ItaliaOggi, 2 marzo 2022
Periscopio
Certo, la Nato e l’Europa hanno molto da farsi perdonare; ma i missili sono di Putin, e il sangue è del popolo ucraino. Aldo Cazzullo. Corsera.
Vladimir Putin non si rassegna a essere uno zar senza impero. Non può riavere il Patto di Varsavia ed è rassegnato a che Polonia, Ungheria, Romania e Bulgaria siano passate in modo irreversibile dalla parte dell’Occidente (e della Nato). Ma vuole ridisegnare la Grande Russia: la Bielorussia è tornata a casa nel 1996 con un patto di “vicinanza” e un dittatore sdraiato all’ombra del Cremlino. La Crimea è stata annessa del 2014 e l’Ucraina deve essere neutralizzata, cioè tornare nell’orbita russa. Bruno Vespa. ItaliaOggi.
Venti di guerra anche a San Pietro, dove la diplomazia vaticana pare non abbia apprezzato la visita sine notitia di Bergoglio all’Ambasciatore russo nonché ex Ministro della Cultura di Putin, Alexander Avdeev. Una decisione suggerita, sembra, da Andrea Riccardi, potente capo della Comunità di Sant’Egidio, alla ricerca smaniosa di ruoli diplomatici nella crisi ucraina, e dal discusso sostituto venezuelano della Segreteria di Stato, Edgar Peña Parra. Mentre, pare, che il Segretario dì Stato della Santa Sede, cardinale Parolin, sia stato invece avvertito dalla Gendarmeria solo quando la Fiat 500 lasciava il Cortile di San Damaso. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Nel settembre del ?93, ricorda il collega Klaus Wiegrefe, che è anche uno storico stimato, Boris Jeltsin scrisse a Clinton, dandogli del tu, “my dear Bill…”, per manifestargli le preoccupazioni per l’imminente ingresso nella Nato di Polonia, Ungheria, e Repubbica Céca. Ogni Paese, ammetteva, è libero, ma l’allargamento avrebbe creato una preoccupante “new isolation” della Russia, e andava contro lo spirito del trattato per l’unificazione delle Germanie, del ?90, il quattro più due, firmato dalle potenze vincitrici e dalle due Germanie. E non da tutti gli Stati europei, come sarebbe stato più opportuno. Allora fu promesso che l’Alleanza non si sarebbe allargata a Est, ma dalla lettera di Jeltisn in poi, ben 14 Stati sono entrati nella Nato, circondando la Russia. E esistono altri documenti, anche se non ufficiali, che confermano l’impegno. Roberto Giardina. (ItaliaOggi).
Indubbia è la capacità di Putin di creare entità fatte passare per Stati riconosciuti, sovente con giri viziosi di accreditamenti reciproci. L’elenco non è da poco: comprende l’Abcasia e l’Ossezia del Sud, create per bloccare le velleità della Georgia di entrare nella Nato; le pseudo repubbliche di Lugansk e di Doneck, messe come cuscinetto verso l’Ucraina e popolate da filorussi; la Transnistria, la quale, intromessa fra Moldavia e Ucraina, è di solito etichettata come Paese di mafia. Poi c’è la Crimea, sottratta dalla Russia all’Ucraina, cui era stata girata da Nikita Kruscev, il quale (è bene non dimenticarlo) era un ucraino, come lo era Leonid Brenjev, pluri e auto medagliato simbolo del vecchiume sovietico. Fra i territori regolarmente ascritti alla sfera d’influenza russa rientra Kaliningrad, strategico porto sul Baltico, di cultura tedesca, così tedesca da essere patria di Immanuel Kant, quando si chiamava Königsberg. Marco Bertoncini (ItaliaOggi).
L’egemonia mondiale degli Stati Uniti ha cominciato a vacillare con l’arrivo alla presidenza di Barak Obama. La sua politica medio-orientale con la promozione delle primavere arabe si è rivelata un fallimento. E fallimentari furono gli esiti della guerra in Iraq. Ne discesero l’anarchia libica e la rivoluzione siriana. Con Trump, il disastro ha assunto dimensioni globali. Domenico Cacopardo. ItaliaOggi.
Mi congratulo con la Procura di Genova che in poco più di una settimana ha trovato il tempo di leggere le novanta pagine della mia denuncia e che, archiviando il tutto, ha dato risposta tempestiva come sempre dovrebbe essere fatto davanti alle istanze dei cittadini. Anche a me è capitato di essere iscritto nel registro degli indagati, proprio a Firenze, e poi archiviato ma dopo ben 17 mesi di tempo. Se Genova impiega 10 giorni significa che ha una straordinaria efficienza della quale non posso che rallegrarmi. Sono certo che sia sempre così per tutti e non solo quando gli indagati sono colleghi magistrati. Matteo Renzi sul suo blog.
Conosco la famiglia Aponte da quando mandavo in giro per il mondo con loro le automobili di Fiat-Chrysler… Ma la cosa interessante è che quella che all’inizio sembrava una scommessa azzardata, cioè mettere insieme tre operatori diversi, alla prima videoconference è diventata invece certezza di solida intesa. L’intesa tra Gianluigi e Diego Aponte da una parte e Carsten Spohr, l’amministratore delegato di Lufthansa dall’altra, ha immediatamente creato in 10 minuti l’accordo. Per questo, dopo 10 minuti ho capito che qualcosa di importante si poteva fare: strategicamente tutti e tre, ma soprattutto loro due, hanno visto il potenziale di questa di collaborazione con Ita. Alfredo Altavilla ex braccio destro di Sergio Marchionne nel salvataggio della Fiat, oggi presidente di Ita. (ItaliaOggi).
Il mio partito sarà il perno che porterà di nuovo Draghi al governo con una maggioranza Ursula, ovvero senza le ali estreme. A me la parola centro fa schifo. Io voglio consolidare un grande movimento liberale, democratico, riformista, europeista e serio. Carlo Calenda. (Carlo Valentini). ItaliaOggi.
Intorno al 1860, in una famiglia torinese che parlava francese (come il re “padre della Patria”, del resto) qualcuno disse: «Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani». Non ci sono ancora riusciti. Ancora non ci sentiamo di programmare su tempi lunghi un Paese che ci è arrivato addosso col Risorgimento. I territori di Francia e Germania erano già nazioni, con una identità di lingua, di costumi, di tradizioni, prima dell’anno Mille, quando Carlo Magno sognava di unirli in un unico impero europeo e perciò scelse una capitale sul confine, Aquisgrana, la moderna Aachen. A quell’epoca il Friuli era Austria e la Sicilia un miscuglio di francesi, spagnoli, svevi, greci e tunisini. Gianni de Felice. ItaliaOggi.
Occorre ancora ricordare l’amore per la sua città che Carlo Tognoli ha espresso anche nell’ultima intervista fatta al telefono, prima di morire: «Milano può risollevarsi certamente, ma deve capire che può avere se saprà dare. È una capitale, ma questo le ha attirato e ancora le attira l’invidia altrui». Gianluigi Da Rold. Studi Cattolici.
Non c’è vera giustizia senza rigore, ma non c’è grande giustizia senza carità. Roberto Gervaso, scrittore.