lecouvreur» è previsto in scena anche il marito della Netrebko, il tenore Yusif Eyvazov che, per ora, non ha cancellato.

 Eyvazov, non è russo: è un tenore azero nato in Algeria e cresciuto nell'Arzebaigian (all'epoca Unione Sovietica), che vive a Mosca con la Netrebko e il loro bambino. Il direttore principale della Filarmonica, Riccardo Chailly, ha invece accettato di dirigere il concerto della Filarmonica previsto per lunedì 7 marzo, quello che prevedeva in cartellone Gergiev. Il concerto, fanno sapere l'orchestra e il maestro, «sarà dedicato alle vittime della guerra e in favore della pace». Il programma subisce, però, una variazione: la nuova locandina presenta il Concerto n. 3 in re minore op. 30 di Sergej Rachmaninov e la Sinfonia n. 6 in si minore op. 74 Patetica di Pëtr Il'i ajkovskij.

Confermata la presenza del giovanissimo solista Mao Fujita alla sua prima esibizione in Italia. Per completare la «deputinizzazione» della Filarmonica della Scala resta in ballo la nomina di Gergiev a «socio onorario», per ora non cancellata. Nessun problema, invece, per altri cantanti o ballerini russi che continueranno a partecipare alle rappresentazioni, anche insieme ad artisti ucraini. Quanto alla 23ma edizione della Triennale di Milano, invece, ci sarà il Padiglione della Ucraina, ma non quello della Russia. Lo ha deciso il presidente di Triennale, Stefano Boeri, che sui canali social ha dichiarato: «Stante l'attuale drammatica situazione in Ucraina causata dalla folle, violenta e ingiustificata aggressività dell'esercito russo è stato ritirato l'invito al Governo russo a partecipare con un proprio padiglione alla prossima Esposizione Internazionale».