Il Messaggero, 1 marzo 2022
I web dipendenti
Sfide sui social, app di morphing che modificano l’immagine corporea e cyberbullismo. Questi i principali pericoli, ma non gli unici, che si nascondono dietro le dipendenze da Internet da parte della fascia d’età più esposta a questo rischio: i ragazzi dai 15 ai 17-18 anni. Ma non solo loro. In Italia sono quasi 50 milioni i soggetti online ogni giorno, giovani e adulti, 35 milioni quelli sui social. E con la pandemia, la quota è cresciuta di un milione solo nel 2020. Numeri significativi per inquadrare un fenomeno, che ha portato l’Istituto Superiore di Sanità e la comunità scientifica a dare rilievo a studi sulle nuove dipendenze tecnologiche per stilarne una lista esaustiva, con l’obiettivo di offrire un aiuto concreto tramite centri specializzati presenti sul territorio.
«Le forme più diffuse di dipendenza da web tra gli adolescenti ed i ventenni sono Internet e gaming disorder, l’unico disturbo ad aver una collocazione nel manuale di diagnostica, la dipendenza da social media che invece, in prevalenza coinvolge le ragazze e le donne tra i 35 e 45 anni. E ancora lo shopping compulsivo online, la dipendenza dalle relazioni virtuali, queste più diffuse tra le donne ed il sovraccarico cognitivo, cioè la necessità compulsiva di cercare informazioni su Internet, che riguarda di più gli uomini adulti» spiega la psicologa Adele Minutillo, del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS e responsabile del progetto Rete senza fili. Salute e Internet Addiction Disorder: tante connessioni possibili, da cui è nata la guida che ha mappato i 99 i centri che in Italia si occupano della dipendenza da internet, di cui 83 afferenti al Servizio sanitario nazionale e 16 al privato sociale.
I RISCHI
«Le social challenge sono lanciate sui social, in cui i giocatori devono svolgere una determinata azione, anche pericolosa, postarla e rilanciarla per renderla virale. Le app di morphing, consentono di modificare i lineamenti del corpo e del viso, sono molto usate dalle ragazze che poi viralizzano le foto. Infine il tristemente noto cyberbullismo, con fenomeni di violenza e minacce verbali» aggiunge Minutillo, che nell’ultimo anno per il Centro Dipendenze ha censito Asl e presidi privati, attivi nell’aiutare le vittime di queste forme di dipendenza tech. Centri a cui spesso sono i genitori a rivolgersi, inermi di fronte ad un problema domestico, silenzioso ma molto pericoloso, anche perché questi nuovi disturbi non sono facilmente riconoscibili. «Il tempo dedicato all’attività online, la preoccupazione eccessiva per ciò che si fa in rete, le bugie frequenti, l’isolamento dai coetanei», aggiunge la psicologa, questi sono i più frequenti campanelli d’allarme da prendere in considerazione, insieme all’abbandono dello studio, di attività sociali e amicali. «Non dico la totalità, ma la grandissima parte dei ragazzi e delle ragazze tra i 15 e 17 anni che si rivolgono a strutture specializzate hanno un problema in comune. I genitori lavorano fino a tardi e nel momento di convivialità, la sera a cena, si tiene accese la tv e si chatta sul telefono anziché conversare con i propri figli» spiega Claudio Leonardi, Presidente Società Italiana Patologie da Dipendenza (Sipad) «spesso questi ragazzi non riescono a staccarsi da quell’attività e se i genitori intervengono con imposizioni e punizioni, possono peggiorare, sviluppando, ansia, depressione, crisi di nervi. Meglio ascoltare e chiedere aiuto a specialisti e strutture».
I centri per la dipendenza dell’ISS hanno strutture in ogni regione, pronte ad offrire sia aiuto telefonico, ma soprattutto percorsi riabilitativi guidati da psicologi e psichiatri.