La Stampa, 2 marzo 2022
Il caso Netrebko
«Dopo una profonda riflessione ho preso la difficile decisione di ritirarmi per un periodo dall’attività concertistica. Non è il momento giusto per me di comparire in scena e fare musica. Spero che il pubblico capirà». Anna Netrebko, russa, soprano, superstar dell’opera, lascia per il momento il campo. Salta, fra l’altro, la sua partecipazione, e presumibilmente quella del marito tenore Yusif Eyvazov, a quattro recite scaligere dell’Adriana Lecouvreur programmate per il 9, 12, 16 e 19 marzo: dopo l’allontanamento del direttore d’orchestra Valery Gergiev, un altro problema di sostituzione per la Scala, che dovrebbe dare aggiornamenti sui forzati cambi di cast stamattina in una conferenza stampa. Già sabato scorso, Netrebko aveva dichiarato di «opporsi a questa guerra. Sono russa e amo il mio Paese – aveva dichiarato – ma ho molti amici in Ucraina e questa sofferenza mi spezza il cuore. Aggiungo però che non è giusto costringere gli artisti o qualsiasi figura pubblica a esprimere le proprie opinioni politiche in pubblico e a denunciare la propria patria. Dovrebbe trattarsi di una libera scelta. Sono un’artista e non un politico e il mio scopo è di unire attraverso le differenze politiche». Il riferimento evidente era proprio al caso Gergiev, cui il sindaco di Milano Beppe Sala e il sovrintendente della Scala Dominique Meyer hanno chiesto – inutilmente – di prendere posizione contro la guerra. Disertate le prove di Adriana, Netrebko ha prima polemizzato sul suo profilo Instagram contro chi aveva scritto che lo aveva fatto perché malata («sto benissimo ma non vengo») e poi aveva postato una sua foto proprio con Gergiev. Come il direttore del Mariinskij, anche il soprano è notoriamente vicina alle posizioni di Putin: nel 2014 ha versato un milione di rubli all’Opera di Donetsk, capitale dell’omonima Repubblica filorussa, posando con la bandiera separatista accanto al leader Oleg Tsarëv.