Corriere della Sera, 2 marzo 2022
Georgia Mos e le donne dj
«All’inizio della mia carriera come dj salivo in consolle con i capelli legati, poco trucco e le scarpe da ginnastica per evitare i pregiudizi. A un certo punto, però, mi sono stufata». Giorgia Moschini, meglio nota come Georgia Mos, di sguardi con il sopracciglio alzato ne ha dovuti affrontare parecchi. Producer e dj, si è imposta a livello internazionale in un mondo ancora quasi esclusivamente maschile, arrivando a suonare nei club più prestigiosi.
Il suo ultimo brano è la versione remix di «La primavera», di Jovanotti. «Quando mi hanno chiamato dal suo team per questo progetto sono stata entusiasta – spiega —. È uno dei miei miti. Mi ha mandato un vocale per dirmi che la mia interpretazione gli piaceva moltissimo, ora sarebbe bello suonarla assieme». A marzo, dopo due anni di pandemia «che ha colpito il nostro settore come nessun altro», Mos tornerà a suonare dal vivo: «Il pubblico mi è mancato più di ogni cosa. La soddisfazione più grande del mio lavoro è vedere la gioia e l’energia che trasmette la mia musica alle persone». Una passione nata molto presto: «A sei anni studiavo canto e chitarra classica. Non bastasse sono nata e cresciuta a Sanremo, la città della musica. Ma fino a un certo punto mi immaginavo nel pop».
Poi, la svolta. «Mi sono trasferita a Londra e i miei orizzonti si sono aperti, scoprendo l’elettronica: ho iniziato lì a studiare produzione musicale e in parallelo a suonare in pubblico i miei brani». Da quegli anni deriva anche il suo nome d’arte: «A Londra pronunciavano sempre male il mio nome, ma quel suono, quel Georgia mi piaceva, quindi ho deciso di tenerlo e di accorciare il cognome».
Il cambiamento
È un settore complesso ma le cose stanno cambiando e stiamo conquistando spazio
Nel 2016, il ritorno in Italia e la partecipazione al programma «Top Dj», su Italia 1. «Ero l’unica concorrente donna. Dimostrare che vali può essere una prova». Si è spiegata perché il suo è un mestiere finora quasi esclusivamente maschile? «Quello della notte è un mondo spesso giudicato attraverso pensieri sbagliati. C’è l’idea che sia una realtà dissoluta, di perdizione, a cui la figura femminile non può avvicinarsi. Per fortuna le cose stanno cambiando e molte donne stanno prendendo spazio. Resta un settore complesso ma devo dire che ho ricevuto molti attestati di stima da parte dei miei colleghi».
Anche la bellezza, dunque, è stato un tema. «È un’arma a doppio taglio, può essere anche un ostacolo quando vuoi dimostrare di essere brava. E questo non solo nella musica elettronica. Ma se prima ne pativo abbastanza e cercavo di non enfatizzare il lato estetico, poi mi sono detta: ma chissenefrega. E ho cominciato, anzi, a scegliere look sgargianti, a tingermi i capelli e a fare tutto quello che volevo, insomma. Il mio consiglio è di non cedere mai al pregiudizio degli altri». Tra i suoi riferimenti c’è Giorgio Moroder: «L’ho visto esibirsi pochi anni fa ed è stato un grande. Lui è un pilastro, come lo sono altri pionieri tra cui Carl Cox e David Guetta». Nessuna donna? «Le Nervo sono tra le migliori al mondo». Quest’anno l’elettronica è arrivata all’Ariston con i Meduza. «Non a caso li ha voluti Amadeus, ex dj. Conosco i Meduza e mi ha fatto effetto vederli su quel palco che per me è casa. Ci sono salita spesso ma mai durante il Festival. Sarebbe una grande emozione». Altri sogni? «Mi piace la tv: vorrei condurre un programma musicale».