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 2022  marzo 02 Mercoledì calendario

Sul caso Valery Gergiev

Non tutti i direttori d’orchestra sono immensi come Valery Gergiev, ma neppure amici stretti sin dalle elementari di Putin. Infatti a Mosca un gruppo di artisti noti ha firmato un appello contro l’invasione della Ucraina, tra cui il violinista Vladimir Spivakov e Vladimir Urin, direttore del teatro Bolshoi.
Alla Scala si sorride. Il 5 aprile tutto il cast russo della Dama di picche ci sarà tranne il divino direttore, di difficile sostituzione perché sono tanti i suoi colleghi a temere il confronto. Ai russi recuperati non verrà chiesta alcuna abiura in quanto nessuno risulta fan privilegiato del presidente. Dunque l’eroe putiniano in questi tragici giorni di crudelissima inutile guerra così spaventosamente vicina a noi, è stato uno solo, il Gergiev, cacciato dai più grandi teatri europei compresa la nostra Scala, difesa nella sua purezza pacifista dal sindaco di Milano Sala, che è anche il presidente della Fondazione del teatro. Giorni e giorni, almeno in Italia, di fulmini e saette, chi ad esaltare il gesto di Sala, chi a deplorarlo, soprattutto però in famiglia, molto meno pubblicamente. Sala non è Putin ma è sempre Sala, magari se la lega al dito. Il sondaggio di Mannheimer dà risultati inconfutabili. Il 64% degli italiani sta col sindaco, il 21% è contro, sorprendenti i leghisti favorevoli a Sala al 54% quindi contro Gergiev ma soprattutto contro l’invasore Putin, mentre il loro idolo Salvini ha tentennato molto e male senza una sola parola di dissociazione personale dal caro amico dalla faccia di pietra. Il sondaggio avrebbe un risultato diverso se, rigorosamente anonimo ovvio, avesse ristretto il campione ai melomani e, a scovarli nel silenzio dei loro studi, alle persone di cultura. Che sono tutti insorti incazzatissimi contro una iniziativa che sovrappone la politica all’arte, impedendole di essere quello che dovrebbe, il legame di pace e condivisione tra i popoli, tipo l’orchestra sinfonica Divan fondata dal musicista Barenboim e dallo scrittore Said, che unisce giovani professionisti provenienti da zone nemiche come Israele, Palestina, Siria, Libano. Si sa che una nostra specialità è capire volutamente roma per toma e infatti si è subito sparsa la voce che il Sala aveva inviato una lettera al russo chiedendogli di dissociarsi da Putin, il che sinceramente, conoscendo il legame tra i due, pareva un vero azzardo, quasi una villanata. E metti pure che il putinista magari ci stesse pensando, perché mai avrebbe dovuto cedere a una imposizione, a una censura straniera? Io la lettera non l’ho vista ma chi ne ha avuto accesso mi assicura che dice altro, cioè di “esprimersi in favore della risoluzione pacifica dei conflitti”, non di rinnegare il suo Paese.
Il Gergiev non lo conosco ma mi è bastata la descrizione che ne fa la nostra Leonetta Bentivoglio nella sua newsletter La gazza ladra per capire che è un osso durissimo, e non vorrei subirne le vendette. “Il volto dal cipiglio feroce sembra quello di un folle di Dostoevskij, colmo di demoni e abbagliato da troppe notti bianche. È un tipo duro e inespugnabile”. Infatti se ne è andato senza rispondere e di certo non lo vedremo mai più. Siccome sono stati tanti i teatri non solo europei, in Italia la Scala, a rinunciare alla eccezionalità musicale di un direttore d’orchestra che qualche sera prima aveva riempito di beatitudine il teatro con la sua Dama di picche, non si può sgridare troppo il Sala anche se i social sono pieni di invettive contro di lui e di minacce di non votarlo mai più (il suo vantaggio è che non c’è altro). E poiché viviamo di politichese c’è chi insinua: non l’avrà fatto per attirare l’attenzione sul putinismo di Salvini di cui però Gergiev non è responsabile, e rendere ancora più fragile il nostro giovanotto che comunque mai mise piede alla Scala? Tutto il mondo o quasi sta con l’Ucraina e prega per la pace, e nel suo piccolo il nostro Piermarini fa i suoi scongiuri. Non solo la Adriana Lecouvreur ha perso la divina Netrebko che pur dissociandosi dalla guerra, ha poi postato una sua foto in rosso sgargiante tenendo per mano chi del resto l’ha lanciata, Valery Gergiev, ma tutti i luoghi della musica l’hanno per ora perduta perché ha deciso di ritirarsi. In bilico il marito Yusif Eyvazov, protagonista maschile dell’opera, che tace e c’è chi ancora lo aspetta. Come si attendono ma nulla si sa, le étoile del Bolshoi che dovrebbero partecipale al Gala Fracci del 9 aprile. Vada come vada per la musica, ma altri sono i modi per aiutare l’Ucraina, e quindi tutto il mondo.