La Stampa, 2 marzo 2022
Sergiy Stakhovsky da tennista a soldato
Sergiy Stakhovsky non ha mai avuto paura. Da tennista è stato numero 31, ha vinto quattro tornei e battuto Federer a Wimbledon. Da sindacalista della categoria, non l’ha mai mandata a dire a nessuno. Ora è a Kiev, pronto a combattere non su un campo da tennis, ma su un campo da battaglia. Lo abbiamo sentito via whatsapp.
Sergiy, come sta?
«Sono vivo»
Come è la situazione?
«Pericolosa. Sono arrivati dei razzi, e il grosso problema è che non controlliamo il nostro spazio aereo».
La sua famiglia è in salvo?
«Mia moglie e i miei figli sono a Budapest, mia madre è in Repubblica Ceca con mia cognata e i bambini, io sono qui con mio padre e mio fratello».
Quando ha deciso di arruolarsi?
«Ho mandato tutta la documentazione necessaria già due settimane fa. C’erano tante carte da riempire, ma ora che è scoppiata la guerra non servono più».
Che esperienza ha da soldato?
«Nessuna, in Ucraina il servizio militare non è obbligatorio».
È pronto a sparare?
«Sono pronto a fare qualsiasi cosa sia necessaria a proteggere il mio paese e a impedire alla Russia di vincere. Se questo vuol dire che dovrò usare un’arma per difendermi sparando a qualcuno, lo farò»
Nel 2013 batteva Federer a Wimbledon, oggi invece di una racchetta impugna un fucile…
«Folle, no? Due sabati fa ero partito da Kiev per portare in vacanza i miei figli. Non mi aspettavo ci invadessero quattro giorni dopo».
Che cosa si aspetta dai prossimi giorni?
«Prima di venire qui ero più pessimista. Da fuori è difficile giudicare. Ora capisco quanto è alto il morale dei miei connazionali, mi ispira la loro voglia di resistere, anche se i russi hanno circondato la città. Credo che dopo aver visto quello che i russi hanno fatto nel Donbass, tutti saremmo pronti a combattere a mani nude».
Come giudica la reazione dell’Europa e del mondo?
«Be’, la verità è che non avete fatto nulla per sette anni. Se aveste fatto quello che state facendo ora otto anni fa, quando la Crimea fu annessa, non saremmo in questo guaio».
Un pericolo sottovalutato?
«Otto anni fa tutti erano preoccupati, ma nessuno credeva che sarebbe scoppiata la guerra. Invece ci siamo arrivati. E ora sono tutti più preoccupati. Prepariamoci a tempi lunghi. Putin è uno che odia perdere, non penso si ritirerà. Colpirà in maniera ancora più brutale, provocando molti morti anche fra i civili».
Vincerà?
«Non vedo come possa farlo combattendo sul campo. Ogni singola persona è contro di lui. Può spezzare il nostro spirito radendo a terra tutte le città, ma allora sarebbe un genocidio. Il problema è: che cosa farebbero l’Europa e il mondo? Ve ne starete lì a guardare, o interverrete?».
Le sanzioni non sono sufficienti?
«L’approccio è giusto. Musicisti, scrittori, artisti, sportivi, tutti hanno capito che non è tollerabile nel 21° secolo che un paese ne invada un altro. Il problema è che a Putin non interessa. Ha lanciato un razzo nella piazza di Kharkiv, dove non ci sono militari. Alle 8 del mattino».
C’è chi dice che sport e politica devono restare separati.
«Impossibile».
Ha un messaggio per il Presidente dell’Atp Andrea Gaudenzi e per il Presidente della federazione internazionale, David Haggerty?
«Devono prendere al più presto una posizione. So che la Wta lo farà. L’Atp non si è mai schierata a favore dei giocatori, ha sempre preferito restare in silenzio. Sono troppo soft, non vogliono mai condannare nulla. Al massimo se la prendono con i tennisti».
I tennisti russi dovrebbero essere sospesi dai tornei?
«È una situazione bizzarra. Ci sono due tornei Atp in Russia, il n.1 del mondo è russo e può avere molta influenza. Ma io non posso entrare in un campo dove il mio avversario ha la stessa bandiera di chi sta uccidendo i miei connazionali».
Il numero 1 Daniil Medvedev e Andrey Rublev si sono dichiarati contro la guerra…
«Sono bravi ragazzi, capiscono l’atrocità di questa guerra. Se non altro provano a fare qualcosa, altri non lo fanno».
È in contatto con i suoi colleghi?
«Ho già ricevuto centinaia di messaggi dai tennisti di tutto il mondo, scioccati da quello che sta succedendo. È un aiuto. Vuol dire che capiscono che quanto dice Putin sugli ucraini nazisti è falso».
Ha parlato con Federer, Nadal o Djokovic?
«Djokovic mi ha mandato un messaggio di sostegno, abbiamo anche chattato un po’. Ho provato a contattare Roger e Rafa, mi dispiace che abbiano preferito il silenzio. Li capisco, non è la loro guerra. Abbiamo il sostegno di grandi personalità, l’importante è che duri. Altrimenti dopo che avrà finito con l’Ucraina, Putin inizierà a bombardare l’Europa».
Teme una guerra nucleare?
«Certo, perché Putin ha la valigetta rossa e la vuole usare. E allora non ci sarà un posto sicuro su tutta la Terra».