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 2022  marzo 02 Mercoledì calendario

Le streghe di Instagram contro Putin

Vi farà piacere sapere che le elezioni americane del 2020 sono state una formalità. Non perché qualcuno l’abbia sconfitta andando a votare, infatti, è finita la presidenza Trump, ma per stregoneria. Non nel senso lato di «avvenimento inspiegabile», ma proprio in quello letterale: «centinaia di streghe» (qualunque cosa esse siano: vale ancora la definizione di tizia che se la butti in acqua non affoga?) «in tutto il mondo hanno compiuto il rituale per fermare Trump dalla sua ascesa razzista, omofoba, sessista, abilista e misogina».
Apprendo questo incontrovertibile dato di realtà dall’archivio dell’Instagram di Sofia Righetti, biondina trentaquattrenne con anello al naso (non nel senso lato di «intellettualmente inadeguata»: ha proprio un anello a una narice, lo so che a voi giovani pare normale ma io ho la mia età).
La ragione per cui sono andata sull’Instagram di questa giovane signora sta nei filmati che ha pubblicato lunedì sera, ormai sono scaduti ma li ho trascritti acciocché non ve li perdiate.
Procediamo.
«Ciao a tutt»: Righetti non pronuncia le finali, vuole includervi nella soluzione del conflitto ucraino quale che sia lo stato – fluido, gassoso, solido – in cui vi percepite.
«Sarò brevissima: sto scrivendo e traducendo dei rituali per l’Ucraina e per maledire Putin». Era da Cloris Brosca che la stregoneria non entrava nella mia quotidianità. Se non sapete cosa sia la luna nera, siete troppo giovani per leggere qui – ma probabilmente abbastanza giovani per sentirvi rappresentati da Righetti.
I rituali sono da fare oggi, mercoledì, con la luna nuova (mentre voi perdete tempo a leggere qui, invece che a fare incantesimi). Righetti ci spiega che il rituale l’ha concepito tal Michael Hughes, e qui l’affare si fa misterioso. Il MH che linka lei mi pare proprio un uomo (può un uomo essere strega?) e ha mille miseri follower: che stregone sei se neanche racimoli cuoricini?
Google mi dà due Michael Hughes, entrambi promettenti: un serial killer, e uno morto due anni fa nello schianto d’un razzo da lui stesso progettato.
Comunque Righetti vi dice di usare il rituale di Hughes se non avete soldi; se invece lo volete sempre tradotto da lei, sta sul suo Patreon (un sito di raccolta fondi) a un euro. Una volta i «che c’hai un euro» servivano a comprarsi la droga, adesso a giocare alla piccola strega antiputiniana.
«Cosa importante: non serve essere streghe, per agire in questo momento, per canalizzare le energie, per proteggere la popolazione ucraina e per fare qualcosa per fermare quel – non so neanche come definirlo – di Putin. Quindi, qualsiasi sia la vostra fede religiosa, la vostra spiritualità eccetera eccetera: fa lo stesso». We are the world, we are the incantesimi, we are Amelia la strega che ammalia.
«Quello che possiamo fare da qua: o donazioni per l’Ucraina, o dirigere i nostri intenti e le nostre energie per fermare quella che potrebbe essere la terza guerra mondiale». Si inizia coi «se vuoi, puoi» dei manuali di autoaiuto, e si finisce così: che, se ti concentri moltissimo, Putin si congela come lui fosse Merlino, e tu Maga Magò.
Nelle ore successive, Righetti apre un box domande con cui si generosamente offre di spiegarci la stregoneria e come essa porterà la pace. La domanda in grafica è: «Domande su Incantesimi per l’Ucraina e contro Putin» (incantesimi maiuscolo nell’originale). Le chiedono se ci si può fare il rituale a casa propria (vi prego di notare la mia continenza nel non schiacciare battute facilissime sull’onanismo stregonesco), e lei risponde «Puoi farlo assolutamente da sol», sempre eliminando le finali in nome dell’inclusione. «Puoi farlo in qualunque giorno della settimana, quando te la senti: l’importante è l’intento». La stregoneria come l’asilo montessoriano.
Ieri, Righetti elimina il box domande e anche le risposte che aveva dato, comunicandoci attonita che gente brutta e cattiva le ha scritto orrendità quali «Ma ti pare normale?». Tu offri della stregoneria a prezzi politici, e ’sti ingrati ti sbeffeggiano.
Se vi chiedete chi sia Sofia Righetti, perché più di quarantamila persone la seguano su Instagram, e cosa c’entri il ragionamento di ieri sulla gestazione per altri, la risposta è: identitarismo.
A un certo punto s’è deciso che quel che eri contava più di quel che sapevi, che potevi parlare d’aborto solo se avevi un utero, non se avevi studiato bioetica e altre amenità (Righetti in bio è «filosofa», come ogni laureato in filosofia che non abbia minimamente influito sulla storia del pensiero: quelli che vanno al fronte a raccontar la guerra fanno lo stesso lavoro di quelli che intervistano gli attori, perché mai quelli che insegnano Platone ai vostri figli non dovrebbero essere filosofi tanto quanto Hegel?).
E quindi di disabilità puoi parlare non se hai delle cose intelligenti da dire, ma se non ti funzionano le gambe. Sfiga in nome della quale Righetti è acclamata pensatrice di riferimento di quel settore.
L’anno scorso s’indignò alla scoperta che esistono installazioni artistiche permanenti inagibili per i disabili. Pretendeva che un’installazione – in doppiaggese: un’opera site specific – fosse messa a norma, come fosse l’ingresso a un ministero. L’artista, Niki de Saint Phalle, è morta lasciando disposizioni di non toccare l’opera, ma che cosa sono le disposizioni testamentarie d’un’artista di fronti ai cuoricini che può prendere Righetti su Instagram.
Naturalmente è complicato dire a una disabile che vuole visitare un’opera che la sua è una richiesta cretina e arrogante: ci vergogniamo tutti della nostra fortuna e delle molte cose che diamo per scontate, di fronte alla vita di una cui non funzionano le gambe. Bisognerebbe chiedersi se proprio non esista una modalità intermedia tra il rifiutarsi di ascoltarla e il piegarsi al nostro senso di colpa e fingere di trovare intelligenti richieste sceme.


Bisognerebbe fare molte cose che non faremo, tra cui fermare la guerra con un sim salabim. Ma una cosa piccola possiamo farla: ricordare che l’installazione in cui voleva entrare Righetti si chiama “Il giardino dei tarocchi”. La vita è sceneggiatrice. E ora scusate: ho una pozione da preparare, Putin trema.