DAGONEWS, 2 marzo 2022
DAGONEWS! - LA GUERRA IN UCRAINA FA ZOMPARE LA “TRANSIZIONE ECOLOGICA” CONCORDATA CON BRUXELLES E IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, DANIELE FRANCO, TRATTA ALCUNE MODIFICHE AL PNRR - IL PIANO ENERGETICO D’EMERGENZA: PIU’ GAS DALL’ALGERIA, NUOVI RIGASSIFICATORI (PER COSTRUIRNE UNO SERVONO 18 MESI) E SI DISCUTE SU UNA CENTRALE PER IL NUCLEARE PULITO IN ITALIA (MA SERVIRANNO DIECI ANNI) - LE COLPE DI BERLUSCONI E SCARONI (ENI) CHE CI HANNO LEGATO MANI E PIEDI ALLE FORNITURE RUSSE DELL’AMICO (D'AFFARI) PUTIN… -
Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, sta vivendo giorni febbrili. E’ in continuo contatto con Bruxelles e i delegati della Commissione europea per discutere del Pnrr.
Il piano presentato dall’Italia, necessario a ottenere gli oltre 220 miliardi per rilanciare il paese, aveva come pilastro la famigerata quando oscura “transizione ecologica”.
Una ventata di sostenibile, eco, green spazzata via dalla guerra in Ucraina e successive ripercussioni energetiche. L’ipotesi, ventilata da Draghi, di riaprire le centrali a carbone per sopperire alla penuria di gas russo, costringe il ministro Franco a mettere a punto dei correttivi temporanei al Pnrr.
E’ necessario predisporre un piano di emergenza per diversificare gli approvvigionamenti, partendo dalla costruzione di rigassificatori (ora ne abbiamo solo due e occorre un anno e mezzo per realizzarne uno) e di impianti di stoccaggio, per poter accrescere la quota di importazione di gas liquido (uno dei principali esportatori, ma a caro prezzo, sono gli Stati uniti).
Alla faccia di Greta Thunberg, sul tavolo delle trattative tra il ministro Franco e l’Ue c’è anche la costruzione di una centrale per il nucleare pulito (ma serviranno dieci anni).
I principali fornitori di gas dell’Italia sono sempre stati Russia e Algeria. Durante gli anni di Berlusconi al governo, con Paolo Scaroni al vertice di Eni, si è riconosciuto un canale preferenziale a Mosca.
I rapporti personali del Banana con Putin, consolidati nelle dacie in Russia e nei corridoi di Palazzo Grazioli a giocare con Dudu’ (senza dimenticare il mitologico “lettone” regalato da Putin al Cav), ci hanno legato mani e piedi a Gazprom e alle forniture russe. Spingendoci nel pantano in cui siamo ora.
In quegli anni, si fece avanti il Qatar per soddisfare, con il suo gas, parte del nostro fabbisogno energetico. Lo stato del Golfo si era addirittura proposto di costruire un rigassificatore sulle nostre coste. Ma Berlusconi aveva occhi solo per Zar Vlad e i qatarini non la spuntarono.
Dopo l’attacco russo all’Ucraina, Draghi ha criticato la miope scelta dell’Eni (e dei governi) dell’epoca: mai vincolarsi a un solo fornitore. Bisognava invece “diversificare”, mettendosi al riparo dalle turbolenze geopolitiche.
Due giorni fa, il ministro degli Esteri Di Maio e l’ad di Eni, Descalzi, sono volati in Algeria per concordare un aumento della fornitura di gas. Basterà a tenerci al riparo? Nel 2020 (sono gli ultimi dati diffusi dal ministero della Transizione ecologica) il paese arabo copriva poco meno del 23 per cento del totale delle importazioni italiane di gas, preceduta dalla Russia con il 43,3 per cento. Nella lista compaiono poi la Norvegia (11 per cento), il Qatar (10,6), la Libia (6,7) e gli Stati Uniti (2,6).